Voliamo adesso in Oriente, per parlare dell'ultimo premio Nobel per la Letteratura, lo scrittore Mo Yan. Mo Yan è il secondo cinese ad essere insignito di questo riconoscimento (il primo fu Gao Xingjian, nell'anno 2000) ed è noto soprattutto per il suo romanzo "Sorgo rosso" che fu poi portato sul grande schermo da Zhang Yìmóu.
L'opera della quale voglio parlarvi, però, è "Il supplizio del legno di sandalo", una delle mie ultime letture.
In un impero ormai in declino, con gli occidentali (soprattutto i tedeschi) e la ferrovia a fare i padroni, si consuma la storia d'amore tra il magistrato di Gaomi, Qian Ding, e Meiniang.
Entrambi sposati, il magistrato con una donna nobile e fredda, Meiniang con un macellaio un po' corto di comprendonio, vengono travolti dalla passione proprio quando l'impero celeste è prossimo al tracollo.
Ma veniamo alla trama: Zhao Jia, apprezzato boia del Ministero delle Punizioni, torna a casa per godersi la pensione e così Xiaojia, il marito di Meiniang, scopre di avere un padre. Ma anche Meiniang ha un padre, Sun Bing, un famoso cantante dell'"Opera dei gatti", uomo di indubbio valore.
Il fato vorrà che, per difendere la moglie dalla prepotenza dei tedeschi, Sun Bing divenga un ribelle e capeggi una rivolta dei Boxer contro gli stranieri. Ma nemmeno il "pugilato magico" può qualcosa contro la forza delle armi e così Sun Bing sarà atrocemente punito: verrà sottoposto al "supplizio del legno di sandalo", proprio da Zhao Jia e dal marito di Meiniang, Xiaojia.
Il libro è pieno di dettagli sui crudeli supplizi che Zaho Jia infliggeva ai rei e così la prima riflessione è d'obbligo: la preoccupazione principale, per chi amministrava il potere, era quella di "dare un esempio" agli altri, perchè non osassero più contravvenire alle regole.
Purtroppo, nonostante siano trascorsi più di due secoli dal pensiero di Cesare Beccaria, la tentazione di ricorrere a punizioni esemplari è lungi dall'essere messa in soffitta: qualunque sia il reato (contro la persona, contro il patrimonio, contro il fisco,ecc.), c'è sempre chi pensa di avere la bacchetta magica per risolvere il problema alla radice: peccato che poi la formula magica sia sempre la stessa!
Ahimé, le punizioni esemplari non solo non hanno nulla a che vedere con la Giustizia, ma sono pure una prova di debolezza: uno Stato solido non ha bisogno di ricorrere a questi mezzi.
L'altro elemento che vorrei sottoporre alla vostra riflessione è il tormento di Qian Ding, il magistrato: Qian Ding è un uomo intelligente, colto, forte, onesto e coraggioso come lo si può essere in una realtà nella quale un funzionario con molti anni di onorato servizio può perdere la testa (in senso letterale!) in qualsiasi momento. E, come tutti gli uomini di valore, esige molto da sè stesso ed è spesso in preda allo sconforto: si rende conto di non essere nè un buon marito nè un buon amante nè un buon servitore dell'Imperatore e neppure buon cinese.E' un buon magistrato? Si, lo è: in uno dei suoi sfoghi, facendo autocritica per le sue altre mancanze, dice più o meno così:
-Sun Bing, figlio di puttxxx, con te penso di essermi comportato correttamente.
Ed oltre ad essere corretto, si preoccupa della sua gente: tutti i suoi sforzi sono protesi alla salvezza della gente del distretto che amministra.
Il fatto è che Qian Ding non arriva al livello di perfezione alla quale devono tendere quelli della sua dinastia e alla quale giungono invece, ognuno nella sua arte, il boia Zhao Jia e il cantante dell'Opera dei gatti Sun Bing: in fin dei conti, riesce solo ad essere un uomo perbene che vorrebbe vivere la sua storia d'amore con la bella popolana Meiniang. Chi può condannarlo?
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