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sabato 27 settembre 2014

Ercole e Caco

Approfittiamo del fatto che quest'anno il mito di Ercole è tornato, in pompa magna, sul grande schermo, per dedicare un po' più di spazio a colui che può essere considerato, a tutti gli effetti, il primo super-eroe.
Vediamo cosa combinò quando passò dalle mie parti...
Da Tito Livio, "AB URBE CONDITA" ("Dalla fondazione di Roma"), Libro I :

Palatium primum, in quo ipse erat educatus, muniit. Sacra dis aliis Albano ritu, Graeco Herculi, ut ab Evandro instituta erant, facit. Herculem in ea loca Geryone interempto boves mira specie abegisse memorant, ac prope Tiberim fluvium, qua prae se armentum agens nando traiecerat, loco herbido ut quiete et pabulo laeto reficeret boves et ipsum fessum via procubuisse. Ibi cum eum cibo vinoque gravatum sopor oppressisset, pastor accola eius loci, nomine Cacus, ferox viribus, captus pulchritudine boum cum avertere eam praedam vellet, quia si agendo armentum in speluncam compulisset ipsa vestigia quaerentem dominum eo deductura erant, aversos boves eximium quemque pulchritudine caudis in speluncam traxit. Hercules ad primam auroram somno excitus cum gregem perlustrasset oculis et partem abesse numero sensisset, pergit ad proximam speluncam, si forte eo vestigia ferrent. Quae ubi omnia foras versa vidit nec in partem aliam ferre, confusus atque incertus animi ex loco infesto agere porro armentum occepit. Inde cum actae boves quaedam ad desiderium, ut fit, relictarum mugissent, reddita inclusarum ex spelunca boum vox Herculem convertit. Quem cum vadentem ad speluncam Cacus vi prohibere conatus esset, ictus clava fidem pastorum nequiquam invocans morte occubuit.


Per prima cosa [Romolo] fortificò il Palatino, nel quale egli stesso era stato educato. Fece sacrifici agli altri dei secondo il rito Albano, ad Ercole secondo quello Greco, così come erano stati istituiti da Evandro. Si narra che Ercole, in quei luoghi, ucciso Gerione, gli avesse rubato dei buoi di notevole bellezza, e si fosse coricato nei pressi del fiume Tevere, nel punto in cui era passato a nuoto conducendo il bestiame, in un luogo erboso, affinché i buoi si ristorassero con la quiete e con il pascolo lieto e lui stesso, spossato dal cammino, [si riposasse]. Lì, avendolo vinto il sonno, poichè era appesantito dal cibo e dal vino,  un pastore dei dintorni, di nome Caco, sicuro della propria forza, rapito dalla bellezza dei buoi, bramando prendersi quella preda,  poiché se avesse condotto gli armenti nella spelonca le stesse impronte avrebbero guidato il padrone quando se ne fosse messo alla ricerca, prese le mucche più belle per la coda le trascinò all'indietro nella grotta. Alla prima aurora, Ercole, svegliatosi, avendo esaminato con attenzione il gregge e essendosi accorto che ne mancava una parte, si diresse verso la grotta vicina, se per caso le impronte portassero lì. Quando vide che tutte erano volte all'esterno e non portavano in nessuna altra parte, confuso e incerto nell'animo cominciò a spingere via il gregge da quel luogo avverso. Quindi, avendo alcune vacche, condotte via,  muggito, come avviene, per il dispiacere di quelle rimaste, il muggito di risposta delle mucche rinchiuse nella grotta fece voltare Ercole. Avendo cercato Caco di impedire con la forza che quello entrasse nella spelonca, invocando inutilmente l'aiuto dei pastori, colpito dalla clava, morì.

Beh, carina questa immagine del potente Ercole, davanti alla grotta di Caco, che non ci si raccapezza con le impronte..Del resto, Caco è, nella mitologia, una specie di sinonimo del ladro per eccellenza..
E poichè tempo fa un mio amico spagnolo mostrava interesse  per il "Parco dei Mostri" di Bomarzo, anche lì si può trovare una raffigurazione di questa vicenda.
Alla prossima.



domenica 21 settembre 2014

Asini d'oro

Pensavate davvero che Pinocchio e Lucignolo fossero i primi ad essere stati trasformati in asini?
Beh, nel II secolo d.C. Lucio Apuleio scriveva “Le metamorfosi” (opera nota anche come “L'asino d'oro”).
Il giovane Lucio, in viaggio per la Tessaglia, viene ospitato dal ricco Milone e da sua moglie Panfile, una potente maga.
Convince allora la serva Fotide ad aiutarlo, perché vuole sperimentare su di sé una delle trasformazioni alle quali ha assistito, quella in cui Panfile si trasforma in gufo.
Ma...

Haec identidem adseverans summa cum trepidatione inrepit cubiculum et pyxidem depromit arcula. Quam ego amplexus ac deosculatus prius utque mihi prosperis faveret volatibus deprecatus abiectis propere laciniis totis avide manus immersi et haurito plusculo uncto corporis mei membra perfricui. Iamque alternis conatibus libratis brachiis in avem similis gestiebam; nec ullae plumulae nec usquam pinnulae, sed plane pili mei crassantur in setas et cutis tenella duratur in corium et in extimis palmulis perdito numero toti digiti coguntur in singulas ungulas et de spinae meae termino grandis cauda procedit. Iam facies enormis et os prolixum et nares hiantes et labiae pendulae; sic et aures inmodicis horripilant auctibus. Nec ullum miserae reformationis video solacium, nisi quod mihi iam nequeunti tenere Photidem natura crescebat.

Assicurando ciò più volte,  con grande trepidazione entra piano piano nella camera da letto ed estrae il vasetto dallo scrigno. Strettolo al petto e baciatolo e supplicato affinchè mi favorisse con voli felici, gettati a terra in fretta tutti i vestiti, immersi avidamente le mani e, preso un bel po' d'unguento, mi frizionai le membra del mio corpo. E poi mi abbandonavo a sforzi alterni, bilanciate le braccia, simile ad un uccello; né piume né penne, ma i miei peli si ispessiscono del tutto come setole e la pelle delicata si indurisce come il cuoio e alle palme estreme, perso il numero, tutte le dita si riuniscono in un'unica unghia e dalla terminazione della mia colonna vertebrale spunta una grande coda. E poi, una faccia enorme, una bocca ampia, narici spalancate e labbra pendule; allo stesso tempo le orecchie, smisuratamente cresciute, hanno il pelo dritto. E nulla della miserabile trasformazione noto come conforto, se non che l'organo genitale era cresciuto non potendo, però, più avere Fotide tra le braccia.

Già, dopo il danno anche la beffa...Ma quand'è che si diventa asini? Solo quando non si studia? Secondo Apuleio, quando ci si lascia travolgere dalle passioni: il corpo non è fine a se stesso, ma deve servire l'anima.