Riprendiamo il nostro thread sui mali del web e dei social media.
Oltre agli hater, ai troll e alle fake news, purtroppo, tocca sorbirsi anche certe “chicche” che, più che ilarità, suscitano sconforto.
Nessuna materia si salva: Storia, Geografia, Latino, Inglese, Fisica e Medicina vengono, inesorabilmente, stravolti, con buona pace del “De docta ignorantia” di Nicolò Cusano, che suggerirebbe maggiore prudenza ed accettazione dei limiti della propria conoscenza.
Proviamo a riderci sopra lo stesso e partiamo proprio da quanto ci è toccato sentire in piena pandemia, quando moltissimi, senza necessità di laurea, salivano in cattedra e ci indicavano come avremmo dovuto curarci, prendendo spunto dal “solito” Esopo....
Il medico ignorante
Un medico era ignorante. Avendo in cura un ammalato, sebbene tutti i medici dicevano che quest'ultimo non correva pericolo di vita ma che i tempi di guarigione sarebbero stati lunghi, lui solo gli disse di sistemare tutte le sue pendenze: “Non passerai la giornata di domani”. Detto ciò, se ne andò.
Dopo qualche tempo, il malato si rimise in piedi e uscì di casa, pallido e camminando a fatica.
Avendolo incontrato, il medico gli chiese: “Salve, come stanno gli abitanti degli Inferi?”.
E quello rispose: “Sono tranquilli, poichè hanno bevuto l'acqua del Lete . Poco tempo fa, però, Morte e Ade minacciavano terribilmente tutti i medici, perché non lasciano morire gli ammalati, e si sono messi a registrarli tutti . Stavano per registrare anche te, ma io, essendomi gettato ai loro piedi, li ho implorati, giurando che tu non sei un vero medico ma che, senza fondamento, sei stato calunniato".
La favola mette alla gogna i medici ignoranti ed inesperti, capaci solo di chiacchierare.
Beh, oltre ai “sedicenti medici”, quelli che parlano a sproposito sui social sono tanti (e qualcuno ha anche tanto di “blasone”).
E, allora, da buon “Romano de Roma”, non posso non rispolverare la celebre poesia di Gioacchino Belli (che, tra l'altro, sarebbe stato un buon compare di Esopo)...
Il saggio del Marchesino Eufemio
A dì trenta settembre il marchesino,
d’alto ingegno perché d’alto lignaggio,
diè nel castello avito il suo gran saggio:
di toscan, di francese e di latino.
Ritto all’ombra feudal d’un baldacchino
con voce ferma e signoril coraggio,
senza libri provò che paggio e maggio
scrìvonsi con due g come cuggino.
Quindi, passando al gallico idioma,
fè noto che jambon vuol dir prosciutto,
e Rome è una città simile a Roma.
E finalmente il marchesino Eufemio,
latinizzando esercito distrutto,
disse exercitus lardi, ed ebbe il premio!
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