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martedì 22 settembre 2015

La figlia dell'avaro

Riprendiamo a parlare del ruolo del denaro nella società e facciamolo insieme a chi questo tema lo ha esaminato nei minimi dettagli: Honoré de Balzac.
Il libro di oggi è “Eugénie Grandet” (1833), un vero e proprio trattato sulla vita di provincia, la borghesia ed il suo rapporto con il denaro e l'amore.
Se papà Grandet incarna l'avaro per eccellenza, scaltrissimo e inflessibile, non migliori di lui sono i nobili ed i notabili che lo adulano, sperando di poter avere i suoi milioni sposandone la figlia Eugenia.
Ma andiamo per ordine e cominciamo proprio da “père Grandet” e vediamo quali sono i tratti con i quali l'avaro viene dipinto da Balzac.

Innanzitutto, perché si sceglie l'avarizia come “modus vivendi”?

La vie de l'avare est un constant exercice de la puissance humaine mise au service de la personnalité. Il ne s'appuie que sur deux sentiments: l'amour-propre et l'intérêt; mais l'intérêt étant en quelque sorte l'amour-propre solide et bien entendu, l'attestation continue d'une supériorité réelle, l'amour-propre et l'intérêt sont deux parties d'un même tout, l'égoïsme.

La vita dell'avaro è un esercizio costante della potenza umana messa al servizio della personalità. Non si basa che su due sentimenti: l'amor proprio e l'interesse; ma essendo in qualche modo l'interesse l'amor proprio solido e consapevole, l'attestazione continua di una superiorità reale, l'amor proprio e l'interesse sono due parti di un medesimo tutto, l'egoismo.

Già, il denaro a volte fa sentire onnipotenti..E la solitudine? Vediamo la stanza dell'avaro....

Personne, pas même madame Grandet, n'avait la permission d'y venir, le bonhomme voulait y rester seul comme un alchimiste à son fourneau

Nessuno, nemmeno la signora Grandet, aveva il permesso di venirci, il brav'uomo voleva restarci da solo come un alchimista al suo fornello.

Già, l'avaro non può condividere i suoi “tesori”, quindi la sua solitudine è una scelta consapevole. Né crede nell'aldilà...

Les avares ne croient pas à une vie à venir, le présent est tout pour eux. Cette réflexion jette une horrible clarté sur l'époque actuelle, où, plus qu'en aucun autre temps, l'argent domine les lois, la politique et les moeurs.
.....
Quand cette doctrine aura passé de la bourgeoisie au peuple, que deviendra le pays?

Gli avari non credono in una vita che verrà, per loro il presente è tutto. Questa riflessione getta una luce orribile sull'epoca attuale, in cui, più che in ogni altro periodo, il denaro domina le leggi, la politica ed i costumi.
.
Quando questa dottrina sarà trasferita dalla borghesia al popolo, che diverrà il paese?

Beh, oltre ad Eugenia, nel romanzo di Balzac sono proprio i suoi domestici a mantenere la purezza dell'anima...

Ni la grande Nanon, ni Cornoiller n'ont assez d'esprit pour comprendre les corruptions du monde.

Né la grande Nanon, né Cornoiller hanno abbastanza spirito per comprendere le corruzioni del mondo.

Per il resto, di fronte alla ricchezza di papà Grandet non c'è titolo nobiliare né carica pubblica che tenga: tutti pronti ad adulare Eugenia per condividere i suoi milioni...Ma chi sono gli adulatori?

La flatterie n'émane jamais des grandes âmes, elle est l'apanage des petits esprits qui réussissent à se rapetisser encore pour mieux entrer dans la sphère vitale de la personne autour de laquelle ils gravitent. La flatterie sous-entend un intérêt.

L'adulazione non proviene mai da anime grandi, è l'appannaggio degli spiriti piccini che riescono a rimpicciolirsi ancora di più per entrare meglio nella sfera vitale della persona intorno alla quale gravitano. L'adulazione sottintende un interesse.

Ancora, di fronte alla scalata sociale, purtroppo per Eugenia, non c'è nemmeno “romanticismo” che tenga...Vediamo cosa scrive Charles, il cugino elegante e raffinato, dai “sentimenti nobili” e gli “slanci generosi”, al cui amore Eugenia si era votata...

Je vous avouerai, ma chère cousine, que je n'aime pas le moins du monde mademoiselle d'Aubrion; mais, par son alliance, j'assure à mes enfants une situation sociale dont un jour les avantages seront incalculables: de jour en jour, les idées monarchiques reprennent faveur. Donc, quelques années plus tard, mon fils, devenu marquis d'Aubrion, ayant un majorât de quarante mille livres de rente, pourra prendre dans l'Etat telle place qu'il lui conviendra de choisir. Nous nous devons à nos enfants

Vi giuro, mia cara cugina, che io non amo minimamente la signorina d'Aubrion; ma, attraverso questo matrimonio, assicuro ai miei figli una situazione sociale di cui un giorno i vantaggi saranno incalcolabili: giorno dopo giorno le idee monarchiche riguadagnano terreno. Dunque, dopo un po' di anni, mio figlio, divenuto marchese d'Aubrion, avendo un maggiorasco di 40.000 lire di rendita, potrà prendere nello Stato il posto che vorrà scegliere. Abbiamo degli obblighi verso i nostri figli.

Già, per il bene dei figli (che dovranno ancora nascere!!!) si fa questo ed altro..

