Entriamo definitivamente negli anni '80, anni caratterizzati da profondi mutamenti negli equilibri politici internazionali. Nel 1980, nei cantieri di Danzica, si costituisce Solidarność, potente sindacato di matrice cattolica e anticomunista che eroderà anno dopo anno il potere del "partito unico" fino ad arrivare alla vittoria di Lech Walesa nelle elezioni politiche del 1989.
Procediamo però più lentamente, perchè in un periodo in cui l'America Latina la fa da padrona in campo letterario, anche l'Italia vive il suo momento di gloria con Umberto Eco ed il suo "Il nome della rosa", proprio nel 1980.
Romanzo storico, ma al tempo stesso giallo nonchè avventuroso viaggio alla ricerca di un prezioso testo (il libro sul "Comico" di Aristotele, una parte della "Poetica") , è divenuto un best seller perfino negli USA ed è stato oggetto di una trasposizione cinematografica.
Il francescano Guglielmo di Baskerville indaga su una serie di omicidi che avvengono in un monastero benedettino (mi è subito venuto in mente "Sherlock Holmes ed il mastino dei Baskerville", di Conan Doyle; non so se la cosa è casuale o è stata voluta dall'autore, fatto sta che Guglielmo sarebbe piaciuto, per i suoi metodi investigativi, a Sherlock).
La verità non è nelle cose e nei fatti ma nella loro sistemazione logica ed organizzata.
Alla fine Guglielmo riuscirà a scoprire l'assassino, che non è il maggiordomo come spesso capita nei migliori gialli bensì il bibliotecario, che non vuole che il testo di Aristotele venga conosciuto perchè il riso è pericoloso: se passa il concetto che si può ridere di tutto, si potrebbe ridere anche di Dio o dell'ordine da Lui prestabilito.
Si può ridere di tutto? Non lo so, personalmente tendo a distinguere tra ridere "bene" e ridere "male"; conosco persone che ridono "bene", la cui allegria è contagiosa e fa bene anche a chi sta intorno e conosco persone che pur ridendo molto, ridono male: il loro riso suona quasi forzato e tradisce rabbia, invidia (se non odio) e disprezzo per gli altri: beh, con buona pace del bibliotecario, se proprio bisogna mettere dei limiti alla libertà di ridere, proibiamo di ridere male.
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