Continuiamo a parlare di cinema e
spolveriamo un paio di film di Ken Loach, uno dei miei registi
preferiti.
Ed eccovi , allora, “Riff Raff”
and “My name is Joe”, entrambi da vedere.
Cominciamo con il primo...
Letteralmente “Gentaglia” (in Italia uscì con il sottotitolo
“Meglio perderli che trovarli”), il film è un vero e proprio
uppercut all'amministrazione Thatcher. Ma chi farebbe parte di questa
“gentaglia”? La gentaglia sarebbe il nuovo sottoproletariato,
immigrati regolari e non, tossicodipendenti, ex carcerati e
disoccupati cronici (secondo la filosofia che “i poveri sono poveri
per colpa loro”). Peccato però che mentre i “Riff Raff” si
contendono quel poco lavoro che c'è, prosperano i caporali e gli
investitori, non si rispettano le più elementari norme di sicurezza
nei cantieri, i contributi previdenziali non vengono versati, e ciò
che era nato con una finalità sociale viene messo in mano agli
speculatori.
Esploriamolo quindi il mondo dei "Riff
Raff", un mondo fatto di degrado e di sogni nel cassetto (alcuni
impossibili, altri più a portata di mano), di grettezza e
solidarietà spontanea, di drammi, piccoli e grandi, e di risate
esilaranti, perché il merito del regista è quello di dipingerlo in
modo efficace e di dare una voce a gente ormai estromessa dal
circuito dei mass media.
E, in fin dei conti, anche Joe, ex
alcolizzato in cerca di un riscatto, fa parte dei Riff Raff.
Il protagonista di “Riff Raff” e
quello de “Il mio nome è Joe” sono, poi, degli idealisti e
cercano entrambi le stesse cose: vogliono innamorarsi ed avere
qualcosa dalla vita. Ma quando vengono messi alle strette e si
ribellano alle regole di un gioco ingiusto, la loro rivolta è
sterile ed i loro sogni svaniscono in un batter d'ali.
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