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sabato 21 dicembre 2013

Orazio ed il seccatore

Fate mente locale... Vi sarà capitato, almeno una volta, di essere stati prima catturati da uno scocciatore professionista e poi sfiniti dalle sue chiacchiere.
Lo scocciatore professionista è un animale predatore che sceglie con cura la sua vittima...Di solito privilegia gli autobus, le file, e comunque quei posti nei quali la vittima designata non ha via di fuga.
E come sceglie le sue vittime? Chi è famoso ha ovviamente più probabilità di essere importunato, ma anche i “comuni mortali” corrono i loro rischi, essendo prede molto più facili. Cosa sia di preciso che faccia scattare la molla non lo posso dire con sicurezza, a volte può essere la timidezza che traspare dai nostri modi, altre l'emotività che si legge nel nostro modo di esprimerci, certo è che a me ogni tanto capita di dovermi sorbire certe litanie sull'autobus oppure alla fermata....
Comunque il vero scocciatore professionista prima “sente” la preda e poi balza senza esitazione.

Godiamoci qualche stralcio di questa divertentissima satira di Orazio:

Ibam forte via Sacra, sicut meus est mos, nescio quid meditans nugarum, totus in illis: accurrit quidam notus mihi nomine tantum arreptaque manu 'quid agis, dulcissime rerum?' 'suaviter, ut nunc est,' inquam 'et cupio omnia quae vis.'

Me ne andavo per caso sulla via Sacra, come è mio costume, meditando non so quali sciocchezze, completamente assorto in esse: mi corse incontro un tale noto a me solo di nome e afferratami la mano “Come va, o dolcissima tra le cose?”
Benissimo, fino ad ora”, risposi “e ti auguro tutte le cose che desideri”.

Orazio, che è scaltro, fiutato il vento cerca di sganciarsi ma lo scocciatore è tenace e perspicace...
ut illi nil respondebam, 'misere cupis' inquit 'abire: iamdudum video; sed nil agis: usque tenebo; persequar hinc quo nunc iter est tibi.' 'nil opus est te circumagi: quendam volo visere non tibi notum; trans Tiberim longe cubat is prope Caesaris hortos.' 'nil habeo quod agam et non sum piger: usque sequar te.'

Poichè non gli rispondevo, “brami inutilmente di andartene” disse “ me ne sono accorto da un pezzo ma ti sforzi per nulla: ti starò sempre dietro: ti seguirò da qui fino a dove sei diretto..”
Non è il caso che tu faccia un giro così grande: voglio far visita a qualcuno che non conosci; giace malato lontano oltre il Tevere, vicino agli orti di Cesare.”
Non ho niente da fare e non sono pigro: perciò ti seguirò”.

Una volta lanciatosi, lo scocciatore professionista è inarrestabile... E non è nemmeno vero che non ha nulla da fare.

...
ventum erat ad Vestae, quarta iam parte diei praeterita, et casu tum respondere vadato debebat, quod ni fecisset, perdere litem. 'si me amas,' inquit 'paulum hic ades.' 'inteream, si aut valeo stare aut novi civilia iura; et propero quo scis.' 'dubius sum, quid faciam', inquit, 'tene relinquam an rem.' 'me, sodes.' 'non faciam' ille, et praecedere coepit; ego, ut contendere durum cum victore, sequor.


Si era giunti al tempio di Vesta, trascorsa ormai la quarta parte del giorno, e avendo offerto garanzia doveva allora presentarsi in giudizio, perchè se non l'avesse fatto avrebbe perduto la causa.
Se mi vuoi bene”, disse “devi aiutarmi un po' qui.”
Mi prendesse un colpo se sono in grado di assisterti o se conosco il diritto civile; inoltre ho fretta di andare dove sai.”
Sono in dubbio su cosa fare” disse “ Se lasciare te o la causa”.
Me, per favore”
Non lo farò” rispose e iniziò a precedermi; ed io, poiché è difficile lottare con il vincitore, lo seguivo.

E così ,strada facendo, lo scocciatore svela la sua ambizione, quella di entrare nella corte di Mecenate. Orazio è alle strette, cerca di svincolarsi e vede un suo amico: spera a questo punto che l'amico lo liberi dall'importuno ma l'amico, che è un burlone e conosce bene lo scocciatore, se ne guarda bene e lascia il povero Orazio con il suo tormentatore e con un palmo di naso.
Sembrerebbe finita, ma ecco intervenire il “deus ex machina”

casu venit obvius illi adversarius et 'quo tu, turpissime?' magna inclamat voce, et 'licet antestari?' ego vero oppono auriculam. rapit in ius; clamor utrimque, undique concursus. sic me servavit Apollo.
Per caso gli viene incontro il suo avversario nella causa ed esclama a gran voce: “Dove vai, scellerato?” e “Posso prenderti a testimone”. Io, senza esitare, porgo l'orecchio. Lo trascina in giudizio; confusione da entrambe le parti, accorrere da ogni dove. Così mi salvò Apollo.

SOPPORTARE PAZIENTEMENTE LE PERSONE MOLESTE  (Le opere di Misericordia Spirituale).

sabato 14 dicembre 2013

E tu, che lingua parli?

Studiare le lingue è divertente e ci aiuta ad essere un po' più “open-minded”, lo sappiamo.
Imparare nuovi vocaboli e modi di dire modifica la nostra percezione del mondo ed il nostro modo di vivere la vita.
Ho voglia, oggi, di accennare all'ipotesi di Sapir-Whorf , perchè, valida o meno, è comunque sicuramente affascinante.
Secondo questa teoria, la nostra struttura linguistica non è solo il risultato delle nostre esperienze, ma assume un ruolo attivo nella determinazione dei nostri comportamenti: in soldoni, la nostra conoscenza linguistica influenza il nostro modo di pensare.
Worf, in particolare, studiò in modo dettagliato le differenze tra l'inglese e la lingua hopi (appartiene alla famiglia delle lingue uto-atzeche) e richiamò l'attenzione sul fatto che mentre lo standard linguistico europeo tende a rappresentare il tempo come una sequenza di distinte e numerabili unità, la lingua hopli e quelle dei nativi americani sono invece orientate al processo e quindi non prevedono le unità di misura del tempo, con conseguente influenza sulle loro abitudini.
Beh, come al solito le critiche non mancarono, tuttavia bisogna ammettere che è una tesi suggestiva... Magari ci fosse una lingua che potesse influenzare in modo positivo i nostri pensieri ed i nostri comportamenti!!! Già, bisognerebbe renderne subito lo studio obbligatorio.

sabato 7 dicembre 2013

La mucca sacra

E' ora di dedicare un po' di spazio anche all'arte della fotografia.
Se “Blow up”, di Michelangelo Antonioni (1966), è il primo film che mi viene subito in mente quando parliamo di fotografia, impossibile non associare immediatamente alla fotografia Andy Warhol, il padre della “pop art”.
E se le foto di Marylin Monroe, Mao Tse Tung e gli altri personaggi famosi da lui immortalati sono universalmente note, bisogna dire che Warhol non solo fotografava qualunque cosa ma che era anche un artista a tutto campo.
Prendendo spunto dal titolo del post odierno, sapevate che la copertina dell'album “Atom Heart Mother”, dei Pink Floyd, fu ispirata dalla carta da parati con le mucche di Andy Warhol?
Già, la mucca, simbolo universale di serenità, abbondanza e fertilità nonchè oggetto di venerazione in India, è qualcosa di cui non si può proprio fare a meno come ci ricorda la pubblicità.
E non ne fanno a meno nemmeno gli strateghi del Marketing, altra parola magica degli ultimi 30 anni, che viene inserita praticamente in ogni discorso di lavoro e pagina di ricerca di personale e alla quale vengono intitolati ogni anno una molteplicità di corsi di formazione.
Esatto, chi ha fatto qualcuno di questi corsi ha indovinato: stiamo per introdurre la BCG Matrix, detta anche Growth–Share Matrix o Matrice di Boston.
La BCG Matrix è per l'appunto un grafico a quadranti creato dal Boston Consulting Group, da utilizzare per le strategie di Marketing: portfolio analysis, product management, ecc.
Come potete vedere, ci sono 4 quadranti ove posizionare i prodotti (o meglio, “business unit”) a seconda della quota di mercato relativa e del tasso di crescita.

