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lunedì 26 novembre 2012

Musica e parole dall'America Latina

Dietro sollecito da parte di una lettrice, dato che nel post precedente abbiamo parlato della canzone poesia di Nicolás Guillén, ne approfitto per citare altri poeti-cantanti latino americani che hanno spesso utilizzato la loro "voce" per denunciare le ingiustizie sociali.
Inizierò con Violeta Parra, figura di primissimo piano della Nueva Canción Chilena: il suo "Gracias a la vida"  fu reinterpretato da tanti grandissimi, come Joan Baez e Chavela Vargas (oltre che dagli italiani Banda Bassotti e Anna Oxa).
E cileno era pure Victor Jara, cantante e regista teatrale assassinato durante il golpe di Pinochet.
E visto che abbiamo citato Chavela Vargas, rendiamo omaggio anche a questa grande cantante messicana, recentemente scomparsa, che trattava nelle sue canzoni un altro tema "evergreen", quello delle pene d'amore, attraverso le strofe di Joaquin Sabina, uno dei cantanti spagnoli più popolari :

Dal "BOULEVARD DE LOS SUEÑOS ROTOS" ("IL VIALE DEI SOGNI INFRANTI")
Las amarguras, no son amargas,
cuando las canta, Chavela Vargas
y las escribe, un tal José Alfredo


Le amarezze, non sono amare
quando le canta Chavela Vargas
e le scrive un tale José Alfredo (*José Alfredo Jiménez, compositore messicano)


E se è vero che il legame tra musica e poesia ha radici antiche, denunciare ingiustizie e consolare cuori infranti è l'utilizzo più sublime che se ne possa fare.

domenica 25 novembre 2012

La muralla

In alcuni post precedenti, avevamo parlato di muri che vanno giù e di nuovi muri che si erigono. Ma non sempre innalzare un muro è una cosa negativa, a volte non c'è altro rimedio. E visto che la stupidità umana, oltre ad essere secondo Einstein una delle due cose infinite che ci sono (ma sull'infinità dell'altra, l'universo, Albert nutriva qualche dubbio), ci complica la vita, a chi non piacerebbe costruire la muraglia della celebre poesia-canzone di Nicolás Guillén?


Para hacer esta muralla,
tráiganme todas las manos:
Los negros, su manos negras,
los blancos, sus blancas manos.
Ay,
una muralla que vaya
desde la playa hasta el monte,
desde el monte hasta la playa, bien,
allá sobre el horizonte.
Per fare questa muraglia
che mi si portino tutte le mani:
I neri, le loro mani nere,
i bianchi, le loro mani bianche.
Si,
una muraglia che vada
dalla spiaggia fino al monte,
dal monte fino alla spiaggia, bene,
là sull'orizzonte.
—¡Tun, tun!
—¿Quién es?
—Una rosa y un clavel...
—¡Abre la muralla!
—¡Tun, tun!
—¿Quién es?
—El sable del coronel...
—¡Cierra la muralla!
—¡Tun, tun!
—¿Quién es?
—La paloma y el laurel...
—¡Abre la muralla!
—¡Tun, tun!
—¿Quién es?
—El alacrán y el ciempiés...
—¡Cierra la muralla!
Tun, tun!
Chi è?
Una rosa ed un garofano
Apri la muraglia!
Tun, tun!
Chi è?
La sciabola del colonnello...
Chiudi la muraglia!
Tun, tun!
Chi è?
La colomba e l'alloro..
Apri la muraglia!
Tun, tun!
Chi è?
Lo scorpione ed il millepiedi...
Chiudi la muraglia!!
Al corazón del amigo,
abre la muralla;
al veneno y al puñal,
cierra la muralla;
al mirto y la yerbabuena,
abre la muralla;
al diente de la serpiente,
cierra la muralla;
al ruiseñor en la flor,
abre la muralla...
Al cuore dell'amico
apri la muraglia;
al veleno ed al pugnale
chiudi la muraglia
al mirto e alla menta,
apri la muraglia;
al dente del serpente,
chiudi la muraglia;
all'usignolo sul fiore,
apri la muraglia..
Alcemos una muralla
juntando todas las manos;
los negros, sus manos negras,
los blancos, sus blancas manos.
Una muralla que vaya
desde la playa hasta el monte,
desde el monte hasta la playa, bien,
allá sobre el horizonte...
Innalziamo una muraglia
unendo tutte le mani;
I neri, le loro mani nere,
i bianchi, le loro mani bianche.
una muraglia che vada
dalla spiaggia fino al monte,
dal monte fino alla spiaggia, bene,
là sull'orizzonte.

