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sabato 8 dicembre 2018

Il nipote di Archimede - La birreria

Tra i tanti rituali di passaggio della nostra vita c'è stato, sicuramente, quello della prima serata in birreria con gli amici.
La birra, del resto, ha origini antichissime e fu apprezzata da Sumeri, Egiziani, Greci e Romani.
Vediamo, allora, come andarono le cose in quel piccolo villaggio della Magna Grecia...

Ὁ τοῦ Ἀρχιμήδους υἱωνός

 Τὸ ζυτοπώλιον


Ὁ Γλαῦκος καὶ οἱ φίλοι αὐτοῦ ἐβούλοντο γεύεσθαι τοῦ ζύθεος ἀλλὰ οὐ ἐξῆν τοῖς παισὶ φοιτάειν εἰς τὸ ζυτοπώλιον.
Διὰ τοῦτο ὁ Νίκανδρος ἔκλεψε τὴν κλεῖδα παρὰ τοῦ ζυθοπώλου.
Νυκτὸς δʹἐπιγενομένηϛ, οἱ παῖδες ἀνέῳξαν τὴν θύραν καὶ εἰσῆλθον τὸ καπηλεῖον.
Πολλοὶ πίθοι ἦσαν καὶ οἱ ἡμέτεροι ἥρωες ἤρξαντο πίνειν.
Ὀλίγου χρόνου οἱ παῖδες ἐμεθύσθησαν· ὁ Ἰδομενεὺς ἐβούλετο Ἀσπασίαν ἀμφιπιάζειν ἀλλὰ ἡ κόρη ἀπεῖργε τὸν αὐτόν· ὁ Γλαῦκος καὶ ὁ Διοκλῆς ᾐδέτην, ὁ δὲ Νίκανδρος ἔλυγξε.
Τῇ ὑστεραίᾳ ὁ ζυθοπώλης ἥκων εἶδε τοὺς παῖδας καθεύδοντας καὶ τὸ καπηλεῖον τῇ ταραχῇ.
Οἴμοι τάλας,  ὁ  ἀνὴρ εἶπε, ἐξόλωλα.


Σ.Δ. 

La birreria
Glauco ed i suoi amici volevano assaggiare la birra ma non era consentito ai bambini frequentare la birreria.
Per questo Nicandro rubò la chiave al birraio.
Calata la notte, i bambini aprirono la porta ed entrarono nella bottega.
Vi erano molti barili ed i nostri prodi iniziarono a bere.
In poco tempo i bambini si ubriacarono;Idomeneo voleva abbracciare Aspasia ma la fanciulla lo respingeva; Glauco e Diocle cantavano, mentre a Nicandro venne il singhiozzo.
Il giorno dopo,  il birraio, appena arrivò, vide i bambini che dormivano e la taverna a soqquadro.
Povero me - disse l'uomo - sono rovinato!



 

lunedì 29 ottobre 2018

Il discolo nel pozzo

Rimettiamo mano al dizionario di Greco e, per l'occasione, rispolveriamo il Δύσκολος ,di Menandro.
La commedia, in verità, è conosciuta come “Il misantropo”; preferisco, tuttavia, riportare il titolo originale giacché, sebbene questo vocabolo, oggi, venga riferito esclusivamente ai bambini, il suo significato arcaico è, per l'appunto, “difficile da trattare”, “incontentabile... Parleremo, dunque, di uno scorbutico o, meglio, di un bisbetico, anche lui, alla fine, domato, molti secoli prima dell'impareggiabile Caterina di Padova (The Taming of the Shrew , di W. Shakespeare).
Ma veniamo alla nostra storia... Il dio Pan fa innamorare Sostrato, un ricco giovane di città, della figlia di Cnemone, un contadino alquanto scontroso.
Cnemone si dedica esclusivamente alla coltivazione del suo podere e, pur non sopportando anima viva, abita, suo malgrado, con la figlia e una serva.
La moglie, stanca di passare i suoi giorni accanto ad un uomo così intrattabile, l'ha abbandonato ed è andata a vivere insieme al figlio di primo letto, Gorgia, che lavora un piccolo podere accanto a quello di Cnemone.
Sostrato invia Pirria, un servo, da Cnemone, al fine di preparare il terreno alla sua proposta di matrimonio ma il vecchio non lo lascia nemmeno parlare: appena Pirria entra nel podere, il contadino prima lo prende a sassate e poi lo rincorre armato di bastone.
Sostrato incontra, strada facendo, Gorgia e quest'ultimo, rassicuratosi della serietà delle intenzioni del giovane nei confronti della sorellastra, decide di aiutarlo.
Sostrato accetta di lavorare nei campi per ingraziarsi il futuro suocero e, munitosi di vanga, si mette al lavoro insieme a Gorgia ed al servo Davo, in modo che, passando per la vallata, Cnemone si renda conto di quanto sia laborioso.
La madre di Sostrato, però, vuole offrire un sacrificio a Pan in una grotta vicino alla casa di Cnemone ed il vecchio, allarmatosi per viavai dei partecipanti alla cerimonia, decide di restare in casa per sorvegliare i suoi beni vanificando, così, gli sforzi di Sostrato.