I quattro quadranti sono così denominati:
Cash cows: che vogliamo tradurlo come "mucche da mungere" o "galline dalle uova d'oro" poco cambia: i prodotti posizionati in questo quadrante si trovano in una situazione nella quale l'azienda ha un'alta quota di mercato e il settore cresce lentamente, generando così molto denaro da investire altrove.
Dogs: la traduzione letterale può prestarsi ad equivoci, in questo caso si sta parlando di prodotti in declino, perchè l'azienda ha una quota di mercato bassa ed il settore ha una crescita molto bassa: fino a quando generano qualche profitto potrebbero essere mantenuti, poi questi prodotti verranno gioco forza abbandonati.
Question marks: ossia, cosa farò da grande? L'azienda ha una quota di mercato bassa in un settore in espansione: questi prodotti potrebbero diventare stars e poi cash cows oppure dogs e quindi bisogna studiare bene il da farsi.
Stars: in questo caso l'azienda ha un'alta quota di mercato in un settore in espansione e quindi questi prodotti hanno bisogno di finanziamenti.

Come avrete intuito, la speranza è che un prodotto divenga "Cash Cow"  e quindi, anche in questo caso, la Mucca è oggetto di grande aprezzamento.




mercoledì 4 dicembre 2013

Una notte a l'Opéra

Parliamo oggi di "architettura" e più precisamente di Palazzo Garnier, meglio conosciuto come l'Opéra de Paris.
Voluto da Napoleone III, fu costruito tra il 1861 ed il 1875 ed è la più grande Opera House del mondo, con i suoi 17 piani e le sue oltre 2500 porte.
Ok, giù la maschera...anzi, è più appropriato dire “su la maschera” perché il libro di cui parleremo è appunto “Le Fantôme de l'Opéra” ("il fantasma dell'Opera") .
In effetti, probabilmente l'Opéra non avrebbe lo stesso fascino senza il fantasma ed i passaggi segreti, i cunicoli e la casa sul lago, il palco N°5 e tutti i misteri creati dalla penna di Gaston Leroux (1910).
Favola gotica che racconta l'impossibile storia d'amore di Erik, uomo senza volto ma con un incredibile talento per la musica, per la bella Christine Daaé, la giovane cantante lirica presa in principio da Erik sotto la sua guida, riprendendo quindi un tema ben collaudato, non manca, comunque, di sottile ironia sul mondo dello spettacolo.
E se Erik muore, Christine e Raoul fanno comunque perdere le loro tracce e così della bella cantante e dell'elegante conte di Chagny non si saprà più nulla e perciò la storia non ha una vero finale.
Del resto, “Il fantasma dell'Opéra” ha ispirato musical, balletti e film e fa parte a tutti gli effetti di quella schiera di quei personaggi fantastici destinati ad abitare per sempre a Parigi.
Alla prossima. 



sabato 30 novembre 2013

Chi va piano..

Prenderò spunto, oggi, dalla favola di Luis Sepúlveda Storia di una lumaca che scoprì l'importanza della lentezza”.
Non vi racconterò la storia: è un racconto scritto con il solito stile semplice e affascinante, in fin dei conti sono meno di 100 paginette, quindi perché privarvi del piacere di leggerlo tutto d'un fiato e rilassarvi un po'?
La velocità è sempre stata uno dei nostri miti e anche uno dei nostri incubi: e chi se lo scorda il temutissimo “Chi arriva ultimo è …..(fate voi, l'ultima parola cambiava a seconda della raffinatezza del gruppo!) che veniva subdolamente gridato quando si era già in posizione di netto vantaggio nelle nostre tante corse da ragazzini!
E così, da adulti, abbiamo consolidato questo mito della velocità e motociclisti e piloti di formula uno sono entrati a pieno titolo nella galleria dei nostri eroi, assieme ai centometristi ed ai campioni del nuoto.
Ma siamo sicuri che la velocità sia il bene assoluto e che la lentezza il male da sconfiggere a tutti i costi?
Nutro qualche dubbio in proposito...Come sapete, la misura della velocità (o della lentezza) è il tempo che ci si impiega a fare qualcosa e di cose fatte in poco tempo ma in modo pedestre ne vedo tante ogni giorno e in tutti i campi.
E se essere veloci è “cool”, ecco che anche le conversazioni diventano spesso vuote o insensate, perché riflettere richiede tempo e pazienza e quindi è meglio far ricorso a frasi fatte e luoghi comuni che ci consentano di parlare senza pensare...Già, l'importante è parlare tanto, rapido e senza pause!
E allora come ne usciamo? Cerchiamo, come al solito, tra i classici e rispolveriamo una delle favole di Esopo più note, "La tartaruga e la lepre".


La tartaruga e la lepre (Esopo)

La tartaruga e la lepre litigavano tra loro. E avendo stabilito con precisione giorno e luogo (per la gara) si separarono. E dunque la lepre avendo trascurato la corsa, a causa della sua naturale velocità, essendosi sdraiata si addormentò lungo il cammino. La tartaruga, invece, consapevole della sua grandissima lentezza, non smise di correre e avendo superato la lepre addormentata ottenne la palma della vittoria. Il racconto dimostra che spesso l'impegno vince le doti naturali.


E se la lepre presuntuosa è quindi costretta ad assaporare l'amaro calice della sconfitta, non va meglio ad Achille, che oltre ad essere quasi invulnerabile era anche imbattibile nella corsa, condannato tuttavia a non raggiungere mai la tartaruga nel famoso "paradosso di Zenone".
In conclusione, parafrasando il “it can't rain all the time” (“non può piovere per sempre”) del film, ormai un cult,  “Il corvo” di Alex Proyas (1994) , possiamo dire senza timore di smentita: “non si può correre per sempre”.

sabato 16 novembre 2013

Storytelling - Il Blog ai tempi della pietra

Siamo nel 1940, a Montignac, nel sud-ovest della Francia.
Un gruppo di studenti francesi, passeggiando, scopre niente di meno che.... una grotta del Paleolitico, la “grotta di Lascaux”.
Che cosa ha questa grotta di speciale? E' sicuramente una delle più importanti dal punto di vista artistico, per numero e qualità delle decorazioni.
Ma lasciamo agli esperti le disquisizioni sull'estetica... Vorrei riportare, invece, l'attenzione su qualcosa che tutti noi abbiamo sempre saputo: l'uomo, sin dalla Preistoria, ha avuto bisogno di raccontare.
Non a caso, nelle caverne venivano rappresentate scene di vita quotidiana, legate per lo più alla caccia e alla lotta per la sopravvivenza....Un vero e proprio diario, insomma.
E quando il linguaggio raggiunse un sufficiente livello di complessità e arrivò la scrittura, le immagini, pur conservando tutta la loro importanza narrativa (pensate alle icone!), lasciarono il posto alle parole e subentrarono altri mezzi per raccontare gli avvenimenti in forma duratura, dal diario personale, con la copertina rigida e la rilegatura, su cui scrivere prima di andare a letto e poi chiudere nel cassetto, fino ad arrivare ai giornali, i nuovi “diari” che raccontano i fatti di interesse pubblico, giorno per giorno.
Torniamo, quindi, ai nostri giorni...La tecnologia ci ha messo a disposizione strumenti molto potenti ed oggi siamo in grado non solo di tenere il nostro diario personale, ma anche di condividerlo facilmente con tutti gli interessati.
Progresso tecnologico e libertà non vanno però di pari passo...Scrivere sul diario di questo secolo, il Blog, non è consentito ovunque. Se il XX è stato il secolo in cui le dittature hanno compreso l'importanza di mettere le mani sui mass media per fabbricare il consenso, le nuove opportunità che i social network oggi offrono per farsi conoscere e diffondere i propri pensieri rendono più complicato il controllo sulla circolazione delle idee, buone o cattive che siano. In alcune parti del mondo le misure prese per arginare il fenomeno sono state drastiche, altrove si pensa all'adozione di misure più soft per evitare possibili abusi, con il rischio però di produrre solo l'effetto di complicare e scoraggiare l'accesso a tali opportunità di moltissime persone.
Si tornerà a tenere il diario nel cassetto?

Grotta di Lascaux

mercoledì 13 novembre 2013

La formica e la conchiglia

Terminiamo oggi, come promesso, la storia di Dedalo e Minosse.

 
















Minosse inseguì Dedalo e, setacciando ogni regione, mostrava una conchiglia e proclamava che avrebbe dato una grande ricompensa a chi faceva passare un filo di lino attraverso la conchiglia, pensando così di scoprire Dedalo; essendo giunto a Camico, in Sicilia, alla corte di Cocalo, presso il quale Dedalo si nascondeva, mostrò la conchiglia; Cocalo, prendendola, affermò che ci avrebbe fatto passare il filo e la diede a Dedalo.
Questi, avendo legato il filo ad una formica e avendo perforato la conchiglia riuscì a farcelo passare attraverso. Minosse vedendo che il filo di lino era passato capì che Dedalo si trovava presso di Cocalo e chiese che gli venisse consegnato subito.
Cocalo, promettendo di consegnarglielo, lo invitò a fare un bagno; Minosse, mentre veniva lavato dalle figlie di Cocalo, venne ucciso; secondo quanto dicono alcuni, gli fu versata addosso dell'acqua bollente.


