Dopo Rebreanu, il
realismo si orientò verso la periferia ed i bassifondi, come aveva
fatto Arghezi in poesia.
I maggiori esponenti
della "letteratura del ghetto" furono Ardeleanu e
Călugăru.
Nel frattempo, intorno
alla rivista "Sburătorul" e al critico
impressionista Eugen Lovinescu, nasceva il "modernismo".
Questa corrente
letteraria contrapponeva la "stracittà" allo "strapaese",
ed era assolutamente occidentalista ed antitradizionalista: Ion
Barbu portò l'ermetismo nella poesia romena mentre la prosa di
Camil Petrescu è basata sullo psicologismo.
E partiamo, allora, da
uno dei due romanzi più famosi di quest'ultimo, "Il letto di
Procuste" (l'altro è "L'ultima notte d'amore, la
prima notte di guerra").
Prima, però, qualche
parola sul mito... Procuste ("stiratore") era il soprannome
di un brigante che viveva sul monte Coridallo e attirava i viandanti
per derubarli e mutilarli: nell'ordine, li invitava a casa sua, li
imprigionava su un letto di ferro e, se erano troppo corti, li
"allungava", oppure, se sporgevano dal letto, li
"accorciava" (sarà Teseo a mettere fine alle sue "manie
ortopediche").
Analogamente Ladima, il
protagonista del romanzo, si adatta a tutto quello che il suo amore
per Emilia, una sedicente attrice con poco talento e ancor meno
moralità, gli esige, "allungandosi" o "accorciandosi"
all'occorrenza.
In estrema sintesi, così
come nessuno poteva sfuggire al supplizio perché nessuno conosceva
la misura esatta del letto di Procuste, dal momento che non si
conosce la misura esatta della realtà, quando si ama non c'è altra
soluzione che aggiustare, con tutta la sofferenza che comporta, la
realtà all'amore.
Tristan Tzara,
invece, come abbiamo già visto in uno dei post precedenti, fu uno
dei fondatori del “dadaismo”
(già, e chi se lo scorda il celebre:”Prenez un journal./Prenez
des ciseaux./..”!!).
Al dadaismo fece seguito
il “costruttivismo”, promosso dalla rivista
“Contimporanul”(1922),
che mitizzava la tecnica moderna; la protesta contro l'egemonia
borghese trovò sbocco, poi, nel programma surrealista.
Alle correnti
avanguardiste fece da contraltare il “tradizionalismo”, nel quale
confluirono le correnti nazionaliste dell'800.
Formatosi intorno alla
rivista “Gândirea“, questo movimento opponeva il
misticismo religioso ortodossista e l'etnicismo al materialismo e al
naturalismo.
Il maggior poeta
tradizionalista fu Lucian Blaga, mentre in prosa si distinse,
con le sue novelle, soprattutto Gib Mihăescu .
Successivamente,
con il gruppo “Criterion” e, specialmente, con l'opera di
Mircea Eliade. l'“esistenzialismo” fece il suo ingresso
nella letteratura romena.
Vorrei
dedicare, però, a questo punto, un po' di spazio a Mihail
Sebastian, giornalista e
scrittore.
Sebastian
deve la sua notorietà soprattutto alle sue commedie “La stella
senza nome” e “Ultim'ora”: quest'ultima ci ricorda
che scrivere, anche le cose più inoffensive, è sempre pericoloso!!!
Sebastian, tuttavia, non smetterà di scrivere, nemmeno quando dovrà
abbandonare la sua casa a seguito delle leggi antisemite, e morirà,
investito da un camion, pochi giorni dopo l'invasione della Romania
da parte dell'Armata Rossa.
Vediamo,
allora, cosa succede con l'avvento del socialismo...
I
poeti tradizionalisti e modernisti dovettero ripensare le loro
esperienze in funzione della nuova realtà: gli esponenti di maggior
spicco furono Marin Sorescu, Ion Alexandru e, per i
modernisti, Nichita Stănescu.
In prosa, il romanzo fu costretto a piegarsi
alle esigenze propagandistiche del regime e furono poche le opere
degne di nota: tra queste, vale la pena di citare “Morometii”,
di Marin
Preda
[N.D.R.: naturalmente, fuori della Romania, troviamo Eugène
Ionesco
( ma a lui avevamo già dedicato dello spazio in questo blog) e il
filosofo Emil
Cioran].
Tutti
gli imperi, però, prima o poi, crollano e nel 1989, come
ricorderete, la rivolta popolare pose fine alla dittatura di
Ceaușescu: il poeta e giornalista Mircea
Dinescu
fu uno dei leader dell'insurrezione.
La sorte di chi si è ribellato troppo è di non aver più energie se non per la delusione. (E. Cioran)