Editore di Directory Italia - http://directory-italia.blogspot.com/

sabato 24 ottobre 2015

Codex - L'eredità

L'ultimo post sugli indovini mi ha fatto tornare in mente Filemazio, il “protomedico, matematico, astronomo, (forse) saggio” della bellissima canzone di Guccini: “Bisanzio”.
Chissà se è veramente esistito...Immagino che ci saranno sempre stati uomini che si siano sforzati di comprendere i passaggi epocali basandosi sulle proprie conoscenze piuttosto che su istinti poco nobili ma, comunque, cogliamo la palla al balzo per riannodarci ad uno dei nostri thread, quello degli imperi che crollano.
Come sappiamo, l'Impero Romano venne diviso alla morte di Teodosio I (395) , tra i due figli Onorio e Arcadio, in Impero Romano d'Occidente e Impero Romano d'Oriente.
Il primo, ormai allo stremo [N.D.R. : certe eredità sono davvero pesanti!!], terminerà nel 476, con la deposizione dell'ultimo imperatore legittimo Romolo Augustolo da parte del generale Odoacre, mentre il secondo durerà fino al 1453, anno della conquista di Costantinopoli da parte degli Ottomani.
E, allora, concentriamoci sull'Impero Bizantino e più in particolare, visto che l'interesse morboso per il talamo degli altri, specie se potenti o famosi, non accenna a diminuire, parliamo di Giustiniano I che, in proposito, sposò Teodora, donna del popolo piuttosto “chiacchierata” (Procopio di Cesarea, nella sua “Storia segreta” (un libello contro Giustiniano e Teodora), ne scrisse di cotte e di crude sul suo conto!!), facendola imperatrice.
Ma, che si trattasse di voci di corridoio o meno, poco importa (almeno al sottoscritto!!!!): Giustiniano lasciò in eredità la riorganizzazione del diritto secondo uno schema non dissimile da quello attualmente in auge in molte nazioni moderne.
La sua opera riformatrice può essere suddivisa in tre periodi:
Il primo periodo, dal 528 al 534, durante il quale videro la luce:
  1. Il “Codex Iustinianus primus o vetus” (528-529) non ci è pervenuto ma, presumibilmente, era un'ampliamento del Codice Teodosiano;
  2. Il “Digestum” e le “Istitutiones Iustiniani”(530-533)
  3. Il “Codex Iustinianus repetitae praelectionis”(534) che è quello che ci è pervenuto ed è diviso in 12 libri e 4 argomenti:
    1. diritto ecclesiastico
    2. diritto privato
    3. diritto penale
    4. diritto amministrativo e finanziario
Il secondo periodo, dal 534 al 542, caratterizzato dalle “Novellae Constitutiones”;

Il terzo periodo, dal 542 al 565, durante il quale l'attività legislativa fu più scarsa e si concretizzò attraverso l'adozione di altre “Novellae

L'insieme di queste opere costituiscono il “Corpus Iuris Civilis”, fondamento della cultura giuridica di molti paesi.
E, allora, andiamo a curiosare nel Codex del 534 e vediamo quello che prevedeva il libro IX, quello del diritto penale, per coloro che si dedicavano a “malefici, matematica e assimilabili”, così torniamo al punto da cui siamo partiti (anche se, devo confessarvi che sono un po' preoccupato, perché comunque il mio lavoro ha a che fare con i numeri e perché la parte della Statistica che mi ha sempre affascinato è quella dei modelli predittivi...).
Ad ogni buon conto:

CTh.9.16.0. De maleficis et mathematicis et ceteris similibus.
.......
CTh.9.16.4 [brev.9.13.2]
Nemo haruspicem consulat aut mathematicum, nemo hariolum. Augurum et vatum prava confessio conticescat. Chaldaei ac magi et ceteri, quos maleficos ob facinorum magnitudinem vulgus appellat, nec ad hanc partem aliquid moliantur. Sileat omnibus perpetuo divinandi curiositas. etenim supplicium capitis feret gladio ultore prostratus, quicumque iussis obsequium denegaverit.

CTh.9.16.0. Sui malefici, la matematica e altre cose simili
.
CTh.9.16.4 [brev.9.13.2]

Nessuno consulti un aruspice, un matematico o un indovino. Cessino le confidenze empie fatte ad auguri e vati. Caldei[*abitanti dell'Assiria, terra di astronomi], maghi e altri, che il volgo chiama “Malefici” per la grandezza dei loro crimini, non si dedichino più a tutto ciò. Si metta fine a ogni curiosità relativa all'arte della divinazione e d'ora in poi chiunque rifiuti di ossequiare la legge venga condannato alla pena capitale e sottoposto alla spada vendicatrice.

domenica 18 ottobre 2015

Adivina adivinanza...

