All' “arte per l'arte”
del periodo “junimista” fecero seguito sia l' “estetismo” di
Macedonski e della sua rivista “Literatorul”, che
“l'arte impegnata” degli intellettuali socialisti della rivista
“Contemporanul”, ma nessuna delle due correnti riuscì a
fare breccia nella letteratura romena dell'epoca, che era dominata
dal nazionalismo e dal “realismo popolare”.
Sono soprattutto Ioan
Slavici con i suoi racconti etici, dove i personaggi positivi
sono degli anti-eroi, capaci di non farsi sopraffare dalle passioni,
e Alexandru Vlahuță, con il tema dello “strapaese”, a
segnare questi primi anni. Nei romanzi di Vlahuță, i migliori sono
i “vinti” (N.D.R: Verga scrive più o meno nello stesso periodo,
ma non so se Vlahuță conoscesse “I Malavoglia” e “ Mastro don
Gesualdo”...proverò ad indagare!! ):
“Sollevarsi con la
mente e col cuore più in alto degli uomini del proprio ambiente è
un peccato che si sconta” ( da “Din durerile lumii”
)
Agli
inizi del XX secolo il tema dello strapaese, poi, sfocia nel
“seminatorismo” (dalla rivista “Sămănătorul”) e nel
“populismo”.
Il
maggior rappresentante dello strapaese fu Mihail
Sadoveanu.
Nelle
sue opere domina la contrapposizione tra i contadini e la borghesia ,
tra la legge di natura e la legge “ufficiale”, creata per il
tornaconto della classe egemone; al contadino, al pescatore, al
pastore, per opporsi alle ingiustizie, non resta che farsi
“brigante”.
Sadoveanu
si dedicò anche al romanzo storico ma, nelle sue opere, gli eventi
della Storia vengono considerati effimeri, mentre le trame
dell'amore, dell'onestà e della giustizia, sono “forever”.
Contro
lo strapaese si schierarono invece i “simbolisti”, che
sostituivano al culto della natura quello dello spirito. Tra i
simbolisti, si distinsero Ovid
Densușianu,
che definì il programma del Simbolismo con la sua rivista Viața
nouă,
e Ștefan
Petică.
Dopo
la Prima Guerra Mondiale, la letteratura romena vive probabilmente il
suo periodo migliore. Tudor
Arghezi,
nelle cui opere si nota l'influenza di Baudelaire, rivoluziona
completamente il linguaggio poetico; il tema centrale dei versi di
Arghezi è quello della “rivolta” e del sovvertimento sociale
grazie alla carica eversiva dei reietti.
Nella
prosa, invece, si passa ad un realismo meno chiuso e provinciale,
grazie soprattutto all'opera di Liviu
Rebreanu
e al suo romanzo “Ion”.
E
con quest'ultimo, infatti, chiuderemo il post di oggi, perché segna
il punto di rottura con lo “strapaese”: con lo “strapaese”,
la figura centrale era il contadino modesto e virtuoso, che si
accontentava del suo lavoro e viveva in armonia con la natura, mentre
Ion, invece, è un ribelle.
Ma
andiamo per gradi e vediamo come si snodano le vicende del
protagonista....
Ion
è un giovane povero e di talento, che si rende presto conto che la
speranza di cambiare la sua condizione lavorando onestamente è,
ahimè, vana.
Dal
punto di vista “sentimentale”, è combattuto tra gli occhi
“azzurrognoli” di Florica ed i “poderi” di Ana, ma non
osando, a causa della sua povertà, avvicinarsi alla porta di Ana,
frequenta la casa di Florica, anche se la dote di quest'ultima è
tutt'altro che appetibile (“...un
maiale smunto e qualche straccio vecchio..”).
Non
bisognerebbe mai, però, prendere in giro le fanciulle, perché
Florica sparge la voce, nel villaggio, che Ion ha chiesto la sua
mano.
E
quale immaginate che sarà stata la reazione di Zenobia, la madre di
Ion, alla notizia delle prossime nozze del suo figliolo, nel quale
aveva riposto tutte le speranze?
..Se
l'avessero colpita con un bastone sulla testa, con ogni probabilità,
non sarebbe stata afflitta da tanto male....
Z:
Sempre la povertà attiri, eh, cocco di mamma? Un'altra sposa
all'infuori di Florica, della vedova di Maxim, non hai trovato in
tutto il villaggio? Non mi meraviglio più di niente, cocco di mamma,
di che altro dovrei meravigliarmi?
Ion,
furioso, è sempre più deciso a passare il Rubicone e a prendere in
moglie Ana, anche se il padre non vuole dargliela; si confida con
l'amico Titu, che cerca di dissuaderlo dal suo proposito facendogli
notare che Ana non è proprio la ragazza che ti fa perdere la testa
ma..
I:
Così è, così è, ma senza di lei non scappo più dalla miseria
fino a Prut e Siret
1.
Facendola
breve, Ion, per vincere il rifiuto del padre di Ana, che vuole darla
in moglie al ricco George, seduce la fanciulla; Ana, rendendosi poi
conto di essere solo un ostaggio nelle mani del marito, si uccide.
Ion
torna,allora, da Florica, che però ha sposato, nel frattempo, George
e alla fine l'equilibrio del piccolo mondo viene ristabilito con la
morte di Ion, che viene ucciso da George.
“Ion”
ebbe un grande successo e divenne il romanzo “simbolo” della
gioventù romena, alla quale ogni prospettiva era preclusa
dall'immobilismo nel quale era invischiata la società del tempo.
Emblematica,
in proposito, è la lite tra il maestro e il prete: il maestro, che
guarda soprattutto alla “questione sociale”, simpatizza con Ion,
ossia con i giovani di talento che reclamano un posto in una società
che li ha messi ai margini (ricordate “Il rosso e il nero”?)
mentre il prete, che deve custodire la moralità della comunità,
sta dalla parte di George, dei ricchi e dello status quo.
Nel
prossimo post concluderemo la nostra panoramica della letteratura
romena.
1
Dovrebbe essere la regione disegnata da questi due fiumi: Ion intende
dire che se non riesce a sposare Ana, per miglia e miglia, ad
attenderlo, c'è solo la povertà.
POST COLLEGATI: Parte Prima
Parte Terza
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