 
Possiate morire, maledetti! Mi costringono a restare ozioso; come potrei, infatti, lasciare la casa incustodita? Che sventura abitare vicino alle Ninfe! Dovrò demolire la casa e costruirne un'altra altrove. Bel sacrificio fanno, i bricconi! Si portano i letti, le anfore di vino, non per gli dei ma per loro. L'incenso e la focaccia sono un dono pio: li si mette sul fuoco ed il dio li riceve per intero. Quelli, invece, agli dei offrono solo la punta della coda e la bile, che sono immangiabili, e tutto il resto se lo ingozzano loro. Vecchia, apri subito la porta. E' meglio che mi dedichi al lavoro che ho in casa.

Persino peggio di Scrooge, vero?
Il povero Cnemone, però, nel tentativo di recuperare un secchio ed una vanga, scivola nel pozzo e, allora, inizia la gara della solidarietà...







SICONE: E' quel vecchio intrattabile, vero? Grazie al cielo, ben gli sta. O carissima vecchia, è giunto il tuo momento.
SIMICHE: E come?
SICONE: Prendi un mortaio o una pietra o qualcosa del genere e tiraglieli.

Alla fine Sostrato e Gorgia riescono a salvarlo e Cnemone si rende conto, infine, di aver bisogno degli altri.
Acconsente, così, al matrimonio tra Sostrato e sua figlia. Ma mentre Scrooge, dopo aver ricevuto la visita dei tre spiriti del Natale, si redime e cambia vita, Cnemone, pur essendo caduto nel pozzo, non ha intenzione di modificare le sue abitudini.
Sentiamo cosa dice a difesa del suo “modus vivendi”....











Ma fammi sdraiare, figlia. Non credo che sia da uomo parlare più del necessario; sappi solo questo, o fanciulla -voglio dirti poche cose su di me e sul mio modo di essere – se tutti fossero come me, non esisterebbero i Tribunali, non si manderebbero in prigione i propri simili, non ci sarebbe mai la guerra, e ciascuno, avendo il giusto, ne sarebbe appagato.
Ma il modo in cui vanno le cose è più lusinghiero; fate come volete. Il vecchio bisbetico e intrattabile non vi starà tra i piedi.

Povero diavolo! Nella sua arringa c'è un' amarezza quasi dignitosa. Ma la sconfitta deve essere completa....
Poiché, almeno nelle commedie, due matrimoni sono meglio di uno, Sostrato concede sua sorella in sposa a Gorgia e visto che ormai si è formata tutta una grande famiglia, Geta e Sicone decidono di civilizzare un pochino Cnemone, obbligandolo ad unirsi alla cerimonia.
Approfittando del fatto che è costretto a stare a letto a seguito della caduta e che, quindi, non può picchiarli, iniziano a tormentarlo, chiedendogli in prestito di tutto: tavolini, tripodi, crateri, tappeti, tende...Alla fine, il contadino non ne può proprio più e accetta di farsi portare nella grotta dove si celebra il sacrificio a Pan.

Alla prossima!

sabato 8 settembre 2018

Pizze a 8

Il libro di oggi è “L'oro di Napoli” , di Giuseppe Marotta, e cavalleria impone che il primo dei racconti di cui chiacchiereremo sia “Gente nel vicolo” poiché, nell'adattamento cinematografico dell'opera (V. De Sica, 1954) , la protagonista è Sophia Loren.
Ma cosa sono le “Pizze a 8”?  Nient'altro che l'applicazione di un principio secolare molto semplice: la fiducia, più che l'ottimismo, è l'anima del commercio (oltre che la base di ogni rapporto di amicizia).

Insomma queste “pizze”, gonfie di fondente ricotta e non prive di qualche truciolo di prosciutto, si pagheranno solo fra otto giorni. Rendetevi conto che ciò incoraggia, stimola e potenzia il consumatore.....

Non c'è bisogno, nemmeno, di firmare cambiali o sottoscrivere un contratto di finanziamento...Don Rosario annota tutto su un quadernetto e gli affari gli vanno così bene che può pregare la moglie, senza timore di fare il passo più lungo della gamba, di intensificare la produzione.
Già, la bellissima moglie è croce e delizia di Don Rosario: i clienti accorrono alla sua bottega non solo per la bontà delle pizze ma anche per le grazie della signora Pugliese.
Un giorno però, donna Sofia perde il prezioso anello di smeraldi che le aveva regalato Don Rosario per il loro fidanzamento...Sarà finito nell'impasto delle pizze?
Quadernetto alla mano, il nostro imprenditore passa in rassegna tutti i clienti della giornata...La sua tecnica investigativa è collaudata: sguardi irati, allusioni e ironie sottili volte chiudere in un angolo l'indiziato e costringerlo a restituire l'anello. E, oltre che della psicologia, Don Rosario si serve  della Statistica...

