Continuiamo a parlare di
politica e spostiamoci in una turbolenta Roma repubblicana .
Dopo la guerra civile, il
conflitto sociale tra populares e optimates, il perpetuarsi degli odi
personali ed il dilagare della criminalità comune precipitarono la
Repubblica nell'anarchia segnandone, ineluttabilmente, il destino.
Nel gennaio del 52 a.C.
venne ucciso, in uno scontro con le bande organizzate di Tito Annio
Milone, Publio Clodio Pulcro, leader dei populares e candidato alla
pretura.
Per cercare di arginare i
tumulti che ne seguirono, Pompeo istituì un tribunale straordinario
e nell'aprile Milone, assistito dal più grande avvocato di tutti i
tempi, comparve davanti ai giudici.
I FATTI
La mattina del 18
gennaio, Tito Annio Milone, con i suoi schiavi e un piccolo esercito
di gladiatori e picchiatori di professione al seguito, s'imbatteva,
sulla via Appia, con Clodio, al rientro da un comizio elettorale,
accompagnato da una trentina di schiavi. Se l'incontro fosse stato
fortuito o cercato da Milone, non si può stabilire con assoluta
certezza ma certo è, invece, che furono i gladiatori di Milone ad
attaccare gli schiavi di Clodio (che erano, numericamente, nettamente
inferiori). Ferito ad una spalla, Clodio fu trasportato in un'osteria
ma Milone, temendo che se Clodio fosse sopravvissuto si sarebbe
certamente vendicato, diede ordine di assaltare l'osteria e il leader
dei populares venne portato fuori e ucciso in mezzo alla strada.
Successivamente, Milone
si diresse alla villa di Clodio per uccidere anche il figlio, che
però non si trovava in casa e così, per ritorsione, i suoi
gladiatori fecero strage di servi.
Cicerone abbracciò la
causa di Milone fin dal primo minuto: oltre che dall'odio nei
confronti di Clodio, che lo aveva esiliato, fu mosso dalla
riconoscenza per Milone, al quale doveva il suo rientro a Roma.
LA DIFESA
In un clima
incandescente, con i soldati schierati al fine di scongiurare
ulteriori violenze, la prima preoccupazione di Cicerone fu quella di
separare, sin dall'inizio, i buoni dai cattivi: infatti, soldati a
parte....
Reliqua vero
multitudo, quae quidem est civium, tota nostra est; neque eorum
quisquam, quos undique intuentis, unde aliqua fori pars aspici
potest, et huius exitum iudici exspectantis videtis, non cum virtuti
Milonis favet, tum de se, de liberis suis, de patria, de fortunis
hodierno die decertari putat.
Riguardo
al resto della folla, che è composta da cittadini, è tutta dalla
nostra parte; non ce n'è uno tra quelli che vedete rivolgerci lo
sguardo, da qualunque parte si possa scorgere un settore del foro, e
attendere l'esito di questo giudizio, che da un lato non concordi con
il comportamento coraggioso di Milone, e dall'altro non reputi che
oggi si combatta per lui, per i propri figli, per la patria e per i
propri beni.
Unum genus est
adversum infestumque nobis, eorum quos P. Clodi furor rapinis et
incendiis et omnibus exitiis publicis pavit: qui hesterna etiam
contione incitati sunt, ut vobis voce praeirent quid iudicaretis.
C'è solo
un genere di uomini a noi avverso e nemico, quelli che il furore di
P.Clodio ha nutrito con rapine, incendi e ogni sorta di pubblici
disastri: quelli che anche nell'assemblea di ieri sono stati incitati
a suggerirvi con le loro grida quale sentenza emettere.
Fermiamoci
qui, per il momento: dopo aver lodato, come di rito, i membri del
tribunale e la saggezza di Pompeo che l'aveva convocato, nella parte
introduttiva del suo discorso Cicerone espresse subito la
preoccupazione che i giudici potessero essere influenzati dallo
schieramento dell'esercito e dalle pressioni dell'opinione pubblica;
per questo, da un lato provò a rassicurarli, dall'altro ricordò
loro quale fosse la posta in gioco e da che parte dovessero stare. Da
notare che, parlando dei supporters di Clodio, Cicerone utilizza il
verbo pascĕre, come se si trattasse di animali; nel corso della sua
arringa, avrà più volte modo di dipingere i clodiani come una
masnada di schiavi e banditi fuori controllo, che vogliono trucidare
e ridurre in schiavitù gli ottimati.
La verità è che, bande
a parte, Clodio godeva dell'appoggio della piccola borghesia,
desiderosa di avere un ruolo nella vita politica dell'Urbe.
Naturalmente, le violenze da parte dei clodiani ci furono ed erano,
per lo più, strumentali alle loro rivendicazioni sociali; Milone,
dal canto suo, aveva assoldato un piccolo esercito di professionisti
e si era messo a disposizione dei potenti per coltivare le sue
ambizioni personali. Per “par condicio”, bisogna dire che anche
Clodio era mosso più dalla sua ambizione che da sinceri ideali,
tuttavia bisogna riconoscergli una certa modernità nel voler
migliorare le condizioni di vita della plebe e nel voler ridurre i
privilegi degli ottimati. Entrambi, senza addentrarci troppo nelle
ingarbugliate vicende repubblicane, furono pedine protette o
sacrificate, a seconda delle convenienze, dai triumviri.
Esaminiamo, adesso, linea
difensiva...Cicerone cercò di dimostrare che Milone agì per
legittima difesa e che fu Clodio a cercare lo scontro.
Vediamo innanzitutto
quale sarebbe stato il movente..
