Era una giornata meravigliosa: di quelle così splendidamente romane che perfino uno statale di ottavo grado, ma vicino a zompà ner settimo, be', puro quello se sente allacciasse ar core un nun socché, un quarche cosa che rissomija a la felicità.
E' vero, Roma ha la capacità di mitigare malumori e malanni di ogni tipo meglio di tante altre città ed è forse per questo che molti, che non erano nati romani, di fatto, almeno un po', lo divennero.
Keats vi spese i suoi ultimi mesi (abitava a Piazza di Spagna), e in zona vissero anche Percy B. Shelley e Lord Byron; Goethe, durante il suo viaggio in Italia, abitò in via del Corso.
"Pe' falla breve, er mejo de' Romanticismo è passato de' qui!". 😃
Ed il dialetto romanesco, così vivo, colorito e aulico avrà sicuramente fatto breccia su chi ha avuto la sorte di soggiornare qui.
Quelli della mia generazione ridevano, al cinema, con Adriano Celentano, che si cimentava nei panni di due dei personaggi romani per antonomasia, "Rugantino" ed "Er più". E nella letteratura fu Gadda, milanese anche lui, a cimentarsi con il nostro dialetto. Esatto, l'incipit di questo post è tratto proprio da " Quer pasticciaccio brutto de via Merulana"!
Il commissario Ingravallo indaga su 2 reati, un furto ed un omicidio, commessi, a stretto giro, nello stesso stabile dove abitano 2 suoi amici, i coniugi Balducci. E come nei romanzi di Sciascia, più si indaga e più si ingroviglia la matassa, in un caos bonario e umanissimo sicché, anche quando la ricerca della verità sembra incamminarsi sulla buona strada, basta un "No, nun so' stata io" per rimettere tutto in dubbio. Perché la protesta dell'arrestata risuona così pura che ci viene voglia di crederle e di rassegnarsi all'impossibilità di avere Giustizia.