“Qui c'è scritto che vi sono state consegnate cinque pizze, quindi avete cinque probabilità” 

e della Logica aristotelica...

Un serio incidente fu per determinarsi nella bottega di un fruttivendolo, la cui faccia enfiata da un atrocissimo mal di denti esaltò i sospetti di Don Rosario.
“E quella è una pietra dura, lo smeraldo” urlò, abbassandosi a una aperta accusa.
L'indignato fruttivendolo si scagliò innanzi senza ricordarsi che inforcava una sedia; pareva il Barone di Münchhausen  sulla palla di cannone.

Alla fine, l'anello salterà fuori dal taschino di Don Alfredo, il playboy del vicolo..Ma i conti non tornano: sul quadernetto non risulta nemmeno una pizza consegnata a Don Alfredo!!!!
Certo, la gente vuole l'happy end e così Don Alfredo pagherà, prima della fatidica scadenza degli 8 giorni, il dovuto per le quattro pizze che non figurano nei libri contabili ed a Don Rosario, oltre all'anello, resterà la certezza di essere stato tradito.
A proposito di fiducia...!!!

Don Ersilio Miccio vendeva saggezza..

Il racconto successivo è “Il professore” (interpretato, sul grande schermo, da Eduardo De Filippo).
Ed, effettivamente, Don Ersilio è un consulente a 360 gradi: la gente chiede il suo aiuto per qualsiasi cosa ed il “Professore” dà, dietro un modesto compenso, sempre il consiglio giusto.
Il preventivo (in termini di pena) per un furto con scasso? Come aggirare l'aggravante della premeditazione nel caso di uno sfregio? La tovaglia più adatta per un altare? Come scansare il servizio di leva? Don Ersilio ti tira sempre fuori dalle beghe, piccole o grandi che siano.
Ma la sua consulenza più originale è, a mio avviso, quella richiesta da un gruppo di tifosi che sollecitano, alla vigilia di un'importante partita di calcio, nuovi insulti da destinare all'arbitro nel caso di mancata imparzialità.
Anche gli ultras hanno bisogno di un mentore!
E vediamo come se la cava Don  Ersilio...

“Arbitro, sei un ettaro di chiocciole”  propose condannando col tono di voce elegiaco, signorile, chi fino a quell'istante non avesse saputo concepire, per volgarità o meschinità d'intelletto, un intero, vivo, incommensurabile, e dopotutto gentile paesaggio di fronti scabre.
“Arbitro, sei un orecchio di frate confessore” soggiunse Don Ersilio, sbirciandoci.
Per qualche minuto non ci sentimmo respirare; un rovescio di pioggia frustò la soglia, destandone la polvere che vi divenne una corsa di perle nere; ah, i peccati, ah le colpe, riflettemmo, come debbono aver imbrattato, dopo ore di confessionale, il paziente orecchio di un sacerdote man mano che egli li rimetteva e si sforzava di di dimenticarli; non esiste fontana che possa restituire pulizia e innocenza a quell'orecchio, pensammo trasalendo, è solo la mano di Dio che lo rifà casto e bianco.

Beh, mai mettersi contro Don Ersilio!!!
Infine, l'ultimo brano scelto è “Trent'anni, diconsi trenta” (nel film di De Sica, il protagonista di questo episodio è Totò).

Un contadino deve seminare un campo di  metri quadrati 249, eccetera. Per quanti giorni lavorerà, e di quanto grano avrà bisogna bisogno quel contadino?

Galeotto fu il foglietto! Già, perché la soluzione del problema, gettatagli da Carmine Javarone, diventa una vera e propria catena perpetua per il povero Saverio Petrella.
Per trent'anni, il povero Saverio sarà completamente succube dell' ”amico” che arriverà perfino, una volta divenuto vedovo, a trasferirsi in casa sua ed a comandare sulla sua famiglia.

Una domenica che i bambini lo infastidivano gli sfuggì detto:”Carmine, falli star zitti”; e che importa se poi, nella stanza attigua, ferocemente si schiaffeggiò?

