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giovedì 28 febbraio 2013

Blues

Oggi facciamo un break per rendere un doveroso omaggio a John Belushi, re incontrastato delle feste e delle escursioni di quando quelli della mia generazione avevano 18 anni, dato che tra qualche giorno ricorre l'anniversario della sua morte (e, come chi mi segue sa, a me piace anticipare o posticipare le ricorrenze!!).
E chi se le scorda  le trovate di Bluto (e di tutti gli altri)  in "Animal House"...Per non parlare poi del mito dei "Blues Brothers", ossia Jake e Elwood, con le loro canzoni ed i loro inseguimenti rocamboleschi!
Ma pensandoci bene..Quale fu il segreto dell'enorme successo di Belushi?
L'anticonformismo? La feroce ed intelligente critica verso una società classista e forse anche "razzista"? Certo, questi furono ingredienti importanti ma, almeno per me, quello che più fece breccia nella gente fu la contagiosa e straripante voglia di divertirsi che riusciva a comunicare.
E se in "Animal House", nei titoli di coda, soddisfacendo la legittima curiosità degli spettatori, si risponde alla fatidica domanda: "Ma questi, cosa faranno da grandi?", rimane un altro "inquietante"  interrogativo: "Ma questi, come saranno da grandi ( e da vecchi)?".
Beh, una risposta me la sono data e se proprio devo trovare un seguito ideale di "Animal House", scelgo l'italianissimo "Amici miei", di Mario Monicelli (così mi pongo pure al riparo da eventuali accuse di "esterofilia"), altra commedia intelligente (e, a tratti, amara, ma non potrebbe essere differente quando si va avanti con gli anni) che mette comunque al centro di tutto la voglia di ridere e divertirsi.
Perchè divertirsi è un sacrosanto diritto di tutti, proprio TUTTI.
Un saluto

domenica 24 febbraio 2013

L'amore al tempo dei Boxer

Voliamo adesso in Oriente, per parlare dell'ultimo premio Nobel per la Letteratura, lo scrittore Mo Yan. Mo Yan è il secondo cinese ad essere insignito di questo riconoscimento (il primo fu Gao Xingjian, nell'anno 2000) ed è noto soprattutto per il suo romanzo "Sorgo rosso" che fu poi portato sul grande schermo da Zhang Yìmóu.
L'opera della quale voglio parlarvi, però, è "Il supplizio del legno di sandalo", una delle mie ultime letture.
In un impero ormai in declino, con gli occidentali (soprattutto i tedeschi) e la ferrovia a fare i padroni, si consuma la storia d'amore tra il magistrato di Gaomi, Qian Ding, e Meiniang.
Entrambi sposati, il magistrato con una donna nobile e fredda, Meiniang con un macellaio un po' corto di comprendonio, vengono travolti dalla passione proprio quando l'impero celeste è prossimo al tracollo.
Ma veniamo alla trama: Zhao Jia, apprezzato boia del Ministero delle Punizioni, torna a casa per godersi la pensione e così Xiaojia, il marito di Meiniang, scopre di avere un padre. Ma anche Meiniang ha un padre, Sun Bing, un famoso cantante dell'"Opera dei gatti", uomo di indubbio valore.
Il fato vorrà che, per difendere la moglie dalla prepotenza dei tedeschi, Sun Bing divenga un ribelle e capeggi una rivolta dei Boxer contro gli stranieri. Ma nemmeno il "pugilato magico" può qualcosa contro la forza delle armi e così Sun Bing sarà atrocemente punito: verrà sottoposto al "supplizio del legno di sandalo", proprio da Zhao Jia e dal marito di Meiniang, Xiaojia. 
Il libro è pieno di dettagli sui crudeli supplizi che Zaho Jia infliggeva ai rei e così la prima riflessione è d'obbligo: la preoccupazione principale, per chi amministrava il potere, era quella di "dare un esempio" agli altri, perchè non osassero più contravvenire alle regole.
Purtroppo, nonostante siano trascorsi più di due secoli dal pensiero di Cesare Beccaria, la tentazione di ricorrere a punizioni esemplari è lungi dall'essere messa in soffitta: qualunque sia il reato (contro la persona, contro il patrimonio, contro il fisco,ecc.), c'è sempre chi pensa di avere la bacchetta magica per risolvere il problema alla radice: peccato che poi la formula magica sia sempre la stessa! 
Ahimé, le punizioni esemplari non solo non hanno nulla a che vedere con la Giustizia, ma sono pure una prova di debolezza: uno Stato solido non ha bisogno di ricorrere a questi mezzi.
L'altro elemento che vorrei sottoporre alla vostra riflessione è il tormento di Qian Ding, il magistrato: Qian Ding è un uomo intelligente, colto, forte, onesto e coraggioso come lo si può essere in una realtà nella quale un funzionario con molti anni di onorato servizio può perdere la testa (in senso letterale!) in qualsiasi momento. E, come tutti gli uomini di valore, esige molto da sè stesso ed è spesso in preda allo sconforto: si rende conto di non essere nè un buon marito nè un buon amante nè un buon servitore dell'Imperatore e neppure buon cinese.E' un buon magistrato? Si, lo è: in uno dei suoi sfoghi, facendo autocritica per le sue altre mancanze, dice più o meno così:
-Sun Bing, figlio di puttxxx, con te penso di essermi comportato correttamente.
Ed oltre ad essere corretto, si preoccupa della sua gente: tutti i suoi sforzi sono protesi alla salvezza della gente del distretto che amministra.
Il fatto è che Qian Ding non arriva al livello di perfezione alla quale devono tendere quelli della sua dinastia e alla quale giungono invece, ognuno nella sua arte, il boia Zhao Jia e il cantante dell'Opera dei gatti Sun Bing: in fin dei conti, riesce solo ad essere un uomo perbene che vorrebbe vivere la sua storia d'amore con la bella popolana Meiniang. Chi può condannarlo?

