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sabato 31 agosto 2013

The perfect day

Sicuramente ciascuno di noi avrà in mente come dovrebbe essere il suo giorno perfetto. Tendiamo spesso, poi, ad associarlo ad un evento, come il compimento del 18° compleanno, la festa di laurea o il matrimonio, ma comunque nel corso del tempo la nostra idea di "giorno perfetto" si modifica e a volte l'idea stessa di perfezione decade per fare spazio a ben magre consolazioni (o, meglio, “cold comfort” [l'inglese, in questo caso, rende bene l'idea]).
Vediamo allora com'è “Un giorno perfetto”, libro di vacanze già volate via, raccontato da M.G. Mazzucco.
In una Roma bella e un po' stanca, si snodano in 24 lunghissime ore le storie di una piccola galleria di personaggi, alcuni dei quali stanno preparando il loro giorno perfetto.
C'è Camilla, la figlia di un importante uomo politico di destra, che celebra il suo compleanno e allora la sua mamma si adopera affinchè tutto sia perfetto; c'è Aris, fratellastro di Camilla, che invece detesta suo padre e tutto ciò che rappresenta, perciò è divenuto un contestatore ed il suo giorno perfetto coincide con l'abbattimento dei simboli del potere economico; c'è Antonio, uomo di scorta del padre di Camilla e, al tempo stesso, marito violento e possessivo che non si rassegna alla separazione, per il quale il giorno perfetto è il ricongiungimento con la sua ex compagna; c'è il professore di lingue di Valentina, la figlia di Antonio, per il quale il giorno perfetto è l'imminente fine settimana romantico con il suo partner ; c'è il piccolo Kevin, l'altro figlio di Antonio, che si innamora di Camilla ed, infine, c'è Emma, l'ex moglie di Antonio, che è l'unica a non avere un giorno perfetto proprio dietro l'angolo ma deve barcamenarsi tra mille problemi e difficoltà.
Davvero, quasi tutti i personaggi sentono come imminente la realizzazione di quello che hanno a lungo sognato ma...No, non ve lo racconto, nel caso qualcuno voglia leggerlo. Il romanzo, comunque, ci ricorda come le nostre vite siano in qualche modo collegate le une alle altre e, soprattutto, contiene uno spaccato di quelli che sono i problemi dei nostri giorni:
il bullismo tra giovanissimi, che ancora non è finito nel dimenticatoio e anzi, se prima era prerogativa dei maschietti, adesso è divenuto frequente anche tra le femminucce: bisognerebbe cominciare a parlarne molto seriamente, con buona pace di quegli imbecilli che considerano queste cose una sorta di rito di iniziazione; 
la precarietà, che costringe una donna a nascondere il fatto di essere sposata e di avere dei figli e che comunque il passare degli anni condannerà a perdere il lavoro, perché bisogna far posto a gente più giovane, con meno pretese economiche, magari studenti che considerano determinati lavori una sistemazione transitoria..-Eh, ma queste sono le regole del mercato del lavoro!- [N.D.R. : Non è mica detto che queste regole vadano bene!!!];
la violenza all'interno di una relazione di coppia e/o successiva alla separazione, per passare poi ai cosidetti “femminicidi” (parola orribile!!!) , che ormai hanno raggiunto il livello di allarme sociale: gelosia e possesso non hanno niente a che fare con l'amore, quindi non ci sono alibi.. ; 
lo svuotarsi della passione politica, con l'impegno personale  finalizzato solo a salire sulla scala sociale e allora tutte le parole sono buone e, soprattutto, costano poco.
Ma infine, com'è questo "giorno perfetto"? Chi li ha vissuti, probabilmente indicherà i giorni del “Festival di Woodstock” come quelli che più si sono avvicinati alla perfezione e, sotto un certo punto di vista, posso concordare: il giorno perfetto è quello in cui tutti sono contenti, quello in cui ciascuno ha la serenità di cui ha bisogno. Perché tutte le “guerre” sono stupide.