Occurrebat ei mancam
ac debilem praeturam futuram suam consule Milone: eum porro summo
consensu populi Romani consulem fieri videbat.
Gli era
chiaro che la sua pretura sarebbe stata mutilata e debole se Milone
fosse stato eletto console: prevedeva che egli si accingeva a
divenire console con unanime consenso del popolo romano.
Già, se Clodio voleva
divenire pretore, Milone aspirava ad essere eletto console (e andava
distribuendo denaro a tal proposito).
Passiamo, ora, a quella
che sarebbe stata la dinamica dei fatti...Avendo saputo che Milone si
sarebbe recato a Lanuvio per la nomina di un flamine (Milone era
dittatore di quella città), Clodio...
Roma subito ipse
profectus pridie est, ut ante suum fundum, quod re intellectum est,
Miloni insidias conlocaret. Atque ita profectus est, ut contionem
turbulentam, in qua eius furor desideratus est, [quae illo ipso die
habita est,] relinqueret, quam nisi obire facinoris locum tempusque
voluisset, numquam reliquisset.
All'improvviso
lasciò Roma il giorno prima per organizzare, davanti a un suo fondo,
l'imboscata a Milone, come si è capito dai fatti. E se ne andò
così, abbandonando un'assemblea concitata [che si teneva proprio in
quel giorno], nella quale il suo furore è auspicato, che mai avrebbe
lasciata se non avesse voluto cogliere il tempo ed il luogo del
delitto.
E così, spinto dalla sua
audacia, Clodio avrebbe assalito Milone ma la sua violenza venne
sconfitta dal valore di quest'ultimo e dei suoi servi.
Quindi, una volta
dimostrato, “senza ombra di dubbio”, che Clodio fu l'assalitore,
e dopo aver cercato, con buona vena umoristica, di abbattere la
credibilità dei testimoni oculari, Cicerone non mancò di
sottolineare quali benefici la sua morte avrebbe recato allo Stato.
In spem maximam, et
.quem ad modum confido, verissimam sumus adducti, hunc ipsum annum,
hoc ipso summo viro consule, compressa hominum licentia,
cupiditatibus fractis, legibus et iudiciis constitutis, salutarem
civitati fore. Num quis est igitur tam demens, qui hoc P. Clodio vivo
contingere potuisse arbitretur? Quid? ea quae tenetis, privata atque
vestra, dominante homine furioso quod ius perpetuae possessionis
habere potuissent?
Siamo
spinti a coltivare una grandissima e, come confido, certissima
speranza che quest'anno, avendo come console quest'uomo sommo,
repressa la sfrenatezza degli uomini, recise le brame di potere,
ristabilite le leggi ed i processi, sarà salutare per la
cittadinanza. Chi è dunque così dissennato da pensare che ciò
sarebbe potuto avvenire se P.Clodio fosse vivo? Altro? Quelle
proprietà che possedete e sono vostre, quale diritto di possesso
perpetuo avrebbero potuto avere se quell'uomo folle avesse raggiunto
il potere?
Beh, quello di dipingere
i propri nemici personali come nemici dello Stato da eliminare con
ogni mezzo per il bene di tutti è un trucco vecchio come il mondo,
così come quello di destare l'ancestrale paura di perdere i propri
beni materiali e Cicerone, come sempre, giocò tutte le carte che
aveva. Nella sua arringa, inoltre, non mancò di accusare Clodio
praticamente di ogni nefandezza, dal sacrilegio alla relazione
incestuosa e, perfino, di “crimini ambientali”, al fine di
rendere il defunto odioso oltremisura, mentre, allo stesso tempo,
innalzava Milone a incarnazione delle virtù repubblicane e
benefattore della comunità.
LA SENTENZA
Milone venne condannato
all'esilio (e lasciò anche una montagna di debiti!!!) . Parte della
critica ritiene che la tattica scelta da Cicerone, di sostenere la
tesi della legittima difesa, fosse sbagliata e che non riuscì a
pronunciare un discorso convincente a causa delle pressioni popolari
ma, onestamente, ritengo che sarebbe cambiato ben poco: si crede solo
alle bugie alle quali si vuole credere.
La verità è che i
potenti si sono sempre serviti di personaggi come Tito Annio Milone
per fare il “lavoro sporco” e se ne sono sempre sbarazzati quando
questi ultimi cominciavano a divenire ingombranti: Pompeo era, al
momento, l'unico arbitro delle vicende dell'Urbe e colse la palla al
balzo per togliere di mezzo Milone.
EPILOGO
Come sapete, Cicerone è
uno dei miei autori preferiti e, sebbene in quell'occasione sia stato sconfitto, la sua prosa rimane, come sempre, gradevole e, a
tratti, anche divertente.
Vediamo come provò a
screditare le testimonianze a favore della parte avversa..
Non poteram in illius
mei patriaeque custodis tanta suspicione non metu exanimari; sed
mirabar tamen credi popae, confessionem servorum audiri, volnus in
latere, quod acu punctum videretur, pro ictu gladiatoris probari.
Non
potevo non restare sbigottito di fronte a tale atteggiamento di
sospetto nei confronti di chi è custode della mia sicurezza e di
quella della patria; mi meravigliava, tuttavia, che si desse credito
ad un popa, che si prestasse ascolto alla confessione di servi, che
una ferita in un fianco, che sembrava una puntura d'ago, si facesse
passare per il colpo di un gladiatore.
Ho
scelto questo testo, però, come spunto di riflessione perché, a mio
avviso, si possono trovare moltissime analogie tra queste vicende
della Repubblica Romana e quelle della prima parte del nostro
Novecento.
Ai
prossimi post.