E già...Chi non ricorda
Daniel Wilde (Tony Curtis) e Brett Sinclair (Roger Moore), nonché
l'indimenticabile sigla della fortunatissima serie?
Protagonista
dell'avventura odierna è, però, un'altra coppia di playboy
combinaguai... Nientepopodimeno che Giove e Mercurio, abilmente messi
in scena da Plauto in “Amphitruo”.
L'Anfitrione è, infatti,
la commedia del “doppio” per antonomasia e ha tra gli altri
meriti quello di averci regalato due parole ormai di uso comune nella
nostra lingua.
Poiché Giove, infatti,
invaghitosi di Alcmena, ha preso le sembianze del marito per
soddisfare il suo capriccio, ad un certo punto di Anfitrione ve ne
sono due. E come si fa, allora, a distinguerli? Chi è il vero
Anfitrione?
“E' quello presso cui
si cena!”- dirà Sosia, nel rifacimento di Molière della commedia
plautina, il cui nome svela l'altro sostantivo che ha arricchito il
nostro dizionario: Mercurio, infatti, per aiutare il padre nella
tresca, aveva assunto, a sua volta, le sembianze del fido servo di
Anfitrione e così anche quest'ultimo dovrà fare i conti con il suo
“doppio”.
Ma veniamo alla nostra
storia...Anfitrione torna vittorioso dalla sua spedizione contro i
barbari e, appena approdato, invia Sosia dalla moglie per
annunciargli il felice esito della missione e affinché quest'ultima
predisponga tutto per accoglierlo come si deve.
Giove, però, aveva preso
le sembianze di Anfitrione per ingannare la donna e giacere con lei,
così Mercurio, per guadagnar tempo, prende le sembianze di Sosia
e, con le minacce, impedisce al servo di entrare in casa. Il dialogo
tra i due è esilarante:
….
Mercurius:Ego
sum Sosia ille quem tu dudum esse aiebas mihi.
Sosia:Obsecro
ut per pacem liceat te alloqui, ut ne vapulem.
Mercurius:Immo
indutiae parumper fiant, si quid vis loqui.
Sosia:Non
loquar nisi pace facta, quando pugnis plus vales.
Mercurius:
Dic si quid vis, non nocebo.
Sosia:Tuae
fide credo?
Mercurius:
Meae.
Sosia:Quid
si falles?
Mercurius:Tum
Mercurius Sosiae iratus siet.
Mercurio:Sono
io quel Sosia che poco fa affermavi di essere.
Sosia:Ti
prego di fare pace e di lasciarmi parlare senza essere bastonato.
Mercurio:E
sia, ti concedo un breve armistizio: puoi parlare.
Sosia:Non
parlerò se non a pace fatta, dato che con i pugni sei tu il più
forte.
Mercurio:
Puoi dire quello che vuoi, non ti farò del male.
Sosia:Posso
fidarmi di te?
Mercurio:
Si.
Sosia:E
se mi inganni?
Mercurio:Allora
Mercurio se la prenda con Sosia.
….
Sosia:
Tu
negas med esse?
Mercurius.:
Quid ego ni negem, qui egomet siem?
Sosia.:
Per Iovem iuro med esse neque me falsum dicere.
Mercurius.:At
ego per Mercurium iuro, tibi Iovem non credere; nam iniurato scio
plus credet mihi quam iurato tibi.
Sosia.:Quis
ego sum saltem, si non sum Sosia? te interrogo.
Mercurius.:Vbi
ego Sosia nolim esse, tu esto sane Sosia;nunc, quando ego sum,
vapulabis, ni hinc abis, ignobilis.
Sosia:
Tu neghi che io sia Sosia?
Mercurio:
Come potrei non negarlo, dato che Sosia sono io.
Sosia:
Per Giove giuro che lo sono io e di non dire il falso.
Mercurio:
Ed io giuro per Mercurio che Giove non ti crede; infatti so che
crederà più a me, anche senza giuramenti, che a te se giuri.
Sosia:
Ti chiedo: chi sono io, dunque, se non sono Sosia?
Mercurio:
Quando io non vorrò più essere Sosia, siilo pure tu; adesso, che io
lo sono, sarai bastonato se non te ne vai, ignoto.
Al povero Sosia non resta che tornare dal suo padrone e
riferire come è andata l'ambasciata. Poco dopo, Giove si congeda da
Alcmena, adducendo come pretesto che deve tornare dal suo esercito e
promettendo di ritornare presto.
Raggiunto il campo, Sosia prova a raccontare ad
Anfitrione quanto è accaduto ma quest'ultimo, ovviamente, non può
credere ad una storia così inverosimile ed i due si dirigono,
allora, a casa.
Assistiamo, dunque, all'idilliaco incontro....
Amphitruo:
Et quom te gravidam et quom te pulchre plenam aspicio, gaudeo.
Alcumena:Obsecro
ecastor, quid tu me deridiculi gratia sic salutas atque appellas,
quasi dudum non videris quasique nunc primum recipias te domum huc ex
hostibus atque me nunc proinde appellas quasi multo post videris?
Amphitruo:Immo
equidem te nisi nunc hodie nusquam vidi gentium.
Alcumena:Cur
negas?
Amhitruo:Quia
vera didici dicere.
Anfitrione:
Come sono contento di vederti gravida e bella pienotta.
Alcmena:
Per Castore, perché mi deridi salutandomi così, come se non mi
avessi già vista , come se ora, per la prima volta, tornassi a casa
dalla guerra e ti rivolgi a me come se non mi vedessi da molto
tempo?
Anfitrione:
E' proprio così, non ti ho visto prima d'ora.
Alcmena:
Perché lo neghi?
Anfitrione:
Perché ho imparato a dire sempre la verità.
….
Amphitruo:Vbi
primum tibi sensisti, mulier, impliciscier?
Alcumena:Equidem
ecastor sana et salva sum.
Amphitruo:Quor
igitur praedicas,té heri me vidisse, qui hac noctu in portum advecti
sumus?ibi cenavi atque ibi quievi in navi noctem perpetem,neque meum
pedem huc íntuli etiam in aedis, ut cum exercitu hinc profectus sum
ad Teloboas hostis eosque ut vicimus.
Alcumena:Immo
mecum cenavisti et mecum cubuisti.
Anfitrione:
Quando hai avuto il primo turbamento, moglie?
Alcmena:
Ma io sto benissimo!!!
Anfitrione:
E allora perché affermi di avermi visto ieri, dato che siamo
arrivati al porto stanotte? Lì ho cenato e sono rimasto a riposare
sulla nave tutta la notte e non ho messo più piede in questa casa da
quando sono partito con l'esercito per la guerra ai Teleboi fino a
quando non li abbiamo vinti.
Alcmena:
Tuttavia hai cenato qui e sei venuto a letto con me.
Le cose si mettono male....Per evitare che Alcmena venga
accusata, ingiustamente, di adulterio, interviene Giove in persona e
racconta ad Anfitrione l'accaduto.
Alcmena partorirà due gemelli: uno frutto della
relazione con Anfitrione e l'altro di quella con il padre degli dei
(il secondo diverrà un eroe fortissimo...Avete indovinato di chi si
tratta?).
E Anfitrione accetterà il volere del cielo,
riconciliandosi con Giove.
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