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sabato 9 novembre 2013

Learning to fly

Sarà perchè poco tempo fa mi hanno regalato un libro sul tema, comunque questa volta ho voglia di raccontare la seconda parte delle avventure di Dedalo (la prima, la trovate qui : Il filo di Arianna ): architetto, ingegnere, artigiano o, più semplicemente, padre.

Postquam Theseus Minotaurum interfecit, Daedalus Atheniensis a Minoe rege in labyrintho cum filio Icaro coniectus est, quia civi auxilium non negaverat. Sic artifex operis sui muris a patria arcebatur neque insulam Cretam longumque exilium usquam tolerabat : "Tenet Minos terras, -inquit- tenet etiam pelagus altum. At coelum liberum patet: nos per coelum e carcere effugiemus". Dixit et novae arti se dedit: postquam pennas in ordine posuit, tum medias lino, imas ceris alligat atque parvo curvamine flectit. Filium deinde monuit: “Medio caelo curre, Icare, quia pennae infra maris unda gravari, supra solis igni arduri possunt; dum filio praecepta tradit umerisque alas accomodat, lacrimis maduere senis genae, tremuere patris manus. Dedit oscula nato et uterque pennis volavit in altum. Et iam laeva parte Samos insula erat, sacra Iunoni, dextra Lebinthos , cum puer ducem deseruit caelique cupidine nimis altum egit iter: rapidus sol odoratas ceras, pennarum vincula, mollivit: ergo, ut primum tabuerunt cerae, puer in mare praecipitavit.

Dopo che Teseo ebbe ucciso il Minotauro, Dedalo l'Ateniese fu imprigionato con il figlio Icaro nel labirinto dal re Minosse, poiché non aveva negato aiuto al suo concittadino. Così l'artigiano era amareggiato dalla privazione della patria attraverso i muri della sua opera e non sopportava più l'isola di Creta né il lungo esilio:
“Minosse è il padrone della terra- disse- e domina anche il mare profondo. Ma il cielo si estende libero: noi fuggiremo dalla prigione attraverso il cielo.”.
Così disse e si dedicò ad una nuova arte: dopo che ebbe disposto le penne in ordine, allora legò quelle centrali con il lino, quelle più basse con la cera e le piegò con una lieve curvatura.
Poi ammonì il figlio: "Vola nel mezzo del cielo, o Icaro, poiché, sotto, le penne possono essere indebolite dall'onda del mare e , sopra, possono essere bruciate dai raggi del sole"; mentre trasmetteva i precetti al figlio e gli sistemava le ali sulle spalle, le anziane gote venivano bagnate dalle lacrime, la mano paterna tremava. Diede dei baci al figlio ed entrambi volarono in alto con le ali di penne.
E già c'era sul lato sinistro l'isola di Samo, sacra a Giunone, e sul lato destro quella di Lebinto, quando il ragazzo abbandonò la sua guida e per brama di cielo intraprese un itinerario troppo alto; rapido il sole, la cera profumata, collante delle penne, rese molle; così, appena la cera si sciolse, il ragazzo precipitò in mare.
 Già, il cielo è la via di fuga per eccellenza, normale che Dedalo ci abbia pensato. Vedremo però, la prossima volta, che Minosse non molla facilmente.


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