Previsioni del tempo, oroscopi, sondaggi elettorali, previsioni economico-finanziarie, profezie...Che si guardi nella fatidica sfera di cristallo, si legga la mano, si osservi il volo degli uccelli o si studino le congiunzioni astrali , che si utilizzano sofisticate tecniche di analisi dei dati o si esamino le interiora degli animali, l'arte di predire il futuro ha sempre affascinato l'umanità.
E se da un lato il mestiere dell'indovino ci è sempre piaciuto, sin da quando eravamo bambini, bisogna fare attenzione...Perché non sono tutte rose e fiori.
Cominciamo da Calcante....Vediamo cosa dice Achille, in “Ifigenia in Aulide” di Euripide, a Clitennestra:

Ifigenia in Aulide - Euripide







Che uomo è un indovino, che poche verità e molte menzogne dice, ed è finito, se quello che dice non si avvera?

Già, come ho già scritto in un post precedente, Achille è eroe moderno e quindi non può non essere scettico.
Ed il Pelide fu davvero “profeta” in quanto, almeno secondo una delle versioni sulla morte di Calcante, pare che l'indovino morì a causa di una botta in testa per non aver indovinato quanti fichi avesse un albero!
E non va meglio a Tiresia, altro indovino famoso per noi nostalgici degli studi classici, che Dante mette all'Inferno tra i fraudolenti (canto XX versi 41-45).

Vedi Tiresia, che mutò sembiante
quando di maschio femmina divenne
cangiandosi le membra tutte quante;

e prima, poi, ribatter li convenne
li duo serpenti avvolti, con la verga,
che riavesse le maschili penne.

Già, Tiresia, secondo il mito, fu cambiato in donna perché, vedendo due serpenti che si accoppiavano, uccise la femmina e tale rimase per 7 anni finché, trovandosi di fronte alla stessa scena, uccise il maschio e tornò uomo. Ebbe il dono della profezia da Zeus, dopo esser stato accecato da Era per aver rivelato il segreto del piacere femminile.
E che dire di Cassandra, che aveva il dono di predire il futuro e, al tempo stesso, era condannata a non esser mai creduta?
E gli esercenti dell'arte divinatoria non vengono risparmiati, ovviamente, dal mordace Esopo...

Indovino - Esopo

















Un indovino si era seduto in piazza e guadagnava denaro. All'improvviso, essendo venuto da lui un tale e avendogli annunziato che le porte della sua casa erano state forzate e che tutto quello che c'era dentro era stato portato via, sconvolto si alzò in piedi e gemendo corse a casa a constatare l'accaduto. Avendo assistito alla scena uno dei presenti disse:” O tu, che annunzi di prevedere le cose degli altri non sai presagire le tue?”
Di questo racconto si potrebbe fare monito per quegli uomini che gestiscono con leggerezza la propria vita e cercano di fare gli indovini delle cose che non li riguardano.

Tuttavia, per quanto abbiamo dunque accertato che quella dell'indovino è una vita grama, a volte non possiamo esimerci, quando siamo chiamati in qualità di esperti, dal fare delle previsioni se il potere lo esige.
In tal caso, occorre aguzzare l'ingegno, perché, teniamolo sempre a mente, i potenti non tollerano né gli ambasciatori latori di cattive nuove né i vati con profezie nefaste ed è meglio fare come quell'astuto indovino che, di fronte al presagio di una sorte funesta per la casa reale, seppe ribaltarne la prospettiva e disse al re che sarebbe sopravvissuto felicemente a tutti i suoi figli.

Alla prossima.

sabato 10 ottobre 2015

Ogni paese

Mi ha fatto sempre un certo effetto andare in un piccolo paese, fosse quello di mio cugino, quand'ero ragazzo, o quello d'origine della mia compagna, in questa parte della mia vita.
Sarà perché ho sempre vissuto in città o sarà, come dice Pavese, perché

Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non esser soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti. Ma non è facile starci tranquillo....

Correct! Oggi parleremo de “La luna e i falò”, probabilmente il romanzo più bello di Pavese.
E, come al solito, non ci soffermeremo molto sul racconto ma ci concentreremo su alcuni spunti di riflessione che l'autore ci suggerisce.

Così questo paese, dove non sono nato, ho creduto per molto tempo che fosse tutto il mondo. Adesso che il mondo l'ho visto davvero e so che è fatto di tanti piccoli paesi, non so se da ragazzo mi sbagliavo poi di molto.

