Prenderò spunto, oggi,
dalla favola di Luis Sepúlveda “Storia di una lumaca che scoprì
l'importanza della lentezza”.
Non vi racconterò la
storia: è un racconto scritto con il solito stile semplice e
affascinante, in fin dei conti sono meno di 100 paginette, quindi
perché privarvi del piacere di leggerlo tutto d'un fiato e
rilassarvi un po'?
La velocità è sempre
stata uno dei nostri miti e anche uno dei nostri incubi: e chi se lo
scorda il temutissimo “Chi arriva ultimo è …..(fate voi,
l'ultima parola cambiava a seconda della raffinatezza del gruppo!)
che veniva subdolamente gridato quando si era già in posizione di
netto vantaggio nelle nostre tante corse da ragazzini!
E così, da adulti,
abbiamo consolidato questo mito della velocità e motociclisti e
piloti di formula uno sono entrati a pieno titolo nella galleria dei
nostri eroi, assieme ai centometristi ed ai campioni del nuoto.
Ma siamo sicuri che la
velocità sia il bene assoluto e che la lentezza il male da
sconfiggere a tutti i costi?
Nutro qualche dubbio in
proposito...Come sapete, la misura della velocità (o della lentezza)
è il tempo che ci si impiega a fare qualcosa e di cose fatte in poco
tempo ma in modo pedestre ne vedo tante ogni giorno e in tutti i
campi.
E se essere veloci è
“cool”, ecco che anche le conversazioni diventano spesso vuote o
insensate, perché riflettere richiede tempo e pazienza e quindi è
meglio far ricorso a frasi fatte e luoghi comuni che ci consentano di
parlare senza pensare...Già, l'importante è parlare tanto, rapido e
senza pause!
E allora come ne usciamo?
Cerchiamo, come al solito, tra i classici e rispolveriamo una delle
favole di Esopo più note, "La tartaruga e la lepre".
La tartaruga e la lepre (Esopo) |
La tartaruga e la lepre
litigavano tra loro. E avendo stabilito con precisione giorno e luogo
(per la gara) si separarono. E dunque la lepre avendo trascurato la corsa, a causa della sua
naturale velocità, essendosi sdraiata si
addormentò lungo il cammino. La tartaruga, invece,
consapevole della sua grandissima lentezza, non smise di correre e
avendo superato la lepre addormentata ottenne la palma della
vittoria. Il racconto dimostra che
spesso l'impegno vince le doti naturali.
E se la lepre presuntuosa
è quindi costretta ad assaporare l'amaro calice della sconfitta, non
va meglio ad Achille, che oltre ad essere quasi invulnerabile era
anche imbattibile nella corsa, condannato tuttavia a non
raggiungere mai la tartaruga nel famoso "paradosso di Zenone".
In conclusione,
parafrasando il “it can't rain all the time” (“non può piovere
per sempre”) del film, ormai un cult, “Il corvo” di
Alex Proyas (1994) , possiamo dire senza timore di smentita: “non
si può correre per sempre”.