Beh, che dire? E' una poesia ed una canzoncina che possono cantare sia un bambino che un anziano, nell'auspicio che prima o poi tutte le mani, senza distinzione di razza, si uniscano per erigere una muraglia che lasci fuori l'odio e la stupidità, il razzismo e l'inganno, con buona pace dei relativisti .

martedì 20 novembre 2012

Due sorelle scatenate

Riprendiamo il tema dell'eros per rendere omaggio al mestiere più antico, ossia quello della cortigiana, dell'escort o come dir si voglia.
Facciamolo, come al solito, guardando al passato ed ai classici... Ho scelto, per l'occasione, una commedia di Plauto, "Le Bacchidi".
Le Bacchidi sono, per l'appunto, due sorelle, simpatiche e piuttosto spregiudicate...In un susseguirsi di intrighi, riusciranno a sedurre e a perdere non solo gli aitanti giovanotti, ma anche i loro vecchi genitori.
Gli elementi classici della commedia ci sono tutti: il vecchio ricco e sciocco, il servo astuto, i giovani innamorati, il trionfo finale dell'amore.. 
 .......
 PISTOCLERO: Vbi ego capiam pro machaera turturem, [ubique imponat in manum alius mihi pro cestu cantharum] pro galea scaphium, pro insigni sit corolla plectilis, pro hasta talos, pro lorica malacum capiam pallium, ubi mihi pro equo lectus detur, scortum pro scuto accubet? apage a me, apage. 
BACCHIDE: Ah, nimium ferus es.  
PISTOCLERO: Mihi sum. 
BACCHIDE: Malacissandus es. equidem tibi do hanc operam. 
PISTOCLERO:  Ah, nimium pretiosa es operaria. 

PISTOCLERO:...dove invece di una spada troverei una tortura, [dove invece del cesto per il pugilato mi si metterebbe in mano un cantaro]dove un pitale mi servirebbe da elmo, una ghirlanda da cimiero, dove troverei dadi al posto dell'asta, al posto della corazza un morbido pallio, dove mi si darebbe un letto anziché un cavallo, dove al posto dello scudo ci sarebbe una meretrice al mio fianco....
BACCHIDE: Ah, sei troppo selvatico
PISTOCLERO: Lo sono per la mia salvezza
BACCHIDE: E' necessario ammansirti,,, Ti rendo i miei servigi
PISTOCLERO: Sono cari i tuoi servigi

 Beh, la prima riflessione è che anche gli aitanti giovanotti sono intimiditi dalle professioniste dell'amore... Ma andiamo avanti, vediamo come se la cavano le 2 sorelle con i genitori irati...

BACCHIDE: Senem illum tibi dedo ulteriorem, lepide ut lenitum reddas;  ego ad hunc iratum adgrediar, possumus nos hos intro inlicere huc.
SORELLA: Meum pensum ego lepide accurabo, quamquam odiost mortem amplexari. 
 
BACCHIDE: Quel vecchio più in là lo affido a te, affinchè lo renda mansueto; io mi incaricherò di questo bisbetico; vediamo se è possibile farli entrare in casa nostra.
SORELLA: Assolverò con cura il mio compito, ma quanto è brutto abbracciare la morte.

Possono fallire? Certo che no. La seconda riflessione è quindi che di fronte a delle belle fanciulle ben determinate, c'è ben poco da fare, soprattutto se si è già avanti con l'età e non ci sono più tante occasioni, con buona pace di Demostene e del suo celebre "Non pago così caro un rimorso". E la terza e conclusiva riflessione è che se proprio bisogna perdersi, è probabilmente meglio farlo tra le braccia delle sacerdotesse di Venere.