La liberazione arriverà a seguito di un malessere che colpirà Don Carmine, al quale verrà diagnosticata una grave malattia cardiaca: Saverio trova, così, il “coraggio” di cacciarlo di casa.
Poco importa che, una volta che la diagnosi si sarà rivelata errata, il guappo si ripresenti all'uscio dei Petrella: ormai la famiglia non è più disposta ad accettare umiliazioni.
La prima morale di questa storia è che è meglio fare da soli i nostri compiti in classe: un brutto voto non è la fine del mondo e, se si studia con costanza, prima o poi i risultati arriveranno.
La seconda è  che non è mai troppo tardi per ribellarsi: la famiglia Petrella, alla fine, riacquista la  dignità.

lunedì 18 giugno 2018

Il rapimento di Proserpina

Continuiamo a parlare di dei e di stagioni, facendo un po' di analisi, oggi, di uno dei miti più belli, impreziosito, poi, dagli eleganti versi di Claudiano.
L'opera, rimasta incompiuta (probabilmente per la morte dell'autore), è ricca, tra l'altro, di accurate descrizioni dei paesaggi nei quali si snoda la vicenda e devo confessare che la lettura è  talmente intrigante che mi fa venir voglia di tornare in Sicilia, dove pur sono stato alcuni mesi fa.
Già, perché Cerere, essendo ormai la figlia Proserpina in età da marito, dopo aver respinto la corte di Marte e di Apollo, temendone il rapimento, la nasconde proprio sull'isola.
Plutone, però, pur circondato da immense ricchezze, comincia a sentirsi solo nel suo “Dark Reign” e minaccia di “scatenare l'inferno” se non gli verrà concessa una moglie.
E' interessante leggere un brano del suo “cahier de doléances”,  perché ci mostra un'immagine diversa da quella che siamo propensi ad associare al sovrano dell'Ade.

Nereia glauco
Neptunum gremio complectitur Amphitrite ;
te consanguineo recipit post fulmina fessum
Iuno sinu. quid enim narrem Latonia furta,
quid Cererem magnamque Themin ? tibi tanta creandi
copia ; te felix natorum turba coronat.
ast ego deserta maerens inglorius aula
implacidas nullo solabor pignore curas ?

Anfitrite, figlia di Nereo, nell'azzurro grembo
Nettuno accoglie; te, stanco dopo aver scagliato i tuoi fulmini,
 Giunone stringe al fraterno petto. E che dire, poi,
dei tuoi furtivi diletti con Latona, con Cerere e con Themis?
A te è dato di generare in gran copia;
una moltitudine felice di figli ti circonda,
mentre io senza gloria nella vuota reggia
mesto rimarrò e non potrò alleviare gli aspri affanni con un figliolo?

Tutto sommato, il potente Plutone merita la nostra comprensione..A questo punto, Giove si trova, come tutti i regnanti, a dover prendere delle decisioni difficili: da un lato, deve scongiurare una guerra fratricida, dall'altro...dove la trova una sposa,  degna di un dio,  che accetti di rinunciare alla luce e all'aria per le tenebre?
Purtroppo  non c'è.. Anzi, ci sarebbe Proserpina, che è in età da marito ed è bellissima...Certo, non accetterebbe mai di vivere negli inferi e figuriamoci se  Cerere darebbe il suo consenso!!!!
Bisogna, quindi, giocare d'astuzia: Giove ordina a Venere di aiutare Plutone a rapire Proserpina..

Viderat haec dudum summa speculatus ab arce
Iuppiter ac Veneri mentis penetralia pandit :
‘ curarum, Cytherea, tibi secreta fatebor.
Candida Tartareo nuptum Proserpina regi
iam pridem decreta dari : sic Atropos urget ;
sic cecinit longaeva Themis, nunc matre remota
rem peragi tempus. fines invade Sicanos
et Cereris prolem patulis inludere campis,
crastina puniceos cum lux detexerit ortus,
coge tuis armata dolis, quibus urere cuncta,
me quoque, saepe soles, cur ultima regna quiescunt ?

Da molto tempo queste cose dall'alto aveva già visto
Giove osservatore ed a Venere gli arcani della sua mente svela:
'A te confesserò, o Citerea, i segreti delle mie preoccupazioni.
Che la candida Proserpina sia data in moglie al Tartareo re
già è stato decretato da tempo; così vuole Atropo;
così l'antica Themis  predisse; adesso che la madre è lontana,
è il momento di agire. Varca i confini della Sicilia
e la prole di Cerere a giocare nei campi aperti
domani, appena la luce con i suoi purpurei raggi da oriente apparirà,
induci, armata dei tuoi inganni, con i quali travolgere tutto,
me compreso, sei spesso solita, affinché resti tranquillo il regno degli inferi?'

