Visto che uno dei miei
follower ha mostrato interesse per il post sulle dispute per la terra
e l'approccio legislativo dei Romani in proposito, parleremo oggi
della Lex Sempronia Agraria di Tiberio Gracco (133 a.C.).
Tale legge stabiliva che
non si potessero possedere più di 500 iugeri dell'ager publicus più
250 iugeri (1 iugero=2500 m2) per ogni figlio, fino ad un
massimo di 1000 iugeri.
Ma vediamo come si arrivò
a tale legge e lo faremo, appunto, grazie alla “Vita dei Gracchi”
di Plutarco.
Plutarco - Vita dei Gracchi |
Quanto del territorio dei
vicini i Romani prendevano con la guerra, in parte lo vendevano e in
parte lo rendevano pubblico e lo davano in concessione ai cittadini
poveri e senza mezzi, che versavano un piccolo fitto nel tesoro
pubblico. Iniziando i ricchi ad offrire fitti più alti e ad
estromettere i poveri, venne emanata una legge* che non permetteva di
avere più di 500 iugeri di terra e per un breve periodo questa norma
arrestò la cupidigia, e aiutò i poveri che rimanevano sul terreno
per i quale avevano pagato il fitto e era stato loro assegnato,
ciascuno la sua parte dell'inizio. Ma in seguito i ricchi confinanti,
con dei prestanome, trasferendo ad essi le locazioni, si
impadronirono palesemente della maggior parte delle terre attraverso questi, ed i poveri, essendo stati così cacciati via, non si
dimostrarono più desiderosi di servire nell'esercito e trascurarono
l'allevamento dei figli e così presto tutta l'Italia si rese conto
della scarsità di uomini liberi e fu riempita di barbari fatti
prigionieri, grazie ai quali i ricchi coltivavano la terra dopo aver
cacciato i cittadini.
*Leges Liciniae Sextiae(367 a.C.)
Come vedete, c'era già tutto..La legge ed i ricchi che l'aggirano, la disgregazione del tessuto sociale ed il ricorso alla mano d'opera a buon mercato.
E così Tiberio Gracco
propose una nuova legge che innalzava di fatto il limite a mille
iugeri se si avevano dei figli, cercando di tener conto sia delle
esigenze dei contadini che erano in estrema povertà sia del
rispetto degli altri equilibri, secondo quella che poi era la sua
indole.
Già, perché, a
proposito, come erano i fratelli Gracchi? Ce lo racconta sempre
Plutarco (N.D.R.: il testo è un po' lungo ma vale la pena di
riportarlo, perché è suggestivo!).
Plutarco - Vita dei Gracchi |
Giacché, come la
somiglianza dei Dioscuri (Castore e Polluce) ,così come vengono
dipinti e scolpiti, ha una differenza nella forma del pugile rispetto
al corridore, così per quei giovani, con molta affinità per quanto
riguarda coraggio e saggezza, ancorché per liberalità,
eloquenza e grandezza d'animo, per quanto riguarda le opere e la
partecipazione alla vita politica invece grandi differenze fiorirono e
vennero alla luce, perciò non mi sembra conveniente andare oltre
prima di esporle.
Innanzitutto, per quanto concerne l'aspetto, lo sguardo ed il modo di muoversi, Tiberio era più tranquillo e posato, mentre Caio era impetuoso e veemente, così che nell'arringare la folla uno restava composto in un posto, mentre l'altro era il primo dei Romani a irrompere sul peripato della tribuna e a togliersi la toga dalla spalla mentre parlava, come Cleone l'Ateniese, si racconta, fu il primo dei demagoghi a togliersi il mantello e a percutersi la coscia. Inoltre, il discorso di Caio era aggressivo e appassionato fino all'estremo, mentre quello di Tiberio era più gradevole e tendente alla pietà; anche riguardo allo stile, quello [di Tiberio] era puro e diligentemente elaborato, mentre quello di Caio suadente e brillante. Così, anche riguardo allo stile di vita e alla tavola, Tiberio era modesto e semplice, mentre Caio, temperato e austero se paragonato agli altri, messo a confronto con il fratello era esibizionista e schizzinoso.
Innanzitutto, per quanto concerne l'aspetto, lo sguardo ed il modo di muoversi, Tiberio era più tranquillo e posato, mentre Caio era impetuoso e veemente, così che nell'arringare la folla uno restava composto in un posto, mentre l'altro era il primo dei Romani a irrompere sul peripato della tribuna e a togliersi la toga dalla spalla mentre parlava, come Cleone l'Ateniese, si racconta, fu il primo dei demagoghi a togliersi il mantello e a percutersi la coscia. Inoltre, il discorso di Caio era aggressivo e appassionato fino all'estremo, mentre quello di Tiberio era più gradevole e tendente alla pietà; anche riguardo allo stile, quello [di Tiberio] era puro e diligentemente elaborato, mentre quello di Caio suadente e brillante. Così, anche riguardo allo stile di vita e alla tavola, Tiberio era modesto e semplice, mentre Caio, temperato e austero se paragonato agli altri, messo a confronto con il fratello era esibizionista e schizzinoso.
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