Riprendiamo il nostro
discorso sui rapporti tra individuo e Stato (o “città-stato”!!),
ma questa volta lo faremo attraverso il dramma di Arthur Miller
“The Crucible” (“Il Crogiuolo” - 1953).
Come avrete intuito dal
titolo del post, l'opera racconta il famoso processo alle streghe di
Salem (Massachusetts) del 1692 per denunciare il clima da caccia
alle streghe creato dal maccartismo negli anni '50.
In una città puritana
apparentemente tranquilla, dove il potere è nelle mani della Chiesa
e dove sembra che nessuno abbia qualcosa da nascondere, d'improvviso
una ragazza, Abigail Williams, nipote del reverendo Parris, per
nascondere le sue mancanze nei confronti di quella che è la morale
pubblicamente accettata, lancia la prima falsa accusa di stregoneria
e diviene il catalizzatore della tragedia che investirà la comunità.
L'isteria collettiva e la
cattiveria della gente, insieme all'ambizione di coloro che
intravedono la possibilità di coronare i loro sogni, sia che si
tratti della “purificazione” della città, dell'arricchimento
personale oppure, semplicemente, della possibilità di esercitare un
potere schiacciante sui propri simili, faranno il resto e la caccia
alle streghe assumerà dimensioni enormi, anche perché l'unico modo
per scampare al capestro è confessare e denunciare altre persone.
In sintesi, il conflitto
tra individuo e Stato, tra libertà di coscienza e autorità, tra
morale privata e morale pubblica, raggiunge l'apice nel dramma di
Miller. Gli abitanti di Salem sono preda del panico a causa di quell'insicurezza che deriva loro dalla percezione che la libertà
individuale va conquistando spazi a danno dell'autorità e della
morale precostituita. Tutti, anche John Proctor, l'eroe di questa storia,
hanno qualche scheletro nell'armadio e tutti si sentono in qualche
modo colpevoli, perché tutti hanno disubbidito, più o meno spesso,
alle rigide regole della loro religione.
Nella sempiterna
suddivisione tra “buoni” e “cattivi”, i buoni sono quelli che
poi rimangono fedeli alla propria coscienza e che pagano a caro
prezzo il loro rifiuto di prostrarsi di fronte all'autorità ( non
dichiarandosi colpevoli di stregoneria e/o rifiutandosi di accusare
falsamente altre persone), mentre i cattivi sono quelli che, per
rancore, per calcolo o per vigliaccheria, preferiscono chinare la
testa e zittire la coscienza, anche quando la follia collettiva è
evidente. Il dichiararsi colpevoli di stregoneria poi, oltre che a
salvare la pelle, serve a lavarsi pubblicamente la coscienza da altri
peccati ed a crearsi un'immacolatezza nuova.
Nessun commento:
Posta un commento