Un bell'esempio di realpolitik!
E così Proserpina cade nella trappola ordita da Giove; mentre Plutone, nella sua terribile maestà, si accinge a rapirla, intervengono, in difesa della fanciulla, Minerva e Diana.
Mosse a pietà, le due impavide dee affrontano lo zio: Diana incocca una freccia, mentre Minerva blocca il carro del signore degli inferi e si appresta a scagliare la sua lancia.
Beh, l'immagine è veramente suggestiva e molti sono gli artisti che si sono cimentati nel tramandarcela, da Rubens a Willem Van Herp The Elder; certamente, però, nel campo della scultura,  “il ratto di Proserpina” per antonomasia è quello immortalato dal Bernini.
A spegnere il furore delle due dee interviene, immediatamente, Giove: il padre degli dei palesa il suo consenso all'atto e  alle figlie non resta che chinare, a malincuore, la testa.
Proserpina grida tutta la sua disperazione... Plutone, allora, trattiene i cavalli e …

Talibus ille ferox dictis fletuque decoro
vincitur et primi suspiria sensit amoris.
tunc ferrugineo lacrimas deterget amictu
et placida maestum solatur voce dolorem :
Desine funestis animum, Proserpina, curis
et vano vexare metu. maiora dabuntur
sceptra nec indigni taedas patiere mariti.
ille ego Saturni proles, cui machina rerum
servit et inmensum tendit per inane potestas.
amissum ne crede diem : sunt altera nobis
sidera, sunt orbes alii, lumenque videbis
purius Elysiumque magis mirabere solem
cultoresque pios ; illic pretiosior aetas,
aurea progenies habitat, semperque tenemus
quod superi meruere semel. nec mollia desunt
prata tibi ; Zephyris illic melioribus halant
perpetui flores, quos nec tua protulit Henna,
est etiam lucis arbor praedives opacis
fulgentes viridi ramos curvata metallo :


Da questi detti e dal bel pianto
il fiero è vinto ed i sospiri del primo amore sperimenta.
Con il ferrugineo mantello deterge le lacrime
e con voce tranquilla consola il mesto dolore:
Smetti di tormentarti, Proserpina, con pensieri funesti
e vano timore; scettro maggiore ti è dato
né soffrirai nozze con uno sposo indegno di te.
Io sono prole di Saturno, tutte le cose sono al mio servizio
e per l'immenso vuoto si estende il mio potere..
Perduto non credere il giorno;altre stelle abbiamo,
altri pianeti, e vedrai un lume più puro, e maggiormente il sole
che scalda l'Eliseo ed i suoi pii abitanti apprezzerai;
lì un'era più preziosa, un'aurea gente risiede, e per sempre abbiamo
ciò che nel mondo di sopra si guadagna una sola volta.
 Né molli prati ti mancheranno; per Zeffiri migliori
ivi spandono il loro profumo fiori perpetui, che nemmeno la tua Enna ha mai prodotto,
vi è poi un prezioso albero, di metallo,  in un bosco ombroso
che curva al verde i fulgenti rami :

Da che mondo è mondo, bisogna sedurre e Plutone gioca tutte le sue carte...
Mentre l'Ade celebra le nozze del suo signore, sull'Olimpo Giove convoca gli altri dei e minaccia di fulminare, in senso letterale, chi farà parola, a Cerere, dell'accaduto..Persino il padre degli dei deve ricorrere al “segreto di Stato”, perché Cerere è troppo importante per gli equilibri del mondo degli uomini.
Ma non c'è segreto che duri... Proserpina appare in sogno alla madre che, angosciata, si reca immediatamente dagli altri dei per sapere che cosa sia successo alla figlia.
Ovviamente, nessuno parla, perché di Giove tutti hanno paura; Cerere, allora, si mette alla ricerca di Proserpina.
L'opera di Claudiano si interrompe qui...Vediamo, però, come si conclude la nostra storia.
Sarà Elios, il dio della luce, a rivelare, infine,  a Cerere,  che Proserpina è stata rapita da Plutone e che Giove aveva deciso di dargliela in sposa.
La dea, irata, scatena una terribile carestia ed a nulla valgono suppliche e invocazioni.
Giove è costretto a cedere e chiede a Plutone di restituire Proserpina alla madre; quest'ultimo, però, prima della partenza, fa mangiare  alla fanciulla dei chicchi di melograno, creando così un legame indissolubile tra la fanciulla ed il regno dei morti.
Proserpina, da quel giorno, trascorrerà, perciò, ogni anno, 6 mesi nell'Ade (l'autunno e l'inverno) e 6 mesi sull'Olimpo (la primavera e l'estate).

sabato 28 aprile 2018

Il nipote di Archimede - La protesta

Va beh, ormai ci siamo... Il '68 compie 50 anni e, quindi, nemmeno noi possiamo esimerci dal parlarne.
Visto, però, che molti di noi erano troppo giovani o, addirittura, non erano ancora nati all'epoca dei fatti, lo faremo, come sempre, giocando.
La traduzione arriverà, come al solito, successivamente (altrimenti che gioco è? ).