Alla fine, quindi, l'equilibrio "cosmico"  viene ricostituito: Minosse paga il prezzo della sua crudeltà.


sabato 9 novembre 2013

Learning to fly

Sarà perchè poco tempo fa mi hanno regalato un libro sul tema, comunque questa volta ho voglia di raccontare la seconda parte delle avventure di Dedalo (la prima, la trovate qui : Il filo di Arianna ): architetto, ingegnere, artigiano o, più semplicemente, padre.

Postquam Theseus Minotaurum interfecit, Daedalus Atheniensis a Minoe rege in labyrintho cum filio Icaro coniectus est, quia civi auxilium non negaverat. Sic artifex operis sui muris a patria arcebatur neque insulam Cretam longumque exilium usquam tolerabat : "Tenet Minos terras, -inquit- tenet etiam pelagus altum. At coelum liberum patet: nos per coelum e carcere effugiemus". Dixit et novae arti se dedit: postquam pennas in ordine posuit, tum medias lino, imas ceris alligat atque parvo curvamine flectit. Filium deinde monuit: “Medio caelo curre, Icare, quia pennae infra maris unda gravari, supra solis igni arduri possunt; dum filio praecepta tradit umerisque alas accomodat, lacrimis maduere senis genae, tremuere patris manus. Dedit oscula nato et uterque pennis volavit in altum. Et iam laeva parte Samos insula erat, sacra Iunoni, dextra Lebinthos , cum puer ducem deseruit caelique cupidine nimis altum egit iter: rapidus sol odoratas ceras, pennarum vincula, mollivit: ergo, ut primum tabuerunt cerae, puer in mare praecipitavit.

Dopo che Teseo ebbe ucciso il Minotauro, Dedalo l'Ateniese fu imprigionato con il figlio Icaro nel labirinto dal re Minosse, poiché non aveva negato aiuto al suo concittadino. Così l'artigiano era amareggiato dalla privazione della patria attraverso i muri della sua opera e non sopportava più l'isola di Creta né il lungo esilio:
“Minosse è il padrone della terra- disse- e domina anche il mare profondo. Ma il cielo si estende libero: noi fuggiremo dalla prigione attraverso il cielo.”.
Così disse e si dedicò ad una nuova arte: dopo che ebbe disposto le penne in ordine, allora legò quelle centrali con il lino, quelle più basse con la cera e le piegò con una lieve curvatura.
Poi ammonì il figlio: "Vola nel mezzo del cielo, o Icaro, poiché, sotto, le penne possono essere indebolite dall'onda del mare e , sopra, possono essere bruciate dai raggi del sole"; mentre trasmetteva i precetti al figlio e gli sistemava le ali sulle spalle, le anziane gote venivano bagnate dalle lacrime, la mano paterna tremava. Diede dei baci al figlio ed entrambi volarono in alto con le ali di penne.
E già c'era sul lato sinistro l'isola di Samo, sacra a Giunone, e sul lato destro quella di Lebinto, quando il ragazzo abbandonò la sua guida e per brama di cielo intraprese un itinerario troppo alto; rapido il sole, la cera profumata, collante delle penne, rese molle; così, appena la cera si sciolse, il ragazzo precipitò in mare.
 Già, il cielo è la via di fuga per eccellenza, normale che Dedalo ci abbia pensato. Vedremo però, la prossima volta, che Minosse non molla facilmente.


venerdì 1 novembre 2013

Cats - Gatti

C'è sempre stato un gatto nella mia casa e poiché so che tra i miei followers ci sono molti amanti degli amici felini, è il momento di un tributo ai nostri coinquilini.
Del resto, i gatti sono sempre presenti: nella storia, nella letteratura, nell'arte, nella musica, nel cinema, nel teatro... quindi non saranno certo fuori posto in questo blog.
E se “Felix the Cat” fu la prima superstar negli anni del cinema muto, come dimenticare “il Gatto con gli stivali” e “gli Aristogatti”? Certo, non sempre sono tutte rose e fiori...Silvestro e Tom, nei rispettivi cartoon, le prendono spesso ma, in fin dei conti, l'importante è esserci!
E, in quel connubio di musica e teatro (o di musica e cinema) che è il musical, come non tirar fuori dall'album dei ricordi “Cats” (di Andrew Lloyd Webber, su testi di Thomas Stearns Eliot) , primo spettacolo del genere della mia prima volta a Londra (quindi, oltre un ventennio fa!!!) e come resistere alla tentazione di riportare le parole di “Memory” ( Memory )?
Beh, infatti non ho intenzione di resistere..

Memory, turn your face to the moonlight
Let your memory lead you
Open up, enter in
If you find there the meaning of what happiness is
Then a new life will begin

Memory, all alone in the moonlight
I can smile at the old days
I was beautiful then
I remember the time I knew what happiness was
Let the memory live again

Burnt out ends of smokey days
The stale cold smell of morning
The streetlamp dies, another night is over
Another day is dawning

Daylight, I must wait for the sunrise
I must think of a new life
And I mustn't give in
When the dawn comes tonight will be a memory too
And a new day will begin

Sunlight, through the trees in the summer
Endless masquerading
Like a flower as the dawn is breaking
The memory is fading

Touch me, it's so easy to leave me
All alone with the memory
Of my days in the sun
If you touch me you'll understand what happiness is
Look, a new day has begun
Ricordi, rivolgete il volto al chiaror della luna
lasciate che i ricordi vi guidino
Aprite, accomodatevi
Se trovate lì il significato di cos'è la felicità
Allora una nuova vita inizierà

Ricordi,tutta sola al chiarore della luna
posso sorridere ai giorni andati
ero bella allora
Rammento i tempi quando sapevo che cos'era la felicità
Lasciate che i ricordi vivano di nuovo

Finisce bruciato di giorni anneriti dal fumo
l'odore stantio freddo del mattino
un altro lampione muore, un'altra notte è finita
un altro giorno sta nascendo

La luce del giorno, devo attendere il sorgere del sole
devo pensare ad una nuova vita
e non devo arrendermi mai
con l'arrivo dell'alba anche stanotte sarà solo un ricordo
ed un nuovo giorno inizierà.

La luce del sole, tra gli alberi in estate
infinita finzione
come un fiore appena l'alba sta irrompendo
i ricordi stanno svanendo

Toccami, è così facile lasciarmi
tutta sola con i ricordi
dei miei giorni nel sole
se mi tocchi capirai cos'è la felicità
Guarda, un nuovo giorno è iniziato

sabato 26 ottobre 2013

Il mago di Oz

Considerando che ho voglia di un po' di relax e visto che recentemente abbiamo parlato di Alice e delle sue avventure nel Paese delle Meraviglie, raccontiamo oggi il viaggio di Dorothy nel fantastico mondo di Oz (“The Wonderful Wizard of Oz”, ossia “Il meraviglioso mago di Oz”, di L.Frank Baum), poiché ho sempre considerato queste due favole strettamente legate fra loro.
Dorothy è una bambina che vive in Kansas e che viene trasportata, con il suo cane Toto, da un ciclone, in un mondo bello ed insolito.
Naturalmente si mette in cammino per tornare a casa e strada facendo incontra degli originali ed indimenticabili compagni di viaggio.
Il primo è lo Spaventapasseri : vediamo cosa si dicono parlando proprio di CASA:

The Scarecrow listened carefully, and said, "I cannot understand why you should wish to leave this beautiful country and go back to the dry, gray place you call Kansas."
"That is because you have no brains" answered the girl. "No matter how dreary and gray our homes are, we people of flesh and blood would rather live there than in any other country, be it ever so beautiful. There is no place like home."
The Scarecrow sighed.
"Of course I cannot understand it," he said. "If your heads were stuffed with straw, like mine, you would probably all live in the beautiful places, and then Kansas would have no people at all. It is fortunate for Kansas that you have brains."

Lo Spaventapasseri ascoltò attentamente e disse: “Io non riesco a capire perché tu desideri lasciare questo bellissimo paese e tornare a quell'arido, grigio posto che chiami Kansas”.
Questo è perché tu non hai cervello” rispose la bambina. “Non importa quanto aride e grigie siano le nostre case, noi persone di carne e sangue preferiamo vivere lì piuttosto che in altri posti, per quanto possano essere belli. Non c'è un altro posto come la propria casa.
Lo Spaventapasseri singhiozzò:
Certo, io non posso comprenderlo”, disse, “se la vostre teste fossero imbottite di paglia, come la mia, probabilmente tutti voi vivreste nei posti belli e allora il Kansas non avrebbe più abitanti. E' una vera fortuna per il Kansas che voi abbiate cervello”.

