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sabato 21 dicembre 2013

Orazio ed il seccatore

Fate mente locale... Vi sarà capitato, almeno una volta, di essere stati prima catturati da uno scocciatore professionista e poi sfiniti dalle sue chiacchiere.
Lo scocciatore professionista è un animale predatore che sceglie con cura la sua vittima...Di solito privilegia gli autobus, le file, e comunque quei posti nei quali la vittima designata non ha via di fuga.
E come sceglie le sue vittime? Chi è famoso ha ovviamente più probabilità di essere importunato, ma anche i “comuni mortali” corrono i loro rischi, essendo prede molto più facili. Cosa sia di preciso che faccia scattare la molla non lo posso dire con sicurezza, a volte può essere la timidezza che traspare dai nostri modi, altre l'emotività che si legge nel nostro modo di esprimerci, certo è che a me ogni tanto capita di dovermi sorbire certe litanie sull'autobus oppure alla fermata....
Comunque il vero scocciatore professionista prima “sente” la preda e poi balza senza esitazione.

Godiamoci qualche stralcio di questa divertentissima satira di Orazio:

Ibam forte via Sacra, sicut meus est mos, nescio quid meditans nugarum, totus in illis: accurrit quidam notus mihi nomine tantum arreptaque manu 'quid agis, dulcissime rerum?' 'suaviter, ut nunc est,' inquam 'et cupio omnia quae vis.'

Me ne andavo per caso sulla via Sacra, come è mio costume, meditando non so quali sciocchezze, completamente assorto in esse: mi corse incontro un tale noto a me solo di nome e afferratami la mano “Come va, o dolcissima tra le cose?”
Benissimo, fino ad ora”, risposi “e ti auguro tutte le cose che desideri”.

Orazio, che è scaltro, fiutato il vento cerca di sganciarsi ma lo scocciatore è tenace e perspicace...
ut illi nil respondebam, 'misere cupis' inquit 'abire: iamdudum video; sed nil agis: usque tenebo; persequar hinc quo nunc iter est tibi.' 'nil opus est te circumagi: quendam volo visere non tibi notum; trans Tiberim longe cubat is prope Caesaris hortos.' 'nil habeo quod agam et non sum piger: usque sequar te.'

Poichè non gli rispondevo, “brami inutilmente di andartene” disse “ me ne sono accorto da un pezzo ma ti sforzi per nulla: ti starò sempre dietro: ti seguirò da qui fino a dove sei diretto..”
Non è il caso che tu faccia un giro così grande: voglio far visita a qualcuno che non conosci; giace malato lontano oltre il Tevere, vicino agli orti di Cesare.”
Non ho niente da fare e non sono pigro: perciò ti seguirò”.

Una volta lanciatosi, lo scocciatore professionista è inarrestabile... E non è nemmeno vero che non ha nulla da fare.

...
ventum erat ad Vestae, quarta iam parte diei praeterita, et casu tum respondere vadato debebat, quod ni fecisset, perdere litem. 'si me amas,' inquit 'paulum hic ades.' 'inteream, si aut valeo stare aut novi civilia iura; et propero quo scis.' 'dubius sum, quid faciam', inquit, 'tene relinquam an rem.' 'me, sodes.' 'non faciam' ille, et praecedere coepit; ego, ut contendere durum cum victore, sequor.


Si era giunti al tempio di Vesta, trascorsa ormai la quarta parte del giorno, e avendo offerto garanzia doveva allora presentarsi in giudizio, perchè se non l'avesse fatto avrebbe perduto la causa.
Se mi vuoi bene”, disse “devi aiutarmi un po' qui.”
Mi prendesse un colpo se sono in grado di assisterti o se conosco il diritto civile; inoltre ho fretta di andare dove sai.”
Sono in dubbio su cosa fare” disse “ Se lasciare te o la causa”.
Me, per favore”
Non lo farò” rispose e iniziò a precedermi; ed io, poiché è difficile lottare con il vincitore, lo seguivo.

E così ,strada facendo, lo scocciatore svela la sua ambizione, quella di entrare nella corte di Mecenate. Orazio è alle strette, cerca di svincolarsi e vede un suo amico: spera a questo punto che l'amico lo liberi dall'importuno ma l'amico, che è un burlone e conosce bene lo scocciatore, se ne guarda bene e lascia il povero Orazio con il suo tormentatore e con un palmo di naso.
Sembrerebbe finita, ma ecco intervenire il “deus ex machina”

casu venit obvius illi adversarius et 'quo tu, turpissime?' magna inclamat voce, et 'licet antestari?' ego vero oppono auriculam. rapit in ius; clamor utrimque, undique concursus. sic me servavit Apollo.
Per caso gli viene incontro il suo avversario nella causa ed esclama a gran voce: “Dove vai, scellerato?” e “Posso prenderti a testimone”. Io, senza esitare, porgo l'orecchio. Lo trascina in giudizio; confusione da entrambe le parti, accorrere da ogni dove. Così mi salvò Apollo.

SOPPORTARE PAZIENTEMENTE LE PERSONE MOLESTE  (Le opere di Misericordia Spirituale).

sabato 14 dicembre 2013

E tu, che lingua parli?

