Abbandoniamo, dunque, zio
Vanja e gli altri personaggi del dramma di Čechov,
che non hanno, tra l'altro, né la simpatia né la nobiltà d'animo
di Oblomov, e parliamo, invece, di qualcuno che ha dedicato la
propria vita al servizio della collettività.
Passeggiando per Madrid,
in occasione della Fiera del Libro, sono stato incuriosito, complici
i miei compagni di viaggio, dalla figura di Concepción
Arenal
e, poiché sono portato a simpatizzare
immediatamente con chi combatte battaglie giuste e impopolari, ho
trovato i libri e così, per una volta tanto, vi racconterò qualcosa
che ho appena letto.
Scrittrice, poetessa e
pioniera del movimento femminista spagnolo, il suo pensiero ben si
colloca nel periodo di cui stiamo trattando.
Nel 1880, infatti, scrive
“Cartas a un obrero y a un señor” (“Lettere ad un operaio e
ad un signore”) per mettere in guardia le classi meno abbienti
contro i falsi miti che si andavano rapidamente diffondendo in quel
periodo.
Il capitalismo, afferma Arenal, è necessario e l'idea di poter risolvere le questioni
socio-economiche ricorrendo alla forza è soltanto un inganno: anche
in caso di successo militare, è impossibile sovvertire le leggi
dell'economia. Al socialismo, la scrittrice contrappone, come
strumenti per migliorare le condizioni di vita del proletariato,
l'associazionismo ed il cooperativismo. Il miglioramento delle
condizioni materiali delle classi meno abbienti non può prescindere,
comunque, dal raggiungimento di un più elevato livello di istruzione
e di moralità.
Ma facciamo un passo
indietro, perché
Concepción Arenal si impegnò a fondo, oltre che per i diritti delle
donne, per migliorare le condizioni di reclusione e trattamento alle
quali erano soggetti i detenuti.
Nel
1863 viene nominata “visitatrice delle carceri femminili” e nel
1865 scrive “Cartas
a los delincuentes”.
L'opera è di sicuro interesse per tutti i cultori del diritto penale
perché la scrittrice (che, oltretutto, era un avvocato penalista1),
conscia del fatto che la stragrande maggioranza dei detenuti non conosceva le leggi e viveva la reclusione come un'ingiustizia, dando
spesso la colpa della propria condizione alle vittime, spiega loro,
in modo chiaro e persuasivo, le norme del codice penale del tempo:
perché non c'è riscatto senza la consapevolezza dei propri errori e
della propria fragilità.
Se da un lato, quindi, da cattolica in prima linea, si dedicò alla
rieducazione dei detenuti , dall'altro, comunque, non si risparmiò
nella battaglia per promuovere la riforma degli istituti di pena.
E
infine, visto che oggi mi va di procedere a ritroso, concludiamo il
post con le “Fabulas en verso”, pubblicate per la prima volta nel
1851 e che sono divenute quasi un “must” nella “enseñanza
primaria”
.
Proverò a riassumervi, innanzitutto, quella dell'orso e del lupo.
Seduti nei pressi di una fonte, un lupo ed un orso
discutevano del più e del meno..Il lupo lamentava che, a causa
degli acciacchi della vecchiaia, per lui era divenuto sempre più
difficile cacciare e sfamarsi. A quel punto, l'orso non seppe
resistere alla tentazione di salire in cattedra e rinfacciò al lupo
di non mangiare, per togliersi la fame, frutta, miele, mais, ecc...
-Ma io non posso mangiare queste cose, provò a replicare il lupo...
-Allora non chiedere la mia compassione, tagliò corto l'orso.
E vediamo, allora, “la
morale della favola”:
Así hallamos en la
vida
Moralistas como el oso
Que intentan, cosa es
sabida,
Con aire majestuoso
Cortarnos a su medida.
Poco es que la
humanidad
Contra sus dogmas
arguya;
No hay otra felicidad
Ni otra razón que la
suya,
Ni tampoco otra
verdad.
E, in fin dei conti,
Arenal ha ragione: non si dovrebbe applicare il proprio metro per
confutare il dolore degli altri, soprattutto se non si sa nulla di
loro.
Passiamo, ora, alla
favola del passero e della formica.
Un passero, avendo
intuito l'importanza di dare un'ottima “education” al suo
“pargolo”, chiese ad una formica di fargli da docente. Del resto,
lo sanno tutti: le formiche sono un esempio vivente delle virtù
economiche e, nel mondo animale, andare a studiare da loro è come
fare un MBA ad Oxford oppure a Cambridge!
Da buon padre, ovviamente, il passero non badava a spese ma la formica oppose un netto rifiuto.
Vista svanire la speranza di un avvenire radioso per il suo rampollo, il passero si
adirò e minacciò di uccidere la formica che, atterrita, gli rivelò
come si svolgesse, realmente, la vita all'interno della loro
comunità.
Non persuaso, il passero
si recò da un sapiente per verificare se la formica avesse detto la
verità e avutane conferma...
"Pero, señor,
todo el mundo
Piensa al revés”.
"Ya lo creo.
Un hombre con ojos
sanos
Ve más que un millón
de ciegos.
Como juzgar quieren
todos
Y el observar es
molesto,
A salga lo que
saliere,
Hora a diestro, hora a
siniestro,
Al prójimo le
atribuyen
Cualidades o defectos,
Deprimiendo la virtud
O quemando al vicio
incienso.
Y este mal, que ya es
antiguo,
Tiene difícil remedio
Si no adquieren propia
voz
Los hombres que ahora
son ecos”.
Già, “argumentum
pessimi turba est”, sosteneva Seneca, che con Arenal
condivideva le origini ispaniche, nel suo “De Vita Beata”.
In conclusione, pur
essendo evidente l'influenza dell'opera di La Fontaine, “Le
favole in versi”
riflettono
le preoccupazioni della scrittrice riguardo alla severità
inflessibile con la quale venivano gestiti i problemi sociali e al
conseguente scivolamento delle masse verso forme di plebiscitarismo
demagogico.
1 Per capire di che
tempra ella fosse e quali fossero i tempi, basti pensare che per
assistere alle lezioni di diritto, fino a quando non fu accettata,
dovette vestirsi da uomo; imparò, studiando da autodidatta, anche la
nostra lingua.