Già, davvero una bella riflessione, nella sua semplicità, sul tema sempre caldo dell'immigrazione..Ma andiamo avanti, perché Dorothy incontra, subito dopo, altri due amici: “Il Taglialegna di latta” ed “il Leone codardo”.
Tutti insieme si mettono in marcia verso la città di Smeraldo, perché tutti hanno qualcosa da chiedere al “potente” Mago di Oz:

  • Dorothy vuole, naturalmente, tornare a casa
  • Lo Spaventapasseri vuole avere un cervello
  • Il Taglialegna di latta vuole invece avere un cuore
  • Il Leone Codardo vuole avere coraggio

L'unico che non chiede nulla per sé è Toto, il cane, perché per lui un posto vale l'altro ed è felice se è felice la sua padrona.
Ma poiché nel loro cammino devono far fronte a molti pericoli, pian piano emerge che lo Spaventapasseri ha la prontezza di calcolo e la capacità di decisione di un vero leader, il Taglialegna ha la sensibilità del poeta più delicato, il Leone Codardo ha l'abnegazione e lo spirito di sacrificio di un eroe quando si tratta di proteggere i suoi amici...E Dorothy? Beh, in realtà, Dorothy il Kansas non l'ha mai lasciato...Quindi in sostanza, tutti hanno già dentro di sé quello che vorrebbero ed è una fortuna, perché il “grande e terribile” mago di Oz è in realtà un impostore, senza alcun potere magico.
Però, ad essere onesti, è vero che è un pessimo mago ma è anche un brav'uomo e siccome sa che noi umani abbiamo bisogno di vedere e di toccare per essere convinti, regala un “cervello” allo Spaventapasseri, un “cuore” al Taglialegna di latta e una bevanda che infonde coraggio al Leone Codardo.
E concludiamo, per oggi, con questo stralcio di dialogo tra lo Spaventapasseri e il Taglialegna di latta, che ci ripropone l'eterna questione tra ragione e sentimento:

"Why didn't you walk around the hole?" asked the Tin Woodman.
"I don't know enough," replied the Scarecrow cheerfully. "My head is stuffed with straw, you know, and that is why I am going to Oz to ask him for some brains."
"Oh, I see," said the Tin Woodman. "But, after all, brains are not the best things in the world."
"Have you any?" inquired the Scarecrow.
"No, my head is quite empty," answered the Woodman. "But once I had brains, and a heart also; so, having tried them both, I should much rather have a heart."

Perché non hai girato intorno alla buca?” chiese il Taglialegna di latta
Non ne so abbastanza”, rispose lo Spaventapasseri allegramente, “La mia testa è riempita di paglia, sai, ed è per questo che sto andando ad Oz per chiedere un cervello.”
Capisco”, disse il Taglialegna di latta. “Ma, dopotutto, il cervello non è la cosa migliore del mondo.”
Tu ne hai uno?” domandò lo Spaventapasseri.
No, la mia testa è completamente vuota”, rispose il Taglialegna di latta. “Ma una volta avevo un cervello ed anche un cuore; così, avendoli provati entrambi, preferirei di gran lunga avere un cuore”.


The Wonderful Wizard of Oz

mercoledì 16 ottobre 2013

L'uovo del serpente

Visto che da tempo non parliamo di cinema, ne approfittiamo per includere nella nostra galleria un altro dei grandi maestri di sempre, Ingmar Bergman.
Tirerò fuori dalla mia videoteca un film non molto amato dalla critica, "The Serpent's Egg" (“L'uovo del serpente”); il titolo si rifa' ad uno dei discorsi di Bruto (nella tragedia “Giulio Cesare” di Shakespeare che, come detto tempo addietro', è la mia preferita):

And since the quarrel
Will bear no color for the thing he is,
Fashion it thus: that what he is, augmented,
Would run to these and these extremities;
And therefore think him as a serpent's egg,
Which, hatch'd, would as his kind grow mischievous,
And kill him in the shell.

E poichè l'accusa non si reggerebbe in piedi per quello che lui è (adesso), mettila così: quello che lui è, aumentato, raggiungerebbe tali e tali estremità; e perciò pensa a lui come all'uovo del serpente che, covato, per sua natura crescerebbe letale, e uccidilo nel guscio.

Nel titolo c'è quindi un parallelo tra il tentativo di salvare la Repubblica di Roma dalla dittatura di Cesare e quello di salvare la Germania dall'avvento del nazismo.
Siamo infatti nella Germania uscita sconfitta e umiliata nella prima guerra mondiale, oppressa da un tasso d'inflazione elevatissimo (il marco, in quei giorni, non valeva praticamente nulla!!!!) e che inizia a sperimentare le prime aggressioni a sfondo razziale. Abel, un trapezista, dopo il misterioso suicidio del fratello viene coinvolto, in quanto sospettato, nelle indagini della polizia. Alla fine scoprirà che il fratello era uno degli assistenti di Vergérus , un personaggio ambiguo che faceva esperimenti sugli esseri umani con una droga che li conduceva alla pazzia e alla morte.
Una volta scoperto, Vergérus prima di suicidarsi spiega il suo movente e la sua teoria: dice che le sue ricerche saranno riprese da altri, che l'uomo è un'imperfezione della natura e, come tale, va sacrificato in favore dell'utilità. Vergérus azzecca perfino la previsione del fallimento del tentativo di colpo di Stato di Hitler, ma preannuncia l'imminente avvento di una nuova era .
A mio modesto parere, “L'uovo del serpente”, nonostante la critica avversa, è comunque un film interessante, un “prequel” (30 anni dopo), con uno stile narrativo diverso, del capolavoro di RosselliniGermania anno zero”.

Questo è il testo introduttivo di “Germania anno zero”:

Quando le ideologie si discostano dalle leggi eterne della morale e della pietà cristiana, che sono alla base della vita degli uomini, finiscono per diventare criminale follia. Persino la prudenza dell'infanzia ne viene contaminata e trascinata da un orrendo delitto ad un altro non meno grave, nel quale, con la ingenuità propria dell'innocenza, crede di trovare una liberazione dalla colpa.

domenica 13 ottobre 2013

Il pittore del popolo

Facciamo un break e, visto che negli ultimi tempi sto seguendo la quinta stagione della serie della TV spagnola  Aguila roja  ("Aquila rossa"), approfittiamone per rendere omaggio a uno dei più grandi pittori di questo paese.
Tra i personaggi secondari di questa serie televisiva c'é, infatti, un bambino che si distingue dagli altri per il suo straordinario talento nel disegnare: il suo nome é Murillo.
Romanzo a parte, Murillo fu effettivamente l'ultimo dei grandi pittori dell'epoca aurea ed un anticipatore del Rococò.
E, se é vero che gran parte della sua notorietà é legata ai suoi lavori su temi religiosi, Murillo é anche considerato "el pintor del pueblo" ("il pittore del popolo") e "el pintor de niños" ("il pittore dei bambini"), avendo dedicato una buona parte della sua sensibilità a ritrarre i personaggi più umili e scene di vita quotidiana di quegli anni.
Donne del popolo, ragazzi di strada e mendicanti trovano infatti il loro spazio nella grande produzione di questo artista che riesce, nonostante gli stracci e la miseria, a far trasparire dagli sguardi dei suoi personaggi serenità e ottimismo.

Murillo- Venditrici di frutta
Murillo-Mendicanti che mangiano  uva e melone

sabato 12 ottobre 2013

Il mondo di Alice

Se avete indovinato non vale....Stavolta era troppo facile!
Proprio così, oggi parleremo dell'intrigante "Alice's Adventures in Wonderland" , ossia "Alice nel paese delle meraviglie", del reverendo Charles Lutwidge Dodgson, in arte Lewis Carroll.
Narra la leggenda che il racconto fu concepito durante una gita in barca (e se è davvero così, siano benedette le gite in barca!) anche se poi, prima di arrivare alla versione finale, passò del tempo e furono aggiunti altri episodi e altri personaggi.
Ed i personaggi di "Alice nel paese delle meraviglie" sono di quelli destinati a restare nei nostri ricordi, perchè anche chi non ha letto il libro avrà sicuramente visto il cortometraggio:  il "coniglio bianco", che va sempre di fretta, il "cappellaio matto",  "la duchessa" (anche lei abbastanza stramba, in verità), la "regina di cuori", che vuole tagliare la testa a tutti, il "bruco" che fuma la pipa ed il "gatto del Cheshire" che è capace di materializzarsi e smaterializzarsi a piacimento.
Ma vediamo quali sono gli insegnamenti (o, se preferite, le riflessioni) contenuti in questa favola.
Cominciamo dalla crescita... Alice scopre che sia essere grandi che essere piccoli ha la sua buona parte di problemi (un po' come Gulliver) e che comunque, a meno che non ci si trovi in Wonderland, dove tutto è possibile, bisogna attendere e accettare i cambiamenti.

