Chi è stato il condottiero più grande oppure, se vogliamo ricorrere al gergo sportivo, il miglior allenatore?
Perché, in fin dei conti, se l'allenatore è, a tutti gli effetti, un generale, il generale è, ovviamente, un allenatore.
Quelli della mia generazione, che hanno vissuto la favola dei Mondiali dell'82, sicuramente incoronerebbero Enzo Bearzot e l'alloro sarebbe più che meritato...
Rispolvereremo, tuttavia, “Le vite parallele”, di Plutarco, ed inizieremo a scavare in quella del più grande per antonomasia: Alessandro.
Prima di partire per la spedizione, Alessandro, considerate le condizioni economiche dei suoi compagni, ripartisce tra loro le sue ricchezze.
ἤδη δὲ κατανηλωμένων καὶ διαγεγραμμένων σχεδὸν ἁπάντων τῶν βασιλικῶν ὁ Περδίκκας ‘σεαυτῷ δέ,’ εἶπεν, ‘ὦ βασιλεῦ, τί καταλείπεις;’ τοῦ δὲ φήσαντος ὅτι τὰς ἐλπίδας, ‘οὐκοῦν,’ ἔφη, ‘καὶ ἡμεῖς τούτων κοινωνήσομεν οἱ μετὰ σοῦ στρατευόμενοι.’
Quando già quasi tutte le ricchezze reali erano state esaurite ed assegnate, Perdicca disse:”O re, cosa riserbi per te? “ ed egli rispose:”La speranza”. E Perdicca: “Di quella avremo una parte anche noi che veniamo con te a questa spedizione”.
Alessandro, quindi:
1. Investe tutto nel suo progetto.
2. Prende a cuore il benessere delle famiglie di quelli che lo seguiranno nella spedizione.
3. Dà un esempio da seguire a suoi luogotenenti; Perdicca ed altri, vicini ad Alessandro, rinunceranno alle ricchezze loro assegnate: noblesse oblige.
Messo alle strette dalle vittorie di Alessandro, Dario propone un trattato di alleanza, suggellato dalle nozze con una delle sue figlie, la concessione di tutto il territorio al di là dell'Eufrate e 10.000 talenti per il riscatto dei prigionieri.
ἐκοινοῦτο τοῖς ἑταίροις καὶ Παρμενίωνος εἰπόντος ‘ἐγὼ μὲν, εἰ Ἀλέξανδρος ἤμην, ἔλαβον ἂν ταῦτα,’ ‘κἀγὼ, νὴ Δία,’ εἶπεν ὁ Ἀλέξανδρος, ‘εἰ Παρμενίων’ .
Lo comunicò ai compagni e quando Parmenione disse:”Se fossi Alessandro, accetterei l'offerta”, Alessandro rispose:”Anch'io, se fossi Parmenione”.
Bisogna sempre inseguire i propri sogni, per grandi che siano, e non dobbiamo permettere che gli altri ce ne distolgano...
Alla vigilia dello scontro più importante, i suoi consiglieri, considerate le immense forze di Dario, suggeriscono ad Alessandro di attaccare di notte, al fine di coprire con le tenebre il lato più terrificante dello scontro...
ὁ δὲ τὸ μνημονευόμενον εἰπὼν, ‘οὐ κλέπτω τὴν νίκην,’
Fu allora che disse la celebre frase : “Io non rubo la vittoria”.
Perché l'imbroglio ed il sotterfugio sono propri dei miopi: solo le vittorie ottenute alla luce del sole sono definitive. Inoltre, Dario aveva a disposizione risorse infinite e avrebbe protratto la guerra per tutto il tempo necessario, a meno che non si fosse convinto di non poter battere Alessandro.
Ma Alessandro era veramente magistrale, a mio avviso, nei rapporti con i suoi: trovava sempre il tempo per tutti e per qualsiasi problema.
Πευκέστα δὲ σωθέντος ἔκ τινος ἀσθενείας ἔγραψε πρὸς Ἀλέξιππον τὸν ἰατρὸν εὐχαριστῶν.
Quando Peucesta guarì di una malattia, scrisse ad Alesippo il medico per ringraziarlo.