Ὁ τοῦ Ἀρχιμήδους υἱωνός

Ἡ διαμαρτυρία


Μάιος ἦλθε καὶ πάντες οἱ παῖδες ἐστασίασαν.
Ὁ Γλαῦκος καὶ οἱ φίλοι αὐτοῦ ἄκρῃ νυκτὶ κατελάβοντο τὸ διδασκαλεῖον ἀλλὰ Ἰδομενέως τῶν ποδῶν κακῶς ὀζόντων οὐκ ἐδύναντο καθεύδειν καὶ διὰ τοῦτο ἦλθον οἴκαδε.
Καὶ τοῖς θεοῖς ὁ μεὶς ἐκεῖνος ἐποίησε ταραχήν· ὁ μὲν Ἄρης ὠργίζετο ὡς οἱ νέοι οὐκ ἐβούλοντο πολεμέειν , ἡ δὲ Ἀφροδίτη ἱλαρὰ ἦν ἐπεὶ πολλοὶ ἅνδρες καὶ πολλαὶ γυναῖκες ᾠκέοντο ἅμα ἀλλήλοιϛ καὶ ἐβίνεον· ὁ μὲν Ἥφαιστος ἔργων ἔπαυσε καὶ ἔκλεισε τὰς θύρας τοῦ χαλκεῶνος,ἡ δὲ Ἄρτεμις ἀπηγόρευσε πᾶσι θηράειν· ὁ μὲν Διόνυσος ἐγεώργει ἴδιον φυτὸν ὁ δὲ Ἀπόλλων ἐκιθάριζε πᾶσαν ἡμέραν· ἡ μὲν Ἀθηνᾶ ἐκήδετο τῶν παίδων οὐ μανθανόντων, οἱ δὲ Ποσειδῶνος λόγοι περὶ τῆς θαλάσσης ἀπέραντοι ἦσαν.
Ὁ Ζεὺς καὶ ἡ Ἥρα ἐβουλέσθην διαλύεσθαι ἀπʹἀλλήλοιν.
-Ὠς ἥδε ταραχὴ ἀφανισθήσεται, τὶ δεδωκὼς ἔσται; ἠρώτησεν ὁ τοῦ Γλαύκου πάππος.
-Πού αἰσθητικὸν νέον, ἀπεκρίνατο Μητρόδωρος, ὁ ῥαψῳδός.

Σ.Δ. 

P.S.
Il nipote di Archimede
La protesta

Maggio giunse e tutti i bambini si ribellarono.
Glauco ed i suoi amici, al calar della notte, occuparono la scuola ma, poichè i piedi di Idomeneo emanavano un cattivo odore, non riuscivano a dormire e perciò se ne tornarono a casa.
Quel mese portò lo scompiglio anche tra gli dei;Ares era adirato poichè i giovani non volevano fare la guerra mentre Afrodite, invece, era contenta perché molti uomini e molte donne abitavano insieme e praticavano il libero amore; Efesto smise di lavorare e sbarrò le porte della fucina mentre Artemide, dal canto suo, proibì a tutti di andare a caccia; Dioniso coltivava una strana pianta  e Apollo suonava la cetra tutto il giorno; Atena era preoccupata perchè i bambini non studiavano e le conferenze di Poseidone sul mare, poi, erano interminabili.
Zeus ed Era volevano divorziare.
-Quando questa confusione svanirà, cosa ci avrà lasciato? chiese il nonno di Glauco.
-Forse una sensibilità nuova, rispose Metrodoro, il rapsodo.

venerdì 2 marzo 2018

Di buon Mattino

…quedóse don Quijote esperando el día, así, a caballo, como estaba, y no tardó mucho cuando comenzó a descubrirse por los balcones del Oriente la faz de la blanca aurora…(Don Quijote de la Mancha , Capítulo LXI, parte 2ª)

Concludiamo il trittico dedicato alla Napoli letteraria di fine '800 (e inizio '900!) riservando questo spazio a Matilde Serao.
Come tutti saprete, nel 1892, insieme ad Edoardo Scarfoglio, Matilde fondò il “Mattino”, il giornale che regala il titolo al post odierno.
Da quelle colonne, la coppia diede voce ai lavoratori ed al sottoproletariato napoletano e quando scoppiò la c.d. “rivolta del pane” (1898), il giornale fu sottoposto a sequestro (e Scarfoglio dovette rifugiarsi all'estero!).
L'opera, per molti aspetti, più interessante della Serao è, comunque, “Il ventre di Napoli” , un vero e proprio pellegrinaggio tra i vicoli ed i bassi, un'accurata inchiesta-denuncia e, soprattutto, una confutazione puntuale delle immagini menzognere, diffuse ad arte, di un popolo e di una città.
La superficialità ed il pregiudizio sono, infatti, gli strumenti più vili per etichettare le persone e certe rappresentazioni macchiettistiche sono innocue solo apparentemente.
E ascoltiamo, allora, cosa ci racconta la scrittrice...
Iniziamo proprio dal lavoro...Già, perché la verità vera è che i napoletani lavorano di più e guadagnano di meno..