“I can't go back to yesterday because I was a different person then.”  
Non posso ritornare a ieri perchè allora ero una persona diversa

E chi, in determinati momenti, non si  è sentito a disagio con l'ambiente che lo circonda e non ha avuto la sensazione di trovarsi nel mezzo di una follia collettiva?

“But I don’t want to go among mad people," Alice remarked.
"Oh, you can’t help that," said the Cat: "we’re all mad here. I’m mad. You’re mad."
"How do you know I’m mad?" said Alice.
"You must be," said the Cat, or you wouldn’t have come here.” 

-Ma io non voglio andare in mezzo ai matti- osservò Alice.
-Oh, non puoi evitarlo,-disse il Gatto-siamo tutti matti qui. Io sono matto. Tu sei matta.-
-Come sai che io sono matta?- chiese Alice
-Devi esserlo,-rispose il Gatto-altrimenti non saresti venuta qui.

 Già, se non fossimo dei pazzi non andremmo in certi posti e soprattutto non faremmo certe cose..E quante volte, parlando con una persona cara, abbiamo esordito con il solito "Non so da dove cominciare...".

“Begin at the beginning," the King said, very gravely, "and go on till you come to the end: then stop.” 
-Comincia dal principio,-disse il re, con tono molto serio- e  vai avanti fino a quando giungi alla fine: poi fermati-

Ma "Alice nel paese delle meraviglie" ci parla anche del potere e della sua stupidità. Chiamata come testimone in un processo farsa,  si ribella alla Regina di Cuori (che in realtà comincia ad aver paura perchè Alice inizia a crescere di nuovo ed è più grande di tutti)...

"No, no!" said the Queen. "Sentence first-verdict afterwards."
"Stuff and nonsense!" said Alice loudly. "The idea of having the sentence first!"
"Hold your tongue!" said the Queen, turning purple.
"I won't!" said Alice.
"Off with her head!" the Queen shouted at the top of her voice. Nobody moved.
"Who cares for you?" said Alice, (she had grown to her full size by this time.) "You're nothing but a pack of cards!"

- No,no!-disse la regina.-La sentenza prima, il verdetto dopo-
-Robaccia e stupidaggini!-disse Alice a gran voce -Che idea avere la sentenza prima!-
-Trattieni la lingua!-intimò la regina, diventando tutta rossa-
-Non lo farò!- rispose Alice.
-Tagliatele la testa!-gridò la regina con tutta la sua voce. Nessuno si mosse.
-Chi ti fa caso?-replicò Alice (era cresciuta, nel frattempo, fino alla sua altezza normale)-Non sei nient'altro che un mazzo di carte!-

Meglio del "Sei solo chiacchiere e distintivo!", celeberrima frase del film di Brian De Palma "Gli intoccabili", non é vero?
Beh, Alice non é più una bambina, ha quasi 150 anni, ma conserva tutta la sua magia.

sabato 28 settembre 2013

Cesare e i Galli

Tra i grandi condottieri un posto d'onore dobbiamo assegnarlo sicuramente a Giulio Cesare, per il suo genio militare e la sua magnanimità, della quale abbiamo parlato in un post precedente, ma anche per il fatto che il suo “De Bello Gallico” ci ha introdotto al latino negli anni del ginnasio.
E se pensiamo ai Galli, il nostro ricordo vola probabilmente a quelle letture spensierate dove Asterix e Obelix, prendendo a sberle i Romani, difendevano il loro piccolo mondo e mandavano in bestia il povero Giulio Cesare, che non poteva dire che “Tutta la Gallia era stata conquistata”.
Ma quello che sappiamo dei Galli e dei loro costumi, lo dobbiamo proprio al "De Bello Gallico".
E allora vediamo quello che racconta Cesare, cominciando proprio dall'indole dei Galli...

Itaque cum intellegeret omnes fere Gallos novis rebus studere et ad bellum mobiliter celeriterque excitari, omnes autem homines natura libertati studere et condicionem servitutis odisse, prius quam plures civitates conspirarent, partiendum sibi ac latius distribuendum exercitum putavit.

Così comprendendo che quasi tutti i Galli sono attratti dalle cose nuove e si animano facilmente e rapidamente alla guerra, che inoltre tutti gli uomini per natura sono spinti dalla libertà e hanno in odio la condizione di schiavitù, prima che più nazioni si accordassero, reputò che occorreva dividere e distribuire più ampiamente l'esercito

Quindi questi Galli sembrano veramente irriducibili...Vediamo come se la cavavano con le "relazioni internazionali"....

Est enim hoc Gallicae consuetudinis, uti et viatores etiam invitos consistere cogant et quid quisque eorum de quaque re audierit aut cognoverit quaerant et mercatores in oppidis vulgus circumsistat quibus ex regionibus veniant quas ibi res cognoverint pronuntiare cogat. His rebus atque auditionibus permoti de summis saepe rebus consula ineunt, quorum eos in vestigio paenitere necesse est, cum incertis rumoribus serviant et pleri ad voluntatem eorum ficta respondeant.

I Galli infatti hanno la consuetudine di costringere i viaggiatori a sostare anche contro voglia per chieder loro tutto ciò che sanno o hanno sentito dire su qualsiasi cosa; in città la gente circonda i mercanti e li costringe a dichiarare da quali regioni vengono e cosa hanno appreso. Eccitati da queste cose e da questi racconti si accingono spesso a decisioni su cose molto importanti, delle quali è inevitabile che si pentano subito, essendo asserviti a voci di corridoio, e rispondendo i più con bugie conformi alla loro volontà.

Poveri Galli...A quei tempi non c'era Internet!! E vediamo adesso la politica...

In Gallia non solum in omnibus civitatibus atque in omnibus pagis partibusque, sed paene etiam in singulis domibus factiones sunt, earumque factionum principes sunt qui summam auctoritatem eorum iudicio habere existimantur, quorum ad arbitrium iudiciumque summa omnium rerum consiliorumque redeat. …... Haec eadem ratio est in summa totius Galliae: namque omnes civitates in partes divisae sunt duas. 

In Gallia non solo in tutte le città, ma anche in tutti i villaggi e raggruppamenti, anzi quasi in tutte le case private ci sono delle fazioni, delle quali fazioni i capi sono coloro che sono stimati dal loro giudizio avere  somma autorità, al cui giudizio e arbitrio sono rimessi tutti gli affari e le decisioni più importanti. .... La stessa ratio  vi è in tutta la Gallia: infatti tutte le nazioni sono divise in due partiti.

Quindi, nonostante la frammentazione a livello locale, si tendeva al bipartitismo..Ma passiamo alla religione..Come sapete, in Gallia c'erano i Druidi:

Druides a bello abesse consuerunt neque tributa una cum reliquis pendunt; militiae vacationem omniumque rerum habent immunitatem. Tantis excitati praemiis et sua sponte multi in disciplinam conveniunt et a parentibus propinquisque mittuntur. 

I druidi sono soliti essere dispensati dalla guerra e non pagano le tasse come gli altri. Sono esentati dal servizio militare e hanno l'immunità per tutte le cose. Incitati da tanti privilegi, molti accorrono spontaneamente allo studio, altri sono mandati dai genitori o dai parenti. 

Beh, quindi già al tempo c'era l'esenzione fiscale sui culti religiosi e gli “obiettori totali” legalizzati..E passiamo all'istituto fondante di ogni società, il matrimonio..

Viri, quantas pecunias ab uxoribus dotis nomine acceperunt, tantas ex suis bonis aestimatione facta cum dotibus communicant. Huius omnis pecuniae coniunctim ratio habetur fructusque servantur: uter eorum vita superarit, ad eum pars utriusque cum fructibus superiorum temporum pervenit. 

Gli uomini, quanto denaro ricevettero a titolo di dote dalle mogli, fatta la stima  ne (traggono) altrettanto dai loro beni  e lo mettono in comune con la dote. Di tutto questo denaro  si ha una gestione congiunta e i frutti vengono conservati; chi dei due sopravvive, a lui  perviene la parte di entrambi con i frutti  maturati nel tempo .

C'era già, quindi, la comunione dei beni...
Quindi, concludendo, nulla di nuovo sotto il sole? Parrebbe proprio di no.


