Tempo di Giro d'Italia
e quindi è giusto dedicare la dovuta attenzione al veicolo mito dei
nostri nonni. La bicicletta è stata, per decenni, l'unico mezzo di
trasporto per le classi non agiate e, al tempo stesso, uno dei
pochi sport praticati dai giovani di allora.
Già, la bicicletta per
andare al lavoro: come non citare “Ladri di biciclette” di
Vittorio De Sica e Cesare Zavattini, indimenticabile
fotografia di una Roma che ancora conservava tutta la sua umanità?
E la bicicletta fu grande
passione sportiva: l'Italia operaia, che usava, per l'appunto, la bicicletta
per necessità, si immedesimava nei grandi campioni. Secondo uno dei
vari romanzi , fu la sua grande amicizia per Girardengo a far
cadere in trappola Sante Pollastri, il più famoso bandito
degli anni '20 (per completezza, bisogna dire che il Pollastri era
anche considerato, dagli anarchici, una specie di eroe). E la stessa
passione continuò nel dopoguerra, con la “rivalità” tra Coppi
e Bartali, probabilmente i due ciclisti italiani più grandi
di tutti i tempi, così come il celebre “passaggio della borraccia”
divenne un'icona della sportività nonchè, a tutti gli effetti, un
modismo della nostra lingua, con pari dignità, a mio avviso, di
quelli coniati dal Manzoni.
Ma passiamo ai nostri
giorni..la bicicletta ha perso quel ruolo socio-economico che aveva
decadi or sono..Sicuramente sudiamo di più a casa o in palestra su
una cyclette, cercando di bruciare quelle calorie in più che ci
regala il nostro stile di vita, che “su strada”. Ormai, per i suoi amanti, la bicicletta, più che uno sport o un mezzo di trasporto, è principalmente un
momento di relax, da godersi con la famiglia o con gli amici la
domenica sulle piste ciclabili. Comunque è un bel tramonto.
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