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domenica 31 maggio 2015

Nel paese dei Ciclopi

Si avvicinano le vacanze e probabilmente saranno molti quelli che sceglieranno la Sicilia. Sapevate che i Greci situavano il paese dei Ciclopi ai piedi dell'Etna.... Ve l'immaginate?
-Qualcuno ha visto Polifemo?
Già, provando a chiedere qua e là, a parte Omero, sono molti quelli che raccontano storie su di lui e tra questi anche delle nostre vecchie conoscenze, come Virgilio, Euripide e Ovidio.
Il mito di oggi è quello, però, di “Polifemo innamorato”, a dimostrazione che comunque “Il Magnifico” si sbagliava quando scriveva “non può fare a Amor riparo se non gente rozze e ingrate “: perfino il brutale e ottuso Polifemo è inerme di fronte alle frecce di Cupido.
E andiamo dunque a ripercorrere la favola di Polifemo e Galatea attraverso i versi eleganti di Luis de Góngora, poeta e drammaturgo spagnolo del Secolo d'Oro, nonché bersaglio preferito degli strali di un'altra nostra conoscenza, Don Francisco Quevedo che lo copriva di ogni sorta di improperi (credevate forse che l'invettiva poetica fosse circoscritta al XIII e XIV secolo nonchè all'Umbria e alla Toscana?), così ripariamo ad una grandissima ingiustizia perché se da un lato è naturale che Don Francisco, con “toda su mala leche” (il suo caratteraccio) , si attiri le nostre simpatie, dall'altro bisogna riconoscere che lo stile di Góngora è davvero raffinato.
Polifemo, colpito dalla bellezza della ninfa Galatea, prova nel suo cuore una tenerezza assolutamente insospettabile e darebbe anche la vita per lei. Ma Galatea ama il pastore Acis e …

No a las palomas concedió Cupido
juntar de sus dos picos los rubíes,
cuando al clavel el joven atrevido
las dos hojas le chupa carmesíes.
Cuantas produce Pafo, engendra Gnido,
negras vïolas, blancos alhelíes,
llueven sobre el que Amor quiere que sea
tálamo de Acis ya y de Galatea.

Appena ai colombi concesse Cupido
di unire dei due becchi i rubini
quando al garofano il giovane audace
le due foglie succhia cremisi,
Tutto quello che Pafo dona, genera Gnido,
nere viole, bianchi gladioli,
piovono sopra quello che Amore vuole che sia
il talamo di Acis e di Galatea.

A questo punto, Polifemo non ci vede più....

Su aliento humo, sus relinchos fuego,
si bien su freno espumas, ilustraba
las columnas Etón que erigió el griego,
do el carro de la luz sus ruedas lava,
cuando, de amor el fiero jayán ciego,
la cerviz oprimió a una roca brava,
que a la playa, de escollos no desnuda,
linterna es ciega y atalaya muda.

Il suo respiro fumo, i suoi nitriti fuoco,
così bene il suo freno le schiume, illustrava
Etone le colonne che eresse il greco,
dove il carro della luce lava le sue ruote,
quando, cieco d'amore il feroce gigante,
schiacciò la nuca contro una roccia selvaggia,
che alla spiaggia, di scogli non nuda,
lanterna è cieca e torre di guardia muta.
*dalla Favola di Polifemo e Galatea – L.de Góngora

Polifemo uccide Acis tirandogli un macigno e Acis viene convertito in un fiume, le cui placide acque bagnano l'isola.


lunedì 25 maggio 2015

Tra Londra e Glasgow

Continuiamo a parlare di cinema e spolveriamo un paio di film di Ken Loach, uno dei miei registi preferiti.
Ed eccovi , allora, “Riff Raff” and “My name is Joe”, entrambi da vedere.
Cominciamo con il primo... Letteralmente “Gentaglia” (in Italia uscì con il sottotitolo “Meglio perderli che trovarli”), il film è un vero e proprio uppercut all'amministrazione Thatcher. Ma chi farebbe parte di questa “gentaglia”? La gentaglia sarebbe il nuovo sottoproletariato, immigrati regolari e non, tossicodipendenti, ex carcerati e disoccupati cronici (secondo la filosofia che “i poveri sono poveri per colpa loro”). Peccato però che mentre i “Riff Raff” si contendono quel poco lavoro che c'è, prosperano i caporali e gli investitori, non si rispettano le più elementari norme di sicurezza nei cantieri, i contributi previdenziali non vengono versati, e ciò che era nato con una finalità sociale viene messo in mano agli speculatori.
Esploriamolo quindi il mondo dei "Riff Raff", un mondo fatto di degrado e di sogni nel cassetto (alcuni impossibili, altri più a portata di mano), di grettezza e solidarietà spontanea, di drammi, piccoli e grandi, e di risate esilaranti, perché il merito del regista è quello di dipingerlo in modo efficace e di dare una voce a gente ormai estromessa dal circuito dei mass media.
E, in fin dei conti, anche Joe, ex alcolizzato in cerca di un riscatto, fa parte dei Riff Raff.
Il protagonista di “Riff Raff” e quello de “Il mio nome è Joe” sono, poi, degli idealisti e cercano entrambi le stesse cose: vogliono innamorarsi ed avere qualcosa dalla vita. Ma quando vengono messi alle strette e si ribellano alle regole di un gioco ingiusto, la loro rivolta è sterile ed i loro sogni svaniscono in un batter d'ali.

