-Sei un bra – ket !!!
-La tua ironia da nerd nemmeno mi sfiora : io sono in uno stato di sovrapposizione quantistica!
-Ma tu non sei il gatto di Schrödinger...E, comunque, quello è un paradosso!!!
Chi ha (oppure ha avuto!) un felino come fedele compagno di scrivania durante i propri studi sa che, prima o poi, viene quel fatidico momento in cui bisogna fare un break e giocarci: che tocchi a lui oppure a noi il ruolo del provocatore, poco importa: “the game must go on”!!!
Ed il pretesto del break di oggi è quello che ci occorre per parlare del fenomeno quantistico più romantico in assoluto: l'entanglement.
L'entanglement si ha quando gli stati quantistici di due particelle, interagenti per un certo periodo, risultano “intrecciati” ossia, anche se mettiamo le due particelle a grande distanza l'una dall'altra, la modifica che dovesse occorrere allo stato quantistico della prima particella avrebbe un effetto misurabile sullo stato quantistico della seconda particella.
Tutto ciò dovrebbe essere di conforto per Tibullo...
Ma facciamo un passo indietro: Libro I, Elegia III...
Tibullo era partito, con Messalla, per una spedizione militare in Oriente ma, durante il viaggio, si ammala e, così, viene lasciato indietro dai compagni.
Colto dal timore dalla morte, si rende conto che non può essere felice lontano da Delia, la donna che ama.
Come nell'Odissea (del resto, anche Tibullo si trova “nella terra dei Feaci”), il tema della lontananza e del ritorno a casa sono predominanti: Tibullo, inoltre, ha paura che Delia non gli resti fedele e lo abbandoni, perché sa di aver contravvenuto ai precetti di Venere per seguire Messalla.
E vediamo, allora, quale speranza custodisce nel cuore....
At tu casta precor maneas, sanctique
pudoris
Adsideat custos sedula semper anus.
Haec tibi fabellas
referat positaque lucerna
Deducat plena stamina longa colu,
At
circa gravibus pensis adfixa puella
Paulatim somno fessa remittat
opus.
Tum veniam subito, nec quisquam nuntiet ante,
Sed videar
caelo missus adesse tibi.
Ti supplico, resta casta e una vecchia ti segga sempre accanto,
premurosa custode di un santo pudore.
Che ti racconti delle fiabe e, con la lanterna accesa,
tessa con la conocchia lunghi stami.
E, nei pressi, l'ancella, dedita ai lavori pesanti,
poco a poco, vinta dal sonno, abbandoni l'opera.
Possa io, allora, arrivare all'improvviso, senza che nessuno mi annunci,
e presentarmi a te, come se fossi stato inviato dal cielo.