lunedì 12 agosto 2013

La casa di Bernarda Alba

Dopo aver visitato la casa dei fantasmi, spostiamoci in una casa nella quale non ci sono presenze sovrannaturali ma dove comunque c'è poco da stare allegri.
“La casa de Bernarda Alba”(1936) è una delle opere teatrali più famose e rappresentate di Garcia Lorca.
In un'Andalusia dove le donne vivono condannate a guardare il mondo attraverso le finestre (N.D.R.: le riforme sociali introdotte dalla Repubblica furono immediatamente cancellate da Franco, che proibì le scuole elementari miste, annullò il riconoscimento del matrimonio civile, derubricò il divorzio, estromise le donne dalla carriera giuridica e emanò altri editti ancora più deliranti) si snoda una tragedia tutta al femminile.
Bernarda, rimasta vedova, governa con pugno di ferro la sua casa, imponendo un lutto strettissimo alle sue cinque figlie. Ma questa calma apparente è destinata ad andare in frantumi: la più giovane delle figlie, Adela, si innamora di “Pepe el Romano”, promesso sposo di sua sorella maggiore Angustias. Adela e Pepe sono quasi coetanei (sono entrambi 20enni), mentre Angustias ha oltre 40 anni, ma è ricca perché ha ereditato la parte più consistente dei beni di suo padre.
Anche la quarta figlia di Bernarda, Martirio, è innamorata di Pepe.
E così è tutto un susseguirsi di liti, invidie e gelosie per arrivare poi alla tragedia finale.
Adela è troppo forte e ribelle per sottomettersi al volere di sua madre: è decisa a prendersi il suo uomo, costi quel che costi e così, quando Bernarda le dice di aver ucciso Pepe (in realtà gli ha sparato un paio di schioppettate, mancandolo) si toglie la vita.
Bernarda paga quindi il prezzo più alto che possa pagare una madre, ma non vacilla nemmeno un momento. La sua unica preoccupazione ora è salvare l'onore della sua casa, dicendo che Adela è morta vergine.
E non c'è nemmeno un tempo per piangere:
“Y no quiero llantos. La muerte hay que mirarla cara a cara. ¡Silencio! ¡A callar, he dicho! ¡Silencio, silencio he dicho! ¡Silencio!
E non voglio pianti. La morte bisogna guardarla negli occhi. Silenzio! Zitte, ho detto! Silenzio, ho detto: Silenzio! Silenzio!

Molte cose sono cambiate: la Spagna ha una delle legislazioni sociali più avanzate d'Europa e su tutte le case di Bernarda Alba è ormai calato il sipario.

sabato 10 agosto 2013

Un giro di vite

Parliamo adesso di Archimede inventore. Tra le tante invenzioni a lui attribuite scelgo “la vite di Archimede”, ancora in gran voga.
La macchina è costituita da una grossa vite all'interno di un cilindro. Immergendo la parte inferiore del cilindro nell'acqua e facendo ruotare la vite, viene di volta in volta raccolta una certa quantità d'acqua che viene sollevata attraverso la spirale, fino ad arrivare alla parte superiore per essere poi immagazzinata in un contenitore.
L'utilizzo principale è quello finalizzato all'irrigazione dei campi; comunque lo stesso macchinario può essere usato anche per sollevare alcuni materiali.
Ma la “vite di Archimede” è anche il pretesto per introdurre l'argomento di oggi.. Gli amanti della letteratura anglosassone avranno già indovinato grazie al titolo del post: il libro di oggi è “The Turn of the Screw” (“Il giro di vite”, per l'appunto!), di Henry James.
Storia di fantasmi, particolarmente adatta quindi alle notti d'estate trascorse in campagna o in montagna, è comunque un lavoro interessante sotto molti punti di vista.
Ma veniamo rapidamente alla trama....Una giovane precettrice, Miss Giddens, viene incaricata dell'educazione di due bambini dal loro affascinante tutore, con la singolare condizione che dovrà occuparsi da sola di tutti i problemi. Una volta arrivata a casa, nella cittadina di Bly (contea di Essex), si trova di fronte due bambini bellissimi e di intelligenza fuori dal comune: Miles e Flora, .
Ma l'entusiasmo dura poco: Miles viene cacciato da scuola e inoltre iniziano delle strane apparizioni, che vengono individuate dalla signora Grose, l'unico supporto e conforto per la povera Miss Giddens, come Miss Jessell (la precedente istitutrice dei bambini) e Peter Quint (una sorta di factotum, amante della donna), entrambi misteriosamente deceduti.
A questo punto Miss Giddens si sente in dovere di rivestire i panni dell'eroina e di proteggere i bambini da queste influenze maligne, ma forse è troppo tardi...Piano piano inizia a sospettare che in realtà i bambini sappiano più di quanto pensasse. Il finale è drammatico: Miles muore dopo un serrato confronto con Miss Giddens, determinata più che mai a scoprire la verità.
Ma qual è la verità? L'autore non lo dice, lasciando supporre tutto (o quasi) ai lettori...Perchè Miles è stato cacciato da scuola? Miles ammette solo di aver detto “alcune cose” ad altri bambini. E i fantasmi sono reali oppure è Miss Giddens ad essere un po' esaurita? Miles e Flora sono realmente posseduti dai fantasmi? Alla fine, sebbene mi sentirei di spezzare una lancia per la sfortunata Miss Giddens, ogni lettore può avere un'opinione diversa al riguardo.
E che significa “The Turn of the Screw”, cioè questo benedetto giro di vite? La risposta corretta, probabilmente, è nelle pagine del capitolo XXII, anche se, a riguardo, ci sono interpretazioni divergenti :

I could only get on at all by taking "nature" into my confidence and my account, by treating my monstrous ordeal as a push in a direction unusual, of course, and unpleasant, but demanding, after all, for a fair front, only another turn of the screw of ordinary human virtue.

