Dalle amare vicende
d'Irlanda passiamo a parlare di altre forme di lotta e di protesta,
tirando fuori dalla libreria un filosofo spesso ignorato o quasi nei
programmi scolastici, ma i cui scritti furono d'ispirazione per
Gandhi e Martin Luther King: Henry David Thoreau.
Thoreau
fu infatti “il profeta della disobbedienza civile” e pagò
inoltre con il carcere per aver dato seguito con le azioni alle sue
convinzioni : fortemente contrario alla guerra con il Messico, si
rifiutò di pagare le tasse.
Ma
vediamo alcune citazioni prese dal suo saggio “On the duty of
civil disobedience” (“Sul dovere della disobbedienza
civile”):
If...
the machine of government... is of such a nature that it requires you
to be the agent of injustice to another, then, I say, break the law
Se...la
macchina del governo... è di natura tale da richiedere che tu sia
l'agente di un'ingiustizia verso un'altra persona, allora, io dico,
non rispettare la legge.
Già,
qualsiasi ingiustizia ha sempre bisogno di complicità...
It
is not a man's duty, as a matter of course, to devote himself to the
eradication of any, even the most enormous wrong; he may still
properly have other concerns to engage him; but it is his duty, at
least, to wash his hands of it, and, if he gives it no thought
longer, not to give it practically his support. If I devote myself to
other pursuits and contemplations, I must first see, at least, that I
do not pursue them sitting upon another man's shoulders.
Non
è dovere di un uomo, necessariamente, dedicarsi allo sradicamento di
un'ingiustizia, fosse anche la più enorme; egli può avere
benissimo altre preoccupazioni a cui impegnarsi; ma è suo dovere,
almeno, lavarsene le mani e, se non le dedica altri pensieri, non
darle, nella pratica, il suo supporto. Se mi dedico ad altre
attività e contemplazioni, devo prima accertarmi che non le perseguo
sedendomi sulle spalle di un altro uomo.
E
sarebbe già qualcosa....
Non
vorrei però che a seguito di questi brevi stralci che vi ho
riportato il pensiero di Thoreau venisse frainteso: egli non metteva
in discussione l'autorità della legge né il volere della
maggioranza, che è poi la base della democrazia (anche se la qualità
della democrazia si misura dal rispetto che c'è verso le
minoranze..), ma affermava che nemmeno la legge e la volontà
popolare possono violare i diritti fondamentali dell'individuo.
Era
il 1849.
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