Alzi la mano chi non ha mai sognato almeno una volta di fuggire dalla cosidetta "CIVILTA'"....
Alcuni, tra l'altro, lo fanno, e se ne vanno per il mondo a dare una mano a chi ne ha bisogno, rinunciando a tutte quelle comodità che per noi ormai sono imprescindibili.
Ma avere a disposizione tutta una jungla, come Tarzan, vi piacerebbe? Esatto, stiamo per parlare del personaggio creato dalla penna (e dalla fantasia) di Edgar Rice Burroughs e che tutto il mondo conosce soprattutto perchè le sue avventure furono portate sul grande schermo ed i suoi (pochi) panni furono indossati niente poco di meno che dal campione olimpico Johnny Weissmuller.
E Tarzan fu davvero un fenomeno di massa: a lui furono dedicate serie televisive, cartoons, canzoni, fumetti...
E, naturalmente, fece "trend" per utilizzare un'espressione di cui, come al solito, oggi si abusa: chi dimentica l'impareggiabile Alberto Sordi in "Un americano a Roma" ("Americà, facce Tarzan!" [e quanti giovanotti, in costume da bagno, avranno cercato di imitare il suo inconfondibile urlo?]), o l'intelligente ironia di Raimondo Vianello e Sandra Mondaini con la loro canzone "Ma quanto è forte Tarzàn" oppure, per restare nel campo della canzone nostrana, la sigla "Tarzan lo fa..." di Nino Manfredi.
Ma torniamo ai libri di Burroughs, che sono molti e che ho in buona parte letto: qual é il motivo del successo di questo personaggio?
Soprattutto l'esaltazione della Natura e delle sue leggi antiche e difficili da imparare per noi umani: Tarzan è un bambino che riesce a sopravvivere nella jungla perchè viene accettato in una tribù di scimmie (parafrasando una celebre canzone di Lucio Battisti, potremmo dire: "tu chiamale se vuoi..adozioni"), che diviene loro Re e che di fatto è rispettato e temuto da tutti, uomini e belve.
Conoscerà poi la "civiltà" e in buona parte la rigetterà, preferendo la vita nella foresta.
Lo stile di Burroughs è molto semplice, è ben lungi da quello del "naturalismo europeo" (che pure abbiamo trattato in questo blog), prediligendo l'azione rispetto alla descrizione, tuttavia non manca di introspezione: i "BASIC INSTINCTS" (amore materno, amicizia, violenza, dominio) , per farla breve, emergono con chiarezza già nel primo dei suoi libri "Tarzan delle Scimmie" e vengono rivisitati sotto luce lievemente diversa nel quarto, "Il figlio di Tarzan", perchè, appunto, il "rampollo" del re della foresta è nato e cresciuto nella civiltà, ma non potrà comunque sfuggire al richiamo della jungla.
Va beh, Tarzan è forte e simpatico, ma perchè tirarlo fuori adesso? Non lo so con precisione, sarà probabilmente un'associazione inconscia: il fatto è che si sente spesso parlare di Natura, di ambiente, di quello che è contro la Natura, di quello che è in favore della Natura, ecc. ecc. Non essendo un esperto della materia (non sono nè un biologo, nè un veterinario, nè svolgo una professione "affine"), e non fidandomi di quelli che pure non sono nè biologi, nè veterinari, nè altro ma che sembra che non li sfiori il men che minimo dubbio quando fanno affermazioni in proposito, preferisco rivolgermi al primo esperto che mi è venuto in mente: CHIEDIAMOLO A TARZAN.
Post collegati: Il libro della Jungla
E Tarzan fu davvero un fenomeno di massa: a lui furono dedicate serie televisive, cartoons, canzoni, fumetti...
E, naturalmente, fece "trend" per utilizzare un'espressione di cui, come al solito, oggi si abusa: chi dimentica l'impareggiabile Alberto Sordi in "Un americano a Roma" ("Americà, facce Tarzan!" [e quanti giovanotti, in costume da bagno, avranno cercato di imitare il suo inconfondibile urlo?]), o l'intelligente ironia di Raimondo Vianello e Sandra Mondaini con la loro canzone "Ma quanto è forte Tarzàn" oppure, per restare nel campo della canzone nostrana, la sigla "Tarzan lo fa..." di Nino Manfredi.
Ma torniamo ai libri di Burroughs, che sono molti e che ho in buona parte letto: qual é il motivo del successo di questo personaggio?
Soprattutto l'esaltazione della Natura e delle sue leggi antiche e difficili da imparare per noi umani: Tarzan è un bambino che riesce a sopravvivere nella jungla perchè viene accettato in una tribù di scimmie (parafrasando una celebre canzone di Lucio Battisti, potremmo dire: "tu chiamale se vuoi..adozioni"), che diviene loro Re e che di fatto è rispettato e temuto da tutti, uomini e belve.
Conoscerà poi la "civiltà" e in buona parte la rigetterà, preferendo la vita nella foresta.
Lo stile di Burroughs è molto semplice, è ben lungi da quello del "naturalismo europeo" (che pure abbiamo trattato in questo blog), prediligendo l'azione rispetto alla descrizione, tuttavia non manca di introspezione: i "BASIC INSTINCTS" (amore materno, amicizia, violenza, dominio) , per farla breve, emergono con chiarezza già nel primo dei suoi libri "Tarzan delle Scimmie" e vengono rivisitati sotto luce lievemente diversa nel quarto, "Il figlio di Tarzan", perchè, appunto, il "rampollo" del re della foresta è nato e cresciuto nella civiltà, ma non potrà comunque sfuggire al richiamo della jungla.
Va beh, Tarzan è forte e simpatico, ma perchè tirarlo fuori adesso? Non lo so con precisione, sarà probabilmente un'associazione inconscia: il fatto è che si sente spesso parlare di Natura, di ambiente, di quello che è contro la Natura, di quello che è in favore della Natura, ecc. ecc. Non essendo un esperto della materia (non sono nè un biologo, nè un veterinario, nè svolgo una professione "affine"), e non fidandomi di quelli che pure non sono nè biologi, nè veterinari, nè altro ma che sembra che non li sfiori il men che minimo dubbio quando fanno affermazioni in proposito, preferisco rivolgermi al primo esperto che mi è venuto in mente: CHIEDIAMOLO A TARZAN.
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