Io potrei andare avanti solo portando “il naturale” dentro la mia autostima ed il mio pensiero, trattando il mio mostruoso calvario come una spinta verso una direzione insolita, naturalmente, e spiacevole, ma richiedente, dopo tutto, per un confronto equilibrato, solo un altro giro della vite della comune umana virtù.


Ed è proprio questo: la povera Miss Giddens si trova a combattere, praticamente da sola, l'irrazionale, anzi, come lei stessa dice, la sua è una lotta “contro la natura”, che la sta portando sull'orlo della follia ed in questi casi, non c'è altro rimedio: raccogliere tutte le forze, aggrapparsi alle proprie radici e prepararsi al confronto finale.
“Il giro di vite” rende bene l'idea: con il passar del tempo la nostra virtù può essersi allentata e quindi necessitare una “stretta”, i nostri valori sbiaditi e richiedere una mano di vernice.

sabato 3 agosto 2013

Altro che Sudoku..

Per molti è tempo di vacanze e quindi di spiagge e di ombrelloni, di letture, di cruciverba e anche di Sudoku, che si è imposto negli ultimi anni tra i rompicapi estivi.
La matematica può essere divertente e allora, visto che stiamo parlando di Archimede, approfittiamone per ripresentare il celebre problema dei "Buoi del Sole" (nessun doppio senso, per carità, si chiama proprio così!!!). Vi riporto il testo in greco così, chi vuole, se lo legge per conto suo; dal canto mio, vi riporto una traduzione nei limiti del possibile letterale, snellita però ove necessario per non complicarne troppo la comprensione, tenendo conto che lo stesso testo originale ha dato adito a diverse interpretazioni. Non mi sono discostato quindi, per prudenza, soprattutto nelle parti che contengono gli elementi necessari per il calcolo, da quanto va per la maggiore in rete.
 Il numero dei buoi del Sole , o amico, misura agendo con cura, se  possiedi  sapienza, in che numero pascolavano un giorno sulle pianure dell'isola della Sicilia Trinacria, distribuiti in quattro gruppi aventi diverso colore: uno bianco latte, un altro splendente di color nero, un altro ancora giallo e l'ultimo pezzato. In ogni gruppo i tori erano in numero consistente, distribuiti con questa simmetria: considera i bianchi come eguali alla metà ed alla terza parte di tutti i neri ed ai gialli, o amico, i neri poi eguali alla quarta parte ed alla quinta dei pezzati e a tutti i gialli; i restanti pezzati considerali poi come eguali alla sesta ed alla settima parte dei tori bianchi e di nuovo a tutti i gialli. Le mucche invece erano così divise: le bianche erano eguali precisamente alla terza e quarta parte di tutta la mandria nera; le nere alla quarta parte insieme alla quinta delle pezzate considerate insieme ai tori; le pezzate erano precisamente eguali alla quinta parte ed alla sesta di tutti gli animali del gregge giallo; le gialle poi furono poi stimate eguali alla metà della terza parte ed alla settima parte del gregge bianco. Quando, o amico, avrai detto esattamente quanti erano i buoi del Sole, dei tori ben pasciuti il numero, quanti di ciascun colore, non ti si dirà certamente ignorante nè incapace nei numeri, ma non sarai nemmeno considerato un matematico fra quelli sapienti. Ma ora concentrati  su queste altre relazioni fra i buoi del Sole. Dopo che i tori bianchi si erano mischiati  ai neri formando una figura equilatera, le vaste pianure della Trinacria venivano allora riempite di buoi; invece i gialli e i pezzati raccogliendosi costituivano una figura triangolare. Quando avrai ricavato tutte queste misure e avrai anche trovato il numero totale dei buoi, allora, o amico, sii orgoglioso  come un vincitore e sii certo di essere giudicato come padrone di questa scienza.

In reta ci sono delle soluzioni possibili, però prima  possiamo divertirci ad impostare il sistema di equazioni che è abbastanza semplice, tralasciando la successiva parte geo-metrica/grafica che si presta a più interpretazioni.
Ho l'impressione, comunque, che, sotto sotto, Archimede fosse un gran burlone.