Le mercedi sono scarsissime, in quasi tutte le professioni, in tutti i mestieri. Napoli è il paese dove meno costa l’opera tipografica; tutti lo sanno: i lavoranti tipografi sono pagati due terzi meno degli altri paesi. …
I sarti, i calzolai, i muratori, i falegnami sono pagati nella medesima misura: una lira, venticinque soldi, al più trenta soldi al giorno per dodici ore di lavoro, talvolta penosissimo.
I tagliatori di guanti guadagnano novanta centesimi al giorno. E notate che la gioventù elegante di Napoli, è la meglio vestita d'Italia: che a Napoli si fanno le più belle scarpe e i più bei mobili economici; notate che Napoli produce i migliori guanti.

Per non parlare, poi, del vero e proprio sfruttamento al quale è sottoposto il lavoro femminile e quello minorile..
E, allora, visto che per molti riuscire a mettere insieme il pranzo con la cena è quasi una vittoria campale, considerando che nelle case costruite per gli operai ci abita la borghesia, poiché i primi non possono permettersi di pagarne l'affitto, non resta che “il lotto”.

Tutte queste cose che la vita reale non gli può dare, che non gli darà mai, esso le ha, nella sua immaginazione, dalla domenica al sabato seguente; e ne parla e ne è sicuro, e i progetti si sviluppano, diventano quasi quasi una realtà, e per essi marito e moglie litigano o si abbracciano.
Alle quattro del pomeriggio, nel sabato, la delusione è profonda, la desolazione non ha limiti: ma alla domenica mattina la fantasia si rialza, rinfrancata, il sogno settimanale ricomincia.

E se la speranza rinasce puntualmente dalle sue ceneri, per le necessità più spicciole c'è, dietro l'angolo, in perenne attesa, l'usuraio.

Ma perché — si domanda — la povera gente non si rivolge ai due Banchi dello Spirito Santo e di Donnaregina? Perché si fa spogliare da queste agenzie? Gli è che a questi Banchi governativi il tramite è molto lungo — e molta gente non ha pazienza, non sa come fare, vuole sbrigarsi presto, è presa da una necessità urgentissima e preferisce entrare in una delle prime agenzie che trova, dove la servono subito, senza formalità e senza molte parole; gli è che in questi Banchi governativi la pubblicità è sempre grande, e una persona timida vi arrossisce di vergogna e preferisce entrare nella penombra discreta delle agenzie private, dove tutto sembra fatto con una grande segretezza; gli è che il venerdì ed il sabato, perché il popolo napoletano deve giuocare al lotto, ha giuocato, la folla è così grande che i Banchi governativi non bastano più e il popolino si riversa nelle agenzie private.

Eppure, nonostante i debiti ed i guai, la “pietas” recita sempre un ruolo di primo piano nel vissuto quotidiano di questa gente.

È naturale che il popolo non possa far carità di denaro, al più povero di lui, non avendone; ma si vedono e si sentono carità più squisite, più gentili....

La Serao ci illustra diversi esempi di “solidarietà creativa”, a dimostrazione che chiunque, se veramente vuole, può sempre dare qualcosa.
E la politica che fa?
Quello che si fa molto spesso quando la situazione è ingarbugliata e che Matilde chiama “Il paravento”..Il risanamento voluto da Umberto I, infatti, qualche miglioria l'ha apportata, ma i problemi sono ben lungi dall'essere risolti...

Entrando, poi, nel Rettifilo, l'occhio un po' distratto, un po' stanco del viaggiatore, scorrendo rapidamente, finisce per avere un senso di ammirazione, per la larghezza di questa via, per il suo disegno che, sino ad un certo punto, è bello. Mancano, è vero, gli alberi, che formano la poesia di tutti i paesi civili del mondo...

...il viaggiatore non vede che l'esterno; e la messa in scena del Rettifilo, del resto abbastanza felice, ottiene il suo effetto.

E dietro “il paravento” viene invece respinto il popolo napoletano, che non potendo abitare nella zona risanata poiché le pigioni sono troppo alte, finisce per concentrarsi ulteriormente nei quartieri più degradati ed insalubri, dove prosperano soltanto il vizio ed il delitto.

...e vi stupite delle statistiche dell'onta, del delitto, a Napoli, quando dimenticate che non vi sono scuole, che invano qualche anima buona di assessore grida, perché se ne aprano delle altre, mentre il goffissimo progetto del quartiere della bruttezza, a Santa Lucia, chiede un milione e duecentomila lire, poiché ciò fa comodo a un assessore qualunque! Non vi sono scuole, a Napoli, e questi cattolici che sono al Municipio di Napoli, non si vergognano di far perdurare questa cosa infame, che è l'analfabetismo, di cui tutti arrossiamo...