domenica 18 novembre 2012

Il ribelle gentiluomo

Navigando per il web, per caso ho visto che tra qualche giorno (il 20 novembre, per la precisione) è l'anniversario della morte di Buenaventura Durruti, figura centrale dell'anarchismo spagnolo ed europeo. Durruti morì in circostanze non del tutto chiare: fu ucciso a Madrid da una pallottola, ma non è certo che si trattasse di un attentato dei fascisti; alcuni ipotizzarono che si trattasse di una pallottola "comunista", frutto della contrapposizione che vedeva da un lato gli "stalinisti" e dall'altro "anarchici" e "trotskisti" e che lacerava il fronte repubblicano.
Il motivo per il quale ho deciso di inserire Durruti nelle biografie di questo blog è presto detto: al di là delle idee, che si possono condividere o meno, e del fascino che l'utopia dell'anarchia esercita, più o meno consapevolemente, su tutti (per quanto molti lo neghino, a tutti sarà sfuggito di dire, almeno una volta nella loro vita, "io sono anarchico" ), la vita di Durruti fu l'esempio di un impegno intrasigente per difendere i propri ideali senza per questo cadere nel baratro dell'odio. Non solo si può (e si dovrebbe) avere un'idea e lottare per essa senza per questo avere la "bava alla bocca" nei confronti di chi la pensa diversamente... sono anche convinto che l'odio ritardi l'affermazione di quell'idea.
Ma passiamo a Durruti, che si trovò a lottare per le sue idee in un periodo difficilisimo come quello della guerra civile spagnola.
Che Durruti fosse un ribelle per nascita non vi è ombra di dubbio:
Fin dai primi anni della mia vita, la prima cosa che conobbi fu la sofferenza. E se non potevo ribellarmi quando ero un bambino, fu solo perchè ero inconsapevole allora. Ma la tristezza dei miei nonni e dei miei genitori furono registati nella mia memoria proprio durante questi anni di inconsapevolezza.
......
Vedi perciò perchè continuerò a combattere fino a quando queste ingiustizie sociali esisteranno (traduzione personale di un testo preso da Wikipedia).
Ma proprio in quegli anni in cui l'odio la faceva da padrone, Durruti che, a scanso di equivoci, non era solo "uomo di penna" ma anche "uomo d'azione", non si lasciò trascinare da questo sentimento ottuso.
Racconta Jesús Arnal Pena, sacerdote cattolico che Durruti salvò dai miliziani che volevano fucilarlo in quanto tale (in quegli anni si fucilavano anche i preti che non avevano nulla a che spartire con il fascismo, anche se bisogna dire, in verità, che gran parte del clero spagnolo appoggiava (e appoggiò) in tutto e per tutto, il fascismo) e che poi divenne suo collaboratore:
"Una volta trascinarono davanti a noi un uomo che, ai suoi tempi, aveva detenuto a Saragozza una carica piuttosto importante. Preferirei non dirne il nome. Doveva essere fucilato. Durruti fece chiamare i suoi custodi e domandò loro: 'Come si è comportato quest’uomo nella sua proprietà? Come ha trattato i contadini?' La risposta fu: 'Non troppo male'.- 'Allora, che volete? Si deve farlo fuori solo perché, un tempo, è stato ricco? Questa è idiozia'. Mi consegnò l’uomo e disse: 'Bada che faccia il maestro nella scuola popolare del villaggio, e che lavori molto'." ( parte di un testo preso da Wikipedia).

sabato 10 novembre 2012

Σαπφώ

 A me pare uguale agli dèi
chi a te vicino così dolce
suono ascolta mentre tu parli
e ridi amorosamente. Subito a me
il cuore si agita nel petto
solo che appena ti veda, e la voce
si perde nella lingua inerte.
Un fuoco sottile affiora rapido alla pelle,
e ho buio negli occhi e il rombo
del sangue nelle orecchie.
E tutta in sudore e tremante
come erba patita scoloro:
e morte non pare lontana
a me rapita di mente.

Saffo Carme 31 
(traduzione di S.Quasimodo)
 
Concludiamo questa trilogia dedicata all'eros introducendo la poetessa più famosa dell'antichità, Saffo.
Come tutti saprete, Saffo nacque nell'isola di Lesbo, dove tornò dopo un periodo di esilio in Sicilia e dove si dedicò all'educazione di giovani fanciulle.
Alcune sue liriche alludono a rapporti omosessuali con le sue studentesse; non è possibile affermare se si trattasse di una descrizione di rapporti reali o se si trattasse di una sublimazione della sua poesia (i versi di Saffo sono infatti estremamente eleganti) ed, in fin dei conti, nemmeno interessa.
Saffo esalta l'amore e lo mette al di sopra di tutti i sentimenti.
E sia perchè la libertà di amare chi si vuole non dovrebbe più essere messa in discussione al giorno d'oggi sia perchè questo blog, con i suoi pochi pregi e con tutti i suoi difetti, è uno spazio libero, mi prendo la licenza di saltare dal canto di Saffo a canti più recenti come  la celebre canzone di Lucio Dalla "L'anno che verrà" che auspica un nuovo anno latore di grandi trasformazioni...
........
sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno,
ogni Cristo scenderà dalla croce
anche gli uccelli faranno ritorno.
.......

e nel quale, soprattutto...

si farà l'amore
ognuno come gli va...

E concludiamo, quindi, questo tema della libertà di amare con quello che ci dice un altro grande cantautore, Ivan Graziani.
La canzone si chiama "Limiti" e vi riporto, come al solito, alcune strofe:
.....
E vuoi sapere i tuoi limiti
è che ha troppi battiti
quel tuo stupido cuore
sempre a caccia d'amore
sai non è per offenderti
ma non puoi più difenderti
da una cosa normale
come quella di amare.
.....

Hei! Attilio che fai?
che sia così per sempre non vuoi
vai, corri da lei
o da lui se preferisci va
ma fallo...
...

Alla prossima.

P.S.: Eh si, Attilio, corri da chi ti pare però corri... perchè il tempo vola.