ἐπεὶ δὲ τοὺς ἀσθενοῦντας αὐτοῦ καὶ γέροντας εἰς οἶκον ἀποστέλλοντος Εὐρύλοχος Αἰγαῖος ἐνέγραψεν ἑαυτὸν εἰς τοὺς νοσοῦντας, εἶτα φωραθεὶς ἔχων οὐδὲν κακόν ὡμολόγησε Τελεσίππας ἐρᾶν καὶ συνεπακολουθεῖν ἐπὶ θάλασσαν ἀπιούσης ἐκείνης, ἠρώτησε τίνων ἀνθρώπων ἐστὶ τὸ γύναιον. ἀκούσας δὲ ὅτι τῶν ἐλευθέρων ἑταιρῶν, ‘ἡμᾶς μὲν,’ εἶπεν, ‘ὦ Εὐρύλοχε, συνερῶντας ἔχεις ὅρα δὲ ὅπως πείθωμεν ἢ λόγοις ἢ δώροις τὴν Τελεσίππαν, ἐπειδήπερ ἐξ ἐλευθέρας ἐστί’
Una volta stava rimandando in patria i malati ed i vecchi ed Euricolo di Egea si iscrisse tra i malati; quando si scoprì che non aveva alcun malanno, si giustificò dicendo che era innamorato di Telesippa e che voleva seguirla, dato che ella scendeva al mare. Alessandro chiese di che condizione fosse la donna e, quando sentì che era un'etera di condizione libera, disse: “O Euricolo, mi hai come alleato in questo tuo amore ma vedi come possiamo persuadere questa Telesippa con parole e doni, giacché è di condizione libera”.
E sono tantissimi gli episodi di benevolenza nei confronti di amici e compagni d'armi.
Come tutti i veri grandi, poi, Alessandro non si risparmiava pericoli e privazioni, trascinando così i suoi oltre l'impossibile.
θεασάμενοι δὲ τὴν ἐγκράτειαν αὐτοῦ καὶ μεγαλοψυχίαν οἱ ἱππεῖς ἄγειν ἀνέκραγον θαρροῦντα καὶ τοὺς ἵππους ἐμάστιζον: οὔτε γὰρ κάμνειν οὔτε διψᾶν οὔθ᾽ ὅλως θνητοὺς εἶναι νομίζειν αὑτούς, ἕως ἂν ἔχωσι βασιλέα τοιοῦτον.
Dopo aver visto la sua magnanimità e la padronanza di sé che esercitava, i cavalieri gridarono che li conducesse fiducioso e sferzarono i cavalli: fino a quando avevano un tale re, non sentivano la stanchezza, non avevano sete e nemmeno si consideravano mortali.
Perché né uomini né dei amano quelli che mandano avanti gli altri...Ricordate come Achille si rivolge Agamennone?
Ubriacone, con occhi di cane e cuore di cervo,
mai di indossar la corazza con l'esercito in guerra
né di andare all'imboscata insieme ai migliori degli Achei
hai avuto il coraggio: questo ti sembra essere morte.
Alessandro, infatti, era un ammiratore di Achille e aveva più a cuore la sua fama che il regno o la propria vita.
Nel corso di un banchetto, durante il quale il vino era scorso a fiumi, a causa di alcuni versi di scherno nei confronti di alcuni generali che poco prima erano stati sconfitti dai barbari, si accese una discussione ed Alessandro intimò a Clito di tacere.
τοῦ δὲ Κλείτου μὴ εἴκοντος, ἀλλὰ εἰς μέσον ἃ βούλεται λέγειν τὸν Ἀλέξανδρον κελεύοντος, ἢ μὴ καλεῖν ἐπὶ δεῖπνον ἄνδρας ἐλευθέρους καὶ παρρησίαν ἔχοντας, ἀλλὰ μετὰ βαρβάρων ζῆν καὶ ἀνδραπόδων, οἳ τὴν Περσικὴν ζώνην καὶ τὸν διάλευκον αὐτοῦ χιτῶνα προσκυνήσουσιν
Ma Clito non cedeva, anzi, esortò Alessandro a lasciargli esprimere liberamente il proprio pensiero oppure di non invitare a pranzo uomini liberi e franchi nel parlare, e vivere invece insieme a barbari e schiavi che si inginocchiassero davanti alla sua cintura persiana e alla sua tunica bianca.
Già, anche i migliori, una volta raggiunto l'apice, commettono l'errore di voler accanto solo chi è disposto ad assecondarli su qualsiasi cosa e di emarginare i compagni di sempre perché si permettono di parlare in faccia; tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci limiti: con gli “yes man”, spesso e volentieri, si finisce in un vicolo cieco.
Comunque, Alessandro si lasciò trascinare dall'ira e uccise Clito.
Immediatamente se ne pentì e cercò di uccidersi a sua volta: le guardie glielo impedirono e lo portarono a forza nella sua stanza.
Cadde in una profonda depressione e ci volle la filosofia di Anassarco per lenire il suo dolore.
Con l'uccisione di Clito e con il successivo avvicinarsi ad Anassarco, inizia, probabilmente, il declino di Alessandro: l'animo divenne più vano e meno rispettoso delle leggi ed il filosofo Callistene, nipote di Aristotele, cadde in disgrazia e fu, in seguito, giustiziato.
Alla prossima.