Fa un certo effetto pensare che, solo qualche settimana fa, un altro scrittore sensibile auspicava l'arrivo di un esercito di professori per arginare il fenomeno, che da alcuni giorni aveva guadagnato “gli onori della cronaca”, della delinquenza minorile...Scopriamo, allora, quando “Il ventre di Napoli” è stato “effettivamente” scritto..

Questo libro è stato scritto in tre epoche diverse.
La prima parte, nel 1884, quando in un paese lontano, mi giungeva da Napoli tutto il senso di orrore, di terrore, di pietà, per il flagello che l'attraversava, seminando il morbo e la morte: e il dolore, l'ansia, l'affanno che dominano, in chi scrive, ogni cura, d'arte, dicano quanto dovette soffrire profondamente, allora, il mio cuore di napoletana.
La seconda parte, è scritta venti anni dopo, cioè solo due anni fa, e si riannoda alla prima, con un sentimento più tranquillo, ma, ahimè, più sfiduciato, più scettico che un miglior avvenire sociale e civile, possa esser mai assicurato al popolo napoletano, di cui chi scrive si onora e si gloria di esser fraterna emanazione.
La terza parte è di ieri, è di oggi: né io debbo chiarirla, poiché essa è come le altre: espressione di un cuore sincero, di un'anima sincera: espressione tenera e dolente: espressione nostalgica e triste di un ideale di giustizia e di pietà, che discenda sovra il popolo napoletano e lo elevi o lo esalti!

domenica 28 gennaio 2018

Il nipote di Archimede - Giochi e passatempi

Preferivate il “Monopoly” oppure il “Risiko”? Lo “Scarabeo” oppure “Trivial Pursuit”?
I giochi da tavolo, che ci hanno fatto trascorrere dei lunghi pomeriggi nella nostra infanzia e nella nostra adolescenza, non sembrano conoscere il viale del tramonto, anzi, da quanto viene riportato nelle riviste specializzate, il settore è in piena espansione.
Qualche mese fa ho acquistato uno “Stomachion”, il rompicapo inventato da Archimede di Siracusa.
Pare che siano stati proprio i suoi studenti a coniare il nome del gioco (στομάχιον significa “stomachevole”!!!!), anche se alcuni sostengono che il vero nome fosse ὀστομάχιον , vale a dire, “la battaglia degli ossi”.
Beh, certo è che il numero di combinazioni possibili delle 14 tessere per formare il quadrato è elevatissimo (17.152!) ed è probabile che, alla fine, gli studenti non ne potessero più.
Leggiamoci, quindi, il racconto di oggi (la traduzione ve la farò avere in seguito).

Ὁ τοῦ Ἀρχιμήδους υἱωνός

Παίγνια καὶ ἀθύρματα


Ὁ πάππος ἐδώρησε Στομάχιον τῷ Γλαύκῳ.
Τοῦ παιδὸς παίζοντος ἐπὶ τῆς τραπέζης καὶ λύοντος τὸ πρόβλημα , ὁ Ἰδομενεὺς ἦλθε.
Ὁ Ἰδομενεὺς ἠρώτησεν τὸν Γλαῦκον ·
-Τί ποιείς, ὦ πόνηρε;
-Λύω τὸ πρόβλημα τοῦ Στομάχιου, ἀπεκρίνατο Γλαῦκος.
-Ἐγὼ λύσω τὸ πρόβλημα ῥᾳδίως, εἶπε Ἰδομενεὺς καὶ ἀφεῖλε τὸ παίγνιον τῷ Γλαύκῳ.
Ὁ Ἰδομενεὺς ἐβιάσατο πολὺ ἀλλὰ οὐ δυνήσαιτο τὸ πρόβλημα λύειν καὶ κεφαλαλγίαν ἔσχησε· διὰ τοῦτο οἴκαδε ἀνῆλθε καὶ ἐποιήσατο κοῖτον.
Οἱ ὑβρισταὶ φρονέουσι κρέσσονεϛ εἶναι τῶν πράων.

Σ.Δ.

P.S.

Giochi e passatempi

Il nonno regalò a Glauco uno Stomachion.
Mentre il bambino giocava sul tavolo e risolveva il problema, giunse Idomeneo.
Idomeneo chiese a Glauco:
-Cosa stai facendo, buono a nulla?
-Sto risolvendo il problema dello Stomachion, rispose Glauco.
-Io risolverò facilmente il problema , disse Idomeneo e tolse il gioco a Glauco.
Idomeneo si sforzò molto ma non riuscì a risolvere il problema e gli venne mal di testa; per questo, tornò a casa e si mise a letto.
I prepotenti credono di essere migliori di chi è mite.