P.S.  Essendo un appassionato di fumetti, mi piace ricordare un fumetto che leggevo da bambino, Alem, una sorta di risposta italiana ad Asterix. Alem  era un piccoletto fortissimo che, con i suoi amici Onass (che ricorda Obelix) e Cassius (un incallito giocatore di dadi), difendeva, anche in questo caso a suon di sganassoni,  i confini di un Impero Romano ormai alla frutta.

sabato 21 settembre 2013

El Cid

Abbiamo parlato qualche tempo fa' di Annibale e Scipione..Alzi la mano chi alle elementari non si é lasciato intrigare dalle guerre puniche!!!  Beh, anche quelli della mia generazione collezionavano figurine da piccoli ma da quanto vedo gli album di oggi sono molto diversi da quelli del 1970.
Uno dei miei preferiti, comunque, era quello che raccoglieva le storie dei grandi condottieri e tra questi, tra i miei prediletti , oltre ad Annibale e a Napoleone, c'era il Cid Campeador.
Doveva ancora nascere il mio amore per la Spagna, quindi la mia ammirazione era puramente professionale: il Cid era stato capace di vincere una battaglia perfino da morto!
Dedichiamo quindi il post odierno alla vita-leggenda di questo condottiero che, oltre ad essere un abile generale, amato dai suoi soldati, era molto stimato anche dagli avversari (parola scelta non a caso: quando si segue un vero codice d'onore, si può essere avversari senza  essere nemici).
Come tutti gli eroi che si rispettino, aveva un cavallo, anche lui famoso, Babieca, ed una spada, la "Tizona" (custodita ed esposta nel museo di Burgos).
 Aveva una moglie, Doña Jimena, una tipetta tosta, e figlie da maritare: anche gli eroi sono esseri umani!
Venne esiliato ben due volte (secondo la leggenda, il peccato originale fu di aver preteso che il re Alfonso VI giurasse di non essere implicato nella morte di suo fratello Sancho II, il re precedente, del quale El Cid era primo alfiere: i re queste cose se le legano al dito! ) e la seconda volta conquistò Valencia, di cui divenne signore (la città cadrà di nuovo in mano ai Mori alcuni anni dopo la sua morte).
E concludiamo lasciando un po' di spazio anche alla letteratura e quindi a "El Cantar del Mío Cid" (Cid significa "signore"). Scelti per voi sono, ovviamente, i versi più famosi, quelli del "Primer cantar", ossia, "el Cantar del destierro" (destierro vuol dire "esilio"):

Ya por la ciudad de Burgos el Cid Ruy Díaz entró.
Sesenta pendones lleva detrás el Campeador.
Todos salían a verle, niño, mujer y varón,
a las ventanas de Burgos mucha gente se asomó.
¡Cuántos ojos que lloraban de grande que era el dolor!
Y de los labios de todos sale la misma razón:
"¡Que buen vasallo sería si tuviese buen señor!"

Adesso per la città di Burgos el Cid Ruy Diaz è entrato.
Sessanta insegne (ossia "cavalieri") si porta dietro il Campeador.
Tutti uscivano a vederlo, bambino, donna e uomo,
dalle finestre di Burgos molta gente si affacciò.
Quanti occhi che piangevano per quanto era grande il dolore!
E dalle labbra di tutti esce lo stesso motivo:
Che buon vassallo sarebbe se avesse un buon signore!

Post collegati : Annibale e Scipione

sabato 14 settembre 2013

La Piramide

Oggi parleremo della famosa “Piramide” (o “Gerarchia delle necessità”) di Maslow.
Nel 1954, nel suo libro “Motivation and Personality “, Maslow divulgò la sua teoria sulla motivazione degli esseri umani, ossia su ciò che ci spinge ad agire.
Nei post precedenti abbiamo accennato a comportamenti dettati dalla gelosia e dal possesso, dalla ragion di Stato (vera o presunta) e da vincoli di sangue, da uno stato di sofferenza che trova la sua sublimazione nell'arte e nell'impegno politico..
Maslow riordina tutte queste cose e sostiene, in estrema sintesi, che le azioni degli esseri umani sono guidate, di volta in volta, da impulsi biologici, necessità psicologiche oppure dal bisogno di raggiungere mete più alte.
Provvede poi ad organizzare tutti questi bisogni in una gerarchia: fino a quando le necessità del livello gerarchico più basso non sono state soddisfatte, quelle del livello gerarchico più alto non vengono percepite e non possono fungere da propellente per l'umano agire.

I livelli gerarchici, nell'ordine (dal più basso al più alto), sono :
  1. Bisogni fisiologici (alimentazione, respirazione, riposo, ecc.)
  2. Sicurezza (salute, lavoro, proprietà, incolumità, ecc.)
  3. Amore e appartenenza (amicizia, famiglia, sessualità, ecc.)
  4. Stima (autostima, fiducia in sé stessi, rispetto per gli altri, rispetto da parte degli altri, ecc.)
  5. Autorealizzazione (moralità, creatività, spontaneità, risoluzione dei problemi, assenza di pregiudizio, accettazione dei fatti, ecc.)

Per dovere di cronaca, aggiungo che la Piramide di Maslow ha subito nel corso degli anni delle critiche, tuttavia rimane popolare in alcune discipline.
Per esempio, io mi sono imbattuto nella “Piramide” durante un corso di Marketing e, a prescindere dalle opinioni che ciascuno ha sulla validità di questa gerarchia, è significativo il fatto che nella comunicazione, sia quella destinata a vendere prodotti al supermercato, sia quella destinata a vendere candidati alle elezioni, questi fattori vengono attentamente pesati: scegliere il fattore “sbagliato” (in quello specifico momento) come leva motivazionale può portare al fallimento della strategia.
Su questo ultimo punto concludiamo ora facendo, in tutta libertà, qualche riflessione personale sulla Piramide di Maslow.
Al secondo livello, subito dopo il soddisfacimento dei bisogni fisiologici, ci sono i bisogni relativi alla sicurezza. Personalmente non amo la comunicazione troppo focalizzata su questo tema perchè finisce per ingigantire nell'immaginario collettivo i problemi, gettando così, da un lato, le basi per una società via via più impaurita ed arroccata, e allontanando, dall'altro, l'individuo dal ricercare le proprie motivazioni nell'autorealizzazione.
Rappresentazione della piramide di Maslow

martedì 10 settembre 2013

Frida e Diego

-Ma l'arte non ti piace?- mi domandavano tempo fa , forse per rimproverarmi per il poco spazio dedicato in questo blog a chi usa il suo talento artistico per comunicare emozioni.
Credo che i nostri interessi si modifichino con il passar del tempo e, se una volta potevo trascorre ore in un museo o in una galleria, adesso mi affascina molto di più il racconto di una vita.
Ho scelto per voi, quindi, un'artista le cui opere sono in realtà un'autobiografia a tutti gli effetti, Frida Kahlo.
E Frida ebbe una vita davvero straordinaria: figlia della rivoluzione messicana (come lei stessa amava definirsi), pittrice, membro del Partito Comunista Messicano, divenne al tempo stesso icona femminista e simbolo di sensualità.
Ebbe anche amici straordinari, come André Breton (una nostra vecchia conoscenza!) e Lev Trotsky, e soprattutto visse un'intensa storia d'amore con Diego Rivera, famoso pittore e muralista, anche lui messicano.
Ma facciamo un passo indietro... A seguito di un grave incidente, che segnerà tutta la sua vita, fu costretta ad un lungo periodo di immobilismo; poiché amava dipingere, i genitori le regalarono un letto a baldacchino, con uno specchio sul soffitto, affinché potesse osservarsi. In questo periodo si specializzò negli autoritratti. Successivamente mostrò i suoi lavori a Diego Rivera che, apprezzando il suo stile originale, la prese sotto la sua guida.
Frida e Diego si sposarono, divorziarono e si sposarono di nuovo: impossibile fare a meno l'una dell'altro. Ma cosa dipingeva Frida? I suoi autoritratti raccontano le vicende della sua vita che, come ho detto, fu molto dolorosa, e ci insegnano, inoltre, il folklore del suo paese.
Per tutti gli interessati, dal 20 Marzo al 13 Luglio 2014 è in programma, alle Scuderie del Quirinale, una mostra a lei dedicata.