Già, ognuno ha il suo piccolo mondo ed è anche probabile che i paesi si assomiglino un bel po'... Sono sicuro che molti di noi avranno avuto un amico (o un'amica) come Nuto, qualcuno che, nel bene o nel male, andava oltre il pensiero comune e che, per un periodo della nostra adolescenza, ci ha fatto un po' da mentore, affascinandoci e aprendoci nuovi occhi.
E la scoperta della sensualità e dell'amore...Volete che non ci sia stata qualcuna (o qualcuno) che abitava nelle nostre vicinanze e che, per noi, era davvero speciale? E non vi è mai capitato, a distanza di tanti anni, di pensarci e magari di voler sapere che vita avrà avuto? (NDR: Beh, adesso c'è facebook che ci facilita il lavoro ma che così toglie spazio alla fatica della ricerca e all'immaginazione che, a mio avviso, sono il vero sale dei viaggi nel passato!!! [Sarà per questo che non mi piace granché e che lo uso pochissimo? Chissà!]).
E chi di noi, una volta fatte le proprie esperienze, non ha cercato, almeno per un po', di essere mentore, a sua volta, di qualcuno, fosse un collega più giovane o un ragazzo che, comunque, gli ricordasse com'era prima, come il protagonista cerca di esserlo di Cinto?
Ed il periodo dell'impegno politico o sociale, per breve o lungo che sia stato? Ed i giorni di festa? Scommetto che ce ne sarà stato qualcuno che vi è rimasto, per una qualche ragione, nel cuore.
Del resto, cosa sarebbe un paese senza i suoi giorni di festa? Falò, toros de fuego, infiorate o encierros...Ogni paese ha il suo modo di celebrarli, al susseguirsi delle stagioni .

domenica 4 ottobre 2015

Fai il bravo...

A scanso di equivoci, non è un incitamento a intraprendere la carriera del Griso e del Nibbio ma soltanto un modismo della nostra lingua, l'equivalente di “be good” in inglese o “portate bien” in spagnolo.
Chissà quante volte, magari, le mamme di questi due galantuomini, che con ogni probabilità non parlavano né inglese né spagnolo, avranno rivolto loro queste precise parole ed i due pargoli sembrano averle prese così bene alla lettera da diventare entrambi “capi dei bravi” (rispettivamente di quelli di Don Rodrigo e di quelli dell'Innominato)!
Probabilmente la parola “bravo”, per qualificare il mestiere del Griso e dei suoi compari , viene dal latino “pravus” (malvagio), mentre in spagnolo questa parola significa “coraggioso, valoroso”.
Joking apart, per oggi niente greco né latino né letteratura ma parleremo, invece, di comportamenti e di modelli di apprendimento, perché non dobbiamo mai smettere di migliorarci imparando.
E partiamo allora dal “Behaviorismo”, scuola di pensiero creata da John B. Watson negli anni '20, che si dedica allo studio di come il processo di apprendimento influenzi il nostro comportamento.
In soldoni, il lavoro consiste nell'osservare come le persone reagiscono agli stimoli che vengono loro forniti e nel registrare le loro risposte a tali stimoli.
Non c'è ombra di dubbio che l'ambiente in cui viviamo eserciti una grande influenza sul nostro modo di comportarci, obbligandoci ad imparare nuovi modelli comportamentali e motivandoci a cambiare (oppure a restare noi stessi).
Un ruolo importante, come sottolinea B.F.Skinner, lo giocano le conseguenze che un determinato comportamento porta con sé: se il nostro modo di agire verrà ricompensato, è molto probabile che quel “modus operandi” verrà ripetuto e quindi immagazzinato (N.D.R.:“ripetendo si impara!!!!”); se, invece, verrà sanzionato, difficilmente sarà ripetuto. Ci sono, ovviamente, delle eccezioni, altrimenti non ci si spiega perché il Pierino di turno finisca sempre dietro la lavagna o perché il cappello con le orecchie d'asino alcuni non riescano proprio a toglierselo, ma comunque il ragionamento fila.
Punti di debolezza nell'approccio behaviorista, però, ve ne sono: in questo modo le persone non sono incoraggiate a sviluppare delle proprie strategie di apprendimento né delle proprie motivazioni. La nuova frontiera è quindi quella dell'interazione, di divenire parte attiva del processo di apprendimento e sicuramente Internet ci offre delle potenzialità tali che possiamo imparare tutto quello che vogliamo, come vogliamo, dove vogliamo e quando vogliamo. Dovremmo, per equità, dare anche qualcosa in cambio, quindi... Diamoci da fare!