Studiare le lingue è divertente e ci aiuta ad essere un po' più “open-minded”, lo sappiamo.
Imparare nuovi vocaboli e modi di dire modifica la nostra percezione del mondo ed il nostro modo di vivere la vita.
Ho voglia, oggi, di accennare all'ipotesi di Sapir-Whorf , perchè, valida o meno, è comunque sicuramente affascinante.
Secondo questa teoria, la nostra struttura linguistica non è solo il risultato delle nostre esperienze, ma assume un ruolo attivo nella determinazione dei nostri comportamenti: in soldoni, la nostra conoscenza linguistica influenza il nostro modo di pensare.
Worf, in particolare, studiò in modo dettagliato le differenze tra l'inglese e la lingua hopi (appartiene alla famiglia delle lingue uto-atzeche) e richiamò l'attenzione sul fatto che mentre lo standard linguistico europeo tende a rappresentare il tempo come una sequenza di distinte e numerabili unità, la lingua hopli e quelle dei nativi americani sono invece orientate al processo e quindi non prevedono le unità di misura del tempo, con conseguente influenza sulle loro abitudini.
Beh, come al solito le critiche non mancarono, tuttavia bisogna ammettere che è una tesi suggestiva... Magari ci fosse una lingua che potesse influenzare in modo positivo i nostri pensieri ed i nostri comportamenti!!! Già, bisognerebbe renderne subito lo studio obbligatorio.

sabato 7 dicembre 2013

La mucca sacra

E' ora di dedicare un po' di spazio anche all'arte della fotografia.
Se “Blow up”, di Michelangelo Antonioni (1966), è il primo film che mi viene subito in mente quando parliamo di fotografia, impossibile non associare immediatamente alla fotografia Andy Warhol, il padre della “pop art”.
E se le foto di Marylin Monroe, Mao Tse Tung e gli altri personaggi famosi da lui immortalati sono universalmente note, bisogna dire che Warhol non solo fotografava qualunque cosa ma che era anche un artista a tutto campo.
Prendendo spunto dal titolo del post odierno, sapevate che la copertina dell'album “Atom Heart Mother”, dei Pink Floyd, fu ispirata dalla carta da parati con le mucche di Andy Warhol?
Già, la mucca, simbolo universale di serenità, abbondanza e fertilità nonchè oggetto di venerazione in India, è qualcosa di cui non si può proprio fare a meno come ci ricorda la pubblicità.
E non ne fanno a meno nemmeno gli strateghi del Marketing, altra parola magica degli ultimi 30 anni, che viene inserita praticamente in ogni discorso di lavoro e pagina di ricerca di personale e alla quale vengono intitolati ogni anno una molteplicità di corsi di formazione.
Esatto, chi ha fatto qualcuno di questi corsi ha indovinato: stiamo per introdurre la BCG Matrix, detta anche Growth–Share Matrix o Matrice di Boston.
La BCG Matrix è per l'appunto un grafico a quadranti creato dal Boston Consulting Group, da utilizzare per le strategie di Marketing: portfolio analysis, product management, ecc.
Come potete vedere, ci sono 4 quadranti ove posizionare i prodotti (o meglio, “business unit”) a seconda della quota di mercato relativa e del tasso di crescita.

I quattro quadranti sono così denominati:
Cash cows: che vogliamo tradurlo come "mucche da mungere" o "galline dalle uova d'oro" poco cambia: i prodotti posizionati in questo quadrante si trovano in una situazione nella quale l'azienda ha un'alta quota di mercato e il settore cresce lentamente, generando così molto denaro da investire altrove.
Dogs: la traduzione letterale può prestarsi ad equivoci, in questo caso si sta parlando di prodotti in declino, perchè l'azienda ha una quota di mercato bassa ed il settore ha una crescita molto bassa: fino a quando generano qualche profitto potrebbero essere mantenuti, poi questi prodotti verranno gioco forza abbandonati.
Question marks: ossia, cosa farò da grande? L'azienda ha una quota di mercato bassa in un settore in espansione: questi prodotti potrebbero diventare stars e poi cash cows oppure dogs e quindi bisogna studiare bene il da farsi.
Stars: in questo caso l'azienda ha un'alta quota di mercato in un settore in espansione e quindi questi prodotti hanno bisogno di finanziamenti.

Come avrete intuito, la speranza è che un prodotto divenga "Cash Cow"  e quindi, anche in questo caso, la Mucca è oggetto di grande aprezzamento.




mercoledì 4 dicembre 2013

Una notte a l'Opéra

Parliamo oggi di "architettura" e più precisamente di Palazzo Garnier, meglio conosciuto come l'Opéra de Paris.
Voluto da Napoleone III, fu costruito tra il 1861 ed il 1875 ed è la più grande Opera House del mondo, con i suoi 17 piani e le sue oltre 2500 porte.
Ok, giù la maschera...anzi, è più appropriato dire “su la maschera” perché il libro di cui parleremo è appunto “Le Fantôme de l'Opéra” ("il fantasma dell'Opera") .
In effetti, probabilmente l'Opéra non avrebbe lo stesso fascino senza il fantasma ed i passaggi segreti, i cunicoli e la casa sul lago, il palco N°5 e tutti i misteri creati dalla penna di Gaston Leroux (1910).
Favola gotica che racconta l'impossibile storia d'amore di Erik, uomo senza volto ma con un incredibile talento per la musica, per la bella Christine Daaé, la giovane cantante lirica presa in principio da Erik sotto la sua guida, riprendendo quindi un tema ben collaudato, non manca, comunque, di sottile ironia sul mondo dello spettacolo.
E se Erik muore, Christine e Raoul fanno comunque perdere le loro tracce e così della bella cantante e dell'elegante conte di Chagny non si saprà più nulla e perciò la storia non ha una vero finale.
Del resto, “Il fantasma dell'Opéra” ha ispirato musical, balletti e film e fa parte a tutti gli effetti di quella schiera di quei personaggi fantastici destinati ad abitare per sempre a Parigi.
Alla prossima.