domenica 8 settembre 2013

Antigone

E' ora di rimettere mano al vocabolario di greco...Passiamo quindi dalla tragedia di un giorno come tanti dei nostri tempi (o meglio, “di un giorno perfetto”) ad una tragedia che è una pietra miliare della letteratura, l'Antigone, di Sofocle.
Facciamo prima una brevissima introduzione a favore di chi non conosce la trilogia di Edipo, per inquadrare la storia di oggi...Una volta scoperto di aver giaciuto con sua madre Giocasta, Edipo si acceca e lascia Tebe. I suoi figli, Eteocle e Polinice, si affrontano sul campo di battaglia per decidere a chi spetterà regnare ma, nella contesa, si danno la morte reciprocamente.
Il potere viene assunto da Creonte, fratello di Giocasta, che stabilisce che Eteocle, in quanto difensore della patria, dovrà essere seppellito con tutti gli onori, mentre il cadavere di Polinice, che aspirava ad un trono che non gli spettava, dovrà essere lasciato insepolto.
E, a questo punto, entra in gioco Antigone, sorella di Eteocle e Polinice, che rifiuta di lasciare ai cani il corpo di suo fratello e cerca di persuadere l'altra sorella, Ismene, ad aiutarla a dare sepoltura a Polinice.
Ma Ismene ha troppa paura per contravvenire al volere di Creonte e quindi Antigone resta sola nella sua impresa. Già dal primo atto emerge dunque quella che è la natura della tragedia, ossia un insieme di conflitti: il conflitto tra la legge dello Stato e la legge del Cielo, il conflitto tra le ragioni del privato e dei legami di sangue da una parte e la ragion di Stato dall'altra, il conflitto tra il ruolo che la società assegna alla donna e la ribellione di Antigone.
Cominciamo da quest'ultimo, perché a far adirare ulteriormente Creonte è il fatto che a sfidare il suo decreto sia stata proprio una donna e perciò condanna Antigone ad essere giustiziata fuori delle mura di Tebe , affinché la sua ribellione non contamini la città; Ismene, invece, rappresenta meglio la donna sottomessa:









Antigone: Non ti solleciterei né, se volessi ancora farlo, vorrei che lo facessi insieme a me. Ma sii pure quel tipo di persona che ti sembra giusto essere: io lo seppellirò; è bello morire facendo questo. Amata, con lui giacerò, con l'amato avendo compiuto tutto il mio dovere, poiché molto più tempo bisogna che io piaccia giù sotto che qui sopra. Laggiù infatti giacerò per sempre; se a te sembra giusto, disprezza pure le cose tenute in pregio dagli dei.

Ismene: Io non disprezzo queste cose, sono incapace di andare contro lo Stato


L'indovino Tiresia cerca di far desistere Creonte dal suo proposito omicida, prendendosi anche qualche offesa, ma comunque, con le sue parole che prevedono sventure per chi osa sfidare il volere del Cielo, riesce a turbare Creonte, che vorrebbe ora mutare la sua decisione, ma è troppo tardi: Antigone si è uccisa, suo figlio Emone, che di Antigone è innamorato, prima gli sputa in faccia e cerca di ucciderlo, poi, non riuscendoci, si toglie la vita; Euridice, moglie di Creonte, una volta messa al corrente che Emone è morto, si dà a sua volta la morte. Quando la tragedia è ormai completa, Creonte si rende conto dei suoi errori e recita il mea culpa:














Creonte: Ahimè, errori di propositi enormi, ostinati e portatori di morte, voi che osservate gli uccisori e gli uccisi dello stesso sangue. Oh, le mie decisioni senza fortuna, ahi figlio, giovane e di giovane destino, ahi ahi, sei morto, sei scomparso, per il mio cattivo consiglio, non per il tuo .

Coro: Come tardi hai visto ciò che è giusto.

Creonte: Ahimè, ho imparato purtroppo... Sulla mia testa il dio tutto il suo grande peso ha rovesciato, e mi ha spinto su strade da bestie.

Ma è davvero pentito Creonte oppure il suo pentimento è indotto solo dalla constatazione della rovina che la sua ottusa decisione (alla quale ha messo il vestito dell'interesse pubblico) ha portato sulla sua famiglia ( e, quindi, sul suo interesse privato)?
E, comunque, arriverà il giorno in cui una presunta ragion di Stato non divorerà più degli innocenti, lasciando poi al tempo il compito di ricostruire un'altrettanto presunta normalità?
L'Antigone è stata considerata una delle tragedie simbolo dell'Ottocento Romantico, ma conserva, tutt'oggi, tutta la sua forza.

sabato 31 agosto 2013

The perfect day

Sicuramente ciascuno di noi avrà in mente come dovrebbe essere il suo giorno perfetto. Tendiamo spesso, poi, ad associarlo ad un evento, come il compimento del 18° compleanno, la festa di laurea o il matrimonio, ma comunque nel corso del tempo la nostra idea di "giorno perfetto" si modifica e a volte l'idea stessa di perfezione decade per fare spazio a ben magre consolazioni (o, meglio, “cold comfort” [l'inglese, in questo caso, rende bene l'idea]).
Vediamo allora com'è “Un giorno perfetto”, libro di vacanze già volate via, raccontato da M.G. Mazzucco.
In una Roma bella e un po' stanca, si snodano in 24 lunghissime ore le storie di una piccola galleria di personaggi, alcuni dei quali stanno preparando il loro giorno perfetto.
C'è Camilla, la figlia di un importante uomo politico di destra, che celebra il suo compleanno e allora la sua mamma si adopera affinchè tutto sia perfetto; c'è Aris, fratellastro di Camilla, che invece detesta suo padre e tutto ciò che rappresenta, perciò è divenuto un contestatore ed il suo giorno perfetto coincide con l'abbattimento dei simboli del potere economico; c'è Antonio, uomo di scorta del padre di Camilla e, al tempo stesso, marito violento e possessivo che non si rassegna alla separazione, per il quale il giorno perfetto è il ricongiungimento con la sua ex compagna; c'è il professore di lingue di Valentina, la figlia di Antonio, per il quale il giorno perfetto è l'imminente fine settimana romantico con il suo partner ; c'è il piccolo Kevin, l'altro figlio di Antonio, che si innamora di Camilla ed, infine, c'è Emma, l'ex moglie di Antonio, che è l'unica a non avere un giorno perfetto proprio dietro l'angolo ma deve barcamenarsi tra mille problemi e difficoltà.
Davvero, quasi tutti i personaggi sentono come imminente la realizzazione di quello che hanno a lungo sognato ma...No, non ve lo racconto, nel caso qualcuno voglia leggerlo. Il romanzo, comunque, ci ricorda come le nostre vite siano in qualche modo collegate le une alle altre e, soprattutto, contiene uno spaccato di quelli che sono i problemi dei nostri giorni:
il bullismo tra giovanissimi, che ancora non è finito nel dimenticatoio e anzi, se prima era prerogativa dei maschietti, adesso è divenuto frequente anche tra le femminucce: bisognerebbe cominciare a parlarne molto seriamente, con buona pace di quegli imbecilli che considerano queste cose una sorta di rito di iniziazione; 
la precarietà, che costringe una donna a nascondere il fatto di essere sposata e di avere dei figli e che comunque il passare degli anni condannerà a perdere il lavoro, perché bisogna far posto a gente più giovane, con meno pretese economiche, magari studenti che considerano determinati lavori una sistemazione transitoria..-Eh, ma queste sono le regole del mercato del lavoro!- [N.D.R. : Non è mica detto che queste regole vadano bene!!!];
la violenza all'interno di una relazione di coppia e/o successiva alla separazione, per passare poi ai cosidetti “femminicidi” (parola orribile!!!) , che ormai hanno raggiunto il livello di allarme sociale: gelosia e possesso non hanno niente a che fare con l'amore, quindi non ci sono alibi.. ; 
lo svuotarsi della passione politica, con l'impegno personale  finalizzato solo a salire sulla scala sociale e allora tutte le parole sono buone e, soprattutto, costano poco.
Ma infine, com'è questo "giorno perfetto"? Chi li ha vissuti, probabilmente indicherà i giorni del “Festival di Woodstock” come quelli che più si sono avvicinati alla perfezione e, sotto un certo punto di vista, posso concordare: il giorno perfetto è quello in cui tutti sono contenti, quello in cui ciascuno ha la serenità di cui ha bisogno. Perché tutte le “guerre” sono stupide.

lunedì 12 agosto 2013

La casa di Bernarda Alba

Dopo aver visitato la casa dei fantasmi, spostiamoci in una casa nella quale non ci sono presenze sovrannaturali ma dove comunque c'è poco da stare allegri.
“La casa de Bernarda Alba”(1936) è una delle opere teatrali più famose e rappresentate di Garcia Lorca.
In un'Andalusia dove le donne vivono condannate a guardare il mondo attraverso le finestre (N.D.R.: le riforme sociali introdotte dalla Repubblica furono immediatamente cancellate da Franco, che proibì le scuole elementari miste, annullò il riconoscimento del matrimonio civile, derubricò il divorzio, estromise le donne dalla carriera giuridica e emanò altri editti ancora più deliranti) si snoda una tragedia tutta al femminile.
Bernarda, rimasta vedova, governa con pugno di ferro la sua casa, imponendo un lutto strettissimo alle sue cinque figlie. Ma questa calma apparente è destinata ad andare in frantumi: la più giovane delle figlie, Adela, si innamora di “Pepe el Romano”, promesso sposo di sua sorella maggiore Angustias. Adela e Pepe sono quasi coetanei (sono entrambi 20enni), mentre Angustias ha oltre 40 anni, ma è ricca perché ha ereditato la parte più consistente dei beni di suo padre.
Anche la quarta figlia di Bernarda, Martirio, è innamorata di Pepe.
E così è tutto un susseguirsi di liti, invidie e gelosie per arrivare poi alla tragedia finale.
Adela è troppo forte e ribelle per sottomettersi al volere di sua madre: è decisa a prendersi il suo uomo, costi quel che costi e così, quando Bernarda le dice di aver ucciso Pepe (in realtà gli ha sparato un paio di schioppettate, mancandolo) si toglie la vita.
Bernarda paga quindi il prezzo più alto che possa pagare una madre, ma non vacilla nemmeno un momento. La sua unica preoccupazione ora è salvare l'onore della sua casa, dicendo che Adela è morta vergine.
E non c'è nemmeno un tempo per piangere:
“Y no quiero llantos. La muerte hay que mirarla cara a cara. ¡Silencio! ¡A callar, he dicho! ¡Silencio, silencio he dicho! ¡Silencio!
E non voglio pianti. La morte bisogna guardarla negli occhi. Silenzio! Zitte, ho detto! Silenzio, ho detto: Silenzio! Silenzio!