domenica 3 febbraio 2013

Chiediamolo a Tarzan

Alzi la mano chi non ha mai sognato almeno una volta di fuggire dalla cosidetta "CIVILTA'".... Alcuni, tra l'altro, lo fanno, e se ne vanno per il mondo a dare una mano a chi ne ha bisogno, rinunciando a tutte quelle comodità che per noi ormai sono imprescindibili. Ma avere a disposizione tutta una jungla, come Tarzan, vi piacerebbe? Esatto, stiamo per parlare del personaggio creato dalla penna (e dalla fantasia) di Edgar Rice Burroughs e che tutto il mondo conosce soprattutto perchè le sue avventure furono portate sul grande schermo ed i suoi (pochi) panni furono indossati niente poco di meno che dal campione olimpico Johnny Weissmuller.
 E Tarzan fu davvero un fenomeno di massa: a lui furono dedicate serie televisive, cartoons, canzoni, fumetti...
E, naturalmente, fece "trend" per utilizzare un'espressione di cui, come al solito, oggi si abusa: chi dimentica l'impareggiabile Alberto Sordi in "Un americano a Roma" ("Americà, facce Tarzan!" [e quanti giovanotti, in costume da bagno, avranno cercato di imitare il suo inconfondibile urlo?]), o l'intelligente ironia di Raimondo Vianello e Sandra Mondaini con la loro canzone "Ma quanto è forte Tarzàn" oppure, per restare nel campo della canzone nostrana, la sigla "Tarzan lo fa..." di Nino Manfredi.
Ma torniamo ai libri di Burroughs, che sono molti e che ho in buona parte letto: qual é il motivo del successo di questo personaggio?
Soprattutto l'esaltazione della Natura e delle sue leggi antiche e difficili da imparare per noi umani: Tarzan è un bambino che riesce a sopravvivere nella jungla perchè viene accettato in una tribù di scimmie (parafrasando una celebre canzone di Lucio Battisti, potremmo dire: "tu chiamale se vuoi..adozioni"), che diviene loro Re e che di fatto è rispettato e temuto da tutti, uomini e belve.
Conoscerà poi la "civiltà" e in buona parte la rigetterà, preferendo la vita nella foresta.
Lo stile di Burroughs è molto semplice, è ben lungi da quello del "naturalismo europeo" (che pure abbiamo trattato in questo blog), prediligendo l'azione rispetto alla descrizione, tuttavia non manca di introspezione: i "BASIC INSTINCTS" (amore materno, amicizia, violenza, dominio) , per farla breve, emergono con chiarezza già nel primo dei suoi libri "Tarzan delle Scimmie" e vengono rivisitati sotto luce lievemente diversa nel quarto, "Il figlio di Tarzan", perchè, appunto, il "rampollo" del re della foresta è nato e cresciuto nella civiltà, ma non potrà comunque sfuggire al richiamo della jungla.
Va beh, Tarzan è forte e simpatico, ma perchè tirarlo fuori adesso? Non lo so con precisione, sarà probabilmente un'associazione inconscia: il fatto è che si sente spesso parlare di Natura, di ambiente, di quello che è contro la Natura, di quello che è in favore della Natura, ecc. ecc. Non essendo un esperto della materia (non sono nè un biologo, nè un veterinario, nè svolgo una professione "affine"), e non fidandomi di quelli che pure non sono nè biologi, nè veterinari, nè altro ma che sembra che non li sfiori il men che minimo dubbio quando fanno affermazioni in proposito, preferisco rivolgermi al primo esperto che mi è venuto in mente: CHIEDIAMOLO A TARZAN.

 Post collegati:  Il libro della Jungla