lunedì 18 maggio 2015

Espoir -Sierra de Teruel

A volte riordinare le proprie cose riserva delle belle sorprese... Dovrei ricordarmene, invece di aspettare che il caos abbia raggiunto il livello di guardia prima di decidermi a fare un po' d'ordine. E così, qualche giorno fa, mi sono ritrovato tra le mani il copione del film che regala il titolo al post odierno, ossia “Espoir – Sierra de Teruel”(1939), di André Malraux. Non so da quanto tempo giaceva nell'oblio, probabilmente lo acquistai nel mio periodo francofilo, fatto sta che, in questo mio riposo forzato, l'ho riletto con interesse e con occhi diversi perché, rispetto ad allora, conosco molto meglio la Spagna e le vicende della guerra civile delle quali il film tratta.
Ma cominciamo con un po' di storia di questo film...André Malraux, già impegnato nella raccolta di fondi per la causa repubblicana, decide di realizzare un film per contrastare la propaganda franchista, che cerca di spacciare l'invasione come una crociata anticomunista. Ne uscirà fuori un bel film, che verrà messo all'indice dal governo Daladier nel settembre del 1939 e che riceverà il premio Louis Delluc nel 1945.
Al di là del racconto, l'interrogativo di oggi è perché la guerra civile spagnola accese i sentimenti di così tante persone in tutto il mondo (non solo di intellettuali, anche di gente molto semplice che andò a combattere per la Repubblica nelle Brigate Internazionali) e ha continuato a coinvolgere ed appassionare (ricordate, ad esempio, il film “Caro Michele”, di Monicelli? La canzone che cantava Michele, da bambino, insieme al padre, era, per l'appunto, una canzone della guerra civile spagnola: “Ay Carmela”) .
Proprio in questo ci è di aiuto “Espoir” (“La Speranza”) e vorrei riportarvi alcune righe della presentazione del film fatta da Maurice Schumann che ha trovato, a mio avviso, le parole più giuste e più belle.

...Sous nos yeux se découpait et revenait comme un leitmotiv , le sens profond d'une atroce bataille, accepté par un peuple fier et torturé, qui voulait être libre de goûter des joies simples et de lever les yeux vers un beau ciel...

...Sotto i nostri occhi si distaccava e ritornava come un leitmotiv il senso profondo di una battaglia atroce, accettata da un popolo fiero e martoriato, che voleva essere libero di gustare delle gioie semplici e di alzare gli occhi verso un bel cielo..

Già, il film mette giustamente in risalto la partecipazione attiva del popolo alla resistenza. Contadini, operai e volontari giunti da ogni dove, mal addestrati e mal equipaggiati, con armi (almeno all'inizio della guerra civile) artigianali o piuttosto datate, non si sa come, tuttavia resistettero.

..Chaque visage et chaque image, chaque regard et chaque coup de feu, tout nous dit: le drame de l'Espagne, c'était déjà notre drame; la guerre de l'Espagne, c'était déjà notre guerre...

Ogni volto ed ogni immagine, ogni sguardo e ogni sparo, ci dice tutto: il dramma della Spagna era già il nostro dramma; la guerra della Spagna era già la nostra guerra...

­E infatti, i volontari delle Brigate Internazionali, circa 40.000 uomini, provenivano da 52 paesi diversi (molti anche dall'Italia e dalla Germania), ai quali bisogna sommare 20.000 persone che lavoravano nei servizi ausiliari e altri 5.000 uomini che erano inquadrati nei ranghi dell'esercito repubblicano.

...Où l'espoir se distinguait-il de l'absurde, pour un peuple assailli par tous les dictateurs et trahi par tous ceux qui les dictateurs attaquaient à travers de lui?

..Dove la speranza si distingueva dall'assurdo, per un popolo assalito da tutti i dittatori e tradito da tutti quelli che i dittatori attaccavano attraverso lui?

Già, “so sad and so true” (così triste e così vero): perdonate questa piccola licenza, ma è un doveroso omaggio anche ai moltissimi inglesi e americani che combatterono a fianco dei repubblicani: nazisti e fascisti aiutarono Franco e probabilmente il loro apporto fu decisivo, mentre le nazioni liberali furono restie a fornire armi ai repubblicani che così avevano abbondanza di uomini ma ricevevano aiuto militare solo dalla Russia e dal Messico, con tutte le difficoltà di rifornimento dovute alla lontananza.
Ed è proprio questo il fascino della causa repubblicana: la fierezza di un popolo, aggredito e tradito, che in quel momento rappresenta tutti i popoli, e che si aggrappa disperatamente ad una speranza di vittoria da conquistare patendo e facendosi forza ogni giorno.

venerdì 1 maggio 2015

Un po' per uno

Questa volta parleremo di ….LAVORO E SOLIDARIETA' . Come uscire dalla crisi economica? Beh, forse la chiave di volta è proprio in questa parola: solidarietà... Almeno, è quello che suggerisce uno dei miei autori preferiti in assoluto, l'incorreggibile Esopo:

Esopo - Il cavallo e l'asino

Il cavallo e l'asino

Un uomo aveva un cavallo e un asino. Mentre camminavano, nel mezzo della via, l'asino disse al cavallo:”Prendi un po' del mio fardello, se vuoi che io sia salvo”.

Quello non rispose , l'asino cadde per la fatica e immediatamente morì. Poiché il padrone gettò allora tutto il carico sul cavallo, incluso la pelle dell'asino, il cavallo, lamentandosi, gridava: “Me sventurato, poiché non volevo prendere su di me un piccolo carico, adesso trasporto tutto, perfino la pelle”.

La favola insegna che se i grandi sono solidali con i piccoli, entrambi salvano la vita.


Effettivamente, la solidarietà verso chi è in difficoltà è il grande patrimonio dei lavoratori mentre l'egoismo ha il fiato corto.
E' tradizione di questo blog scegliere una canzone per il Primo Maggio: quest'anno scelgo Van Diemen's Land, degli U2, dedicata al poeta John Boyle O'Reilly
Buon ascolto.