Molte cose sono cambiate: la Spagna ha una delle legislazioni sociali più avanzate d'Europa e su tutte le case di Bernarda Alba è ormai calato il sipario.

sabato 10 agosto 2013

Un giro di vite

Parliamo adesso di Archimede inventore. Tra le tante invenzioni a lui attribuite scelgo “la vite di Archimede”, ancora in gran voga.
La macchina è costituita da una grossa vite all'interno di un cilindro. Immergendo la parte inferiore del cilindro nell'acqua e facendo ruotare la vite, viene di volta in volta raccolta una certa quantità d'acqua che viene sollevata attraverso la spirale, fino ad arrivare alla parte superiore per essere poi immagazzinata in un contenitore.
L'utilizzo principale è quello finalizzato all'irrigazione dei campi; comunque lo stesso macchinario può essere usato anche per sollevare alcuni materiali.
Ma la “vite di Archimede” è anche il pretesto per introdurre l'argomento di oggi.. Gli amanti della letteratura anglosassone avranno già indovinato grazie al titolo del post: il libro di oggi è “The Turn of the Screw” (“Il giro di vite”, per l'appunto!), di Henry James.
Storia di fantasmi, particolarmente adatta quindi alle notti d'estate trascorse in campagna o in montagna, è comunque un lavoro interessante sotto molti punti di vista.
Ma veniamo rapidamente alla trama....Una giovane precettrice, Miss Giddens, viene incaricata dell'educazione di due bambini dal loro affascinante tutore, con la singolare condizione che dovrà occuparsi da sola di tutti i problemi. Una volta arrivata a casa, nella cittadina di Bly (contea di Essex), si trova di fronte due bambini bellissimi e di intelligenza fuori dal comune: Miles e Flora, .
Ma l'entusiasmo dura poco: Miles viene cacciato da scuola e inoltre iniziano delle strane apparizioni, che vengono individuate dalla signora Grose, l'unico supporto e conforto per la povera Miss Giddens, come Miss Jessell (la precedente istitutrice dei bambini) e Peter Quint (una sorta di factotum, amante della donna), entrambi misteriosamente deceduti.
A questo punto Miss Giddens si sente in dovere di rivestire i panni dell'eroina e di proteggere i bambini da queste influenze maligne, ma forse è troppo tardi...Piano piano inizia a sospettare che in realtà i bambini sappiano più di quanto pensasse. Il finale è drammatico: Miles muore dopo un serrato confronto con Miss Giddens, determinata più che mai a scoprire la verità.
Ma qual è la verità? L'autore non lo dice, lasciando supporre tutto (o quasi) ai lettori...Perchè Miles è stato cacciato da scuola? Miles ammette solo di aver detto “alcune cose” ad altri bambini. E i fantasmi sono reali oppure è Miss Giddens ad essere un po' esaurita? Miles e Flora sono realmente posseduti dai fantasmi? Alla fine, sebbene mi sentirei di spezzare una lancia per la sfortunata Miss Giddens, ogni lettore può avere un'opinione diversa al riguardo.
E che significa “The Turn of the Screw”, cioè questo benedetto giro di vite? La risposta corretta, probabilmente, è nelle pagine del capitolo XXII, anche se, a riguardo, ci sono interpretazioni divergenti :

I could only get on at all by taking "nature" into my confidence and my account, by treating my monstrous ordeal as a push in a direction unusual, of course, and unpleasant, but demanding, after all, for a fair front, only another turn of the screw of ordinary human virtue.

Io potrei andare avanti solo portando “il naturale” dentro la mia autostima ed il mio pensiero, trattando il mio mostruoso calvario come una spinta verso una direzione insolita, naturalmente, e spiacevole, ma richiedente, dopo tutto, per un confronto equilibrato, solo un altro giro della vite della comune umana virtù.


Ed è proprio questo: la povera Miss Giddens si trova a combattere, praticamente da sola, l'irrazionale, anzi, come lei stessa dice, la sua è una lotta “contro la natura”, che la sta portando sull'orlo della follia ed in questi casi, non c'è altro rimedio: raccogliere tutte le forze, aggrapparsi alle proprie radici e prepararsi al confronto finale.
“Il giro di vite” rende bene l'idea: con il passar del tempo la nostra virtù può essersi allentata e quindi necessitare una “stretta”, i nostri valori sbiaditi e richiedere una mano di vernice.

sabato 3 agosto 2013

Altro che Sudoku..

Per molti è tempo di vacanze e quindi di spiagge e di ombrelloni, di letture, di cruciverba e anche di Sudoku, che si è imposto negli ultimi anni tra i rompicapi estivi.
La matematica può essere divertente e allora, visto che stiamo parlando di Archimede, approfittiamone per ripresentare il celebre problema dei "Buoi del Sole" (nessun doppio senso, per carità, si chiama proprio così!!!). Vi riporto il testo in greco così, chi vuole, se lo legge per conto suo; dal canto mio, vi riporto una traduzione nei limiti del possibile letterale, snellita però ove necessario per non complicarne troppo la comprensione, tenendo conto che lo stesso testo originale ha dato adito a diverse interpretazioni. Non mi sono discostato quindi, per prudenza, soprattutto nelle parti che contengono gli elementi necessari per il calcolo, da quanto va per la maggiore in rete.
 Il numero dei buoi del Sole , o amico, misura agendo con cura, se  possiedi  sapienza, in che numero pascolavano un giorno sulle pianure dell'isola della Sicilia Trinacria, distribuiti in quattro gruppi aventi diverso colore: uno bianco latte, un altro splendente di color nero, un altro ancora giallo e l'ultimo pezzato. In ogni gruppo i tori erano in numero consistente, distribuiti con questa simmetria: considera i bianchi come eguali alla metà ed alla terza parte di tutti i neri ed ai gialli, o amico, i neri poi eguali alla quarta parte ed alla quinta dei pezzati e a tutti i gialli; i restanti pezzati considerali poi come eguali alla sesta ed alla settima parte dei tori bianchi e di nuovo a tutti i gialli. Le mucche invece erano così divise: le bianche erano eguali precisamente alla terza e quarta parte di tutta la mandria nera; le nere alla quarta parte insieme alla quinta delle pezzate considerate insieme ai tori; le pezzate erano precisamente eguali alla quinta parte ed alla sesta di tutti gli animali del gregge giallo; le gialle poi furono poi stimate eguali alla metà della terza parte ed alla settima parte del gregge bianco. Quando, o amico, avrai detto esattamente quanti erano i buoi del Sole, dei tori ben pasciuti il numero, quanti di ciascun colore, non ti si dirà certamente ignorante nè incapace nei numeri, ma non sarai nemmeno considerato un matematico fra quelli sapienti. Ma ora concentrati  su queste altre relazioni fra i buoi del Sole. Dopo che i tori bianchi si erano mischiati  ai neri formando una figura equilatera, le vaste pianure della Trinacria venivano allora riempite di buoi; invece i gialli e i pezzati raccogliendosi costituivano una figura triangolare. Quando avrai ricavato tutte queste misure e avrai anche trovato il numero totale dei buoi, allora, o amico, sii orgoglioso  come un vincitore e sii certo di essere giudicato come padrone di questa scienza.

In reta ci sono delle soluzioni possibili, però prima  possiamo divertirci ad impostare il sistema di equazioni che è abbastanza semplice, tralasciando la successiva parte geo-metrica/grafica che si presta a più interpretazioni.
Ho l'impressione, comunque, che, sotto sotto, Archimede fosse un gran burlone.