Affrontiamo oggi, come sempre in modo scherzoso, uno dei problemi più famosi della Teoria dei Giochi: il dilemma del prigioniero.
La polizia arresta 2 persone sospettate di aver commesso una rapina e le interroga in 2 stanze separate: nessuno dei 2 sospettati, quindi, sa quale sarà il comportamento dell'altro.
Ad entrambi il procuratore fa la seguente proposta:
“Puoi scegliere se confessare o restare in silenzio. Se confessi ed il tuo complice rimane in silenzio, farò cadere tutte le accuse contro di te ed userò la tua testimonianza per far sì che il tuo complice riceva una condanna severa (N.D.R. : diciamo, giusto per quantificare, 10 anni!). Parimenti, se il tuo complice confessa e tu resti zitto, lui sarà libero e tu sconterai la pena. Se confessate entrambi, io otterrò 2 condanne, ma farò in modo che entrambi abbiate uno sconto di pena (ad es., una condanna a 6 anni per ciascuno). Se restate entrambi in silenzio, mi dovrò accontentare di una condanna mite per possesso di armi da fuoco (un anno a testa)”.
Voi cosa fareste? La confessione è la strategia dominante, ma se entrambi confessassero l'esito sarebbe peggiore di quello che si otterrebbe se entrambi stessero zitti. Se uno mantiene il silenzio, però, non ha nessuna garanzia che l'altro farà lo stesso.
Considerate che il problema del “dilemma del prigioniero” è stato riadattato in varie vesti, da quella “economica” ("mercato oligopolista") a quella “politica” (“Guerra Fredda”): di fatto, sottintende l'eterno conflitto tra l'interesse personale e quello di gruppo: se tutti ci comportassimo in modo egoistico le conseguenze sarebbero dannose per tutti.
Di una cosa, però, sono sicuro... Luca non aprirebbe bocca.
Avete indovinato, il libro che fa da sfondo a questa breve chiacchierata è “Il segreto di Luca”, di Ignazio Silone.
Il protagonista torna a casa dopo aver scontato 40 anni di prigione per un delitto che non ha commesso. La grande colpa, che il paese non gli perdona, è che non abbia cercato di difendersi, rinchiudendosi, invece, in un ostinato silenzio.
Luca aveva, però, almeno secondo i canoni “romantici”, un buon motivo...
P.S.: Nello stesso anno di pubblicazione del romanzo(1956), l'Unione Sovietica reprime la rivolta ungherese, ma anche questo impero comincia a scricchiolare.