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sabato 12 settembre 2015

Non solo prosciutti

Beh, chi non ricorda la maga Circe che trasformava in suini i compagni di Ulisse, o i maiali della “Fattoria degli animali”, di Orwell, che, alla fine, camminano su due zampe e non si distinguono più dagli uomini? Senza volersi dilungare ulteriormente, certo è che in letteratura non mancano gli esempi di maiali “umanizzati” e viceversa. E allora godiamoci questo “Testamentum Porcelli” (autore sconosciuto), citato da San Gerolamo, a testimonianza che lo scritto aveva una certa popolarità (a me ha ricordato un po' la canzone “Il testamento”, di Fabrizio De Andre').
1. Incipit testamentum porcelli: M. Grunnius Corocotta porcellus testamentum fecit. Quoniam manu mea scribere non potui, scribendum dictavi.
2. Magirus cocus dixit: "veni huc, eversor domi, solivertiator, fugitive porcelle, et hodie tibi dirimo vitam". Corocotta porcellus dixit: "si qua feci, si qua peccavi, si qua vascella pedibus meis confregi, rogo, domine cocu, vitam peto, concede roganti". Magirus cocus dixit: "transi, puer, affer mihi de cocina cultrum, ut hunc porcellum faciam cruentum". Porcellus comprehenditur a famulis, ductus sub die XVI Kal. Lucerninas, ubi abundant cymae, Clibanato et Piperato consulibus. Et ut vidit se moriturum esse, horae spatium petiit et cocum rogavit, ut testamentum facere posset. Clamavit ad se suos parentes, ut de cibariis suis aliquid dimittere eis. Qui ait:
3. Patri meo Verrino Lardino do lego dari glandis modios XXX, et matri meae Veturinae Scrofae do lego dari Laconicae siliginis modios XL, et sorori meae Quirinae, in cuius votum interesse non potui, do lego dari hordei modios XXX. Et de meis visceribus dabo donabo sutoribus saetas, rix[at]oribus capitinas, surdis auriculas, causidicis et verbosis linguam, buculariis intestina, esiciariis femora, mulieribus lumbulos, pueris vesicam, puellis caudam, cinaedis musculos, cursoribus et venatoribus talos, latronibus ungulas. Et nec nominando coco legato dimitto popiam et pistillum, quae mecum attuleram; de Theveste usque ad Tergeste liget sibi colum de reste. Et volo mihi fieri monumentum ex litteris aureis scriptum: "M.GRUNNIUS COROCOTTA PORCELLUS VIXIT ANNIS DCCCC.XC.VIIII.S(EMIS). QUODSI SEMIS VIXISSET, MILLE ANNOS IMPLESSET". Optimi amatores vei vel consules vitae, rogo vos ut cum corpore meo bene faciatis, bene condiatis de boni condimentis nuclei, piperis et mellis, ut nomen meum in sempiternum nominetur. Mei domini vel consobrini mei, qui testamento meo interfuistis, iubete signari"........
1. Inizia il testamento del porcellino: il porcellino M.Grunnio Corocotta ha fatto testamento. Poiché non potei scrivere di mio pugno, ho dettato quello che si doveva scrivere.
2. Il cuoco Magiro disse: “Vieni qui, sovvertitore della casa, distruttore del suolo, porcellino fuggitivo, che oggi ti tolgo la vita”. Il porcellino Corocotta disse: “Se ho fatto qualcosa di male, se in qualcosa ho peccato, se ho rotto con i miei piedi del vasellame, padron cuoco, ti imploro che conceda la vita a me che ti supplico.” Il cuoco Magiro disse“Va, ragazzo, prendimi il coltello da cucina affinché faccia questo porcello cruento”. Il porcellino viene afferrato dal servo e condotto il giorno 16 delle Calende Lucernine, quando abbondano i cavoli teneri, sotto il consolato di Clibanato e Piperato. E come vide che era prossimo a morire, chiese lo spazio di un'ora e pregò il cuoco affinché potesse fare testamento. Chiamò a gran voce i suoi parenti per lasciare loro qualcosa delle sue cibarie. Il quale inizia:
3. A mio padre Verrino Lardino dispongo che gli vengano consegnati 30 moggi di ghiande e a mia madre Veturina Scrofa dispongo che le vengano dati 40 moggi di fior di farina di Laconia e a mia sorella Quirina, al cui matrimonio non ho potuto prendere parte, dispongo che vengano assegnati 30 moggi d'orzo. E delle mie viscere dono ai calzolai le setole, ai litigiosi il mio grugno, ai sordi le mie orecchie, agli avvocati ed ai chiacchieroni la lingua, ai fabbricanti di salcicce di bovino gli intestini, ai salumai le cosce, alle donne i filetti, ai fanciulli la vescica, alle fanciulle la coda, agli invertiti i muscoli, ai corridori ed ai cacciatori i talloni, ai ladri gli zoccoli. E senza nominare il cuoco, gli lascio con un legato la popia ed il pestello che ho sempre portato con me; [che se ne serva] da Theveste a Tergeste e che si impicchi con una corda. E voglio che mi si faccia un monumento con ivi scritto a lettere d'oro: IL PORCELLINO M. GRUNNIO COROCOTTA VISSE 999 ANNI E MEZZO, CHE SE AVESSE VISSUTO MEZZO ANNO IN PIU' AVREBBE COMPIUTO 1000 ANNI. Carissimi amici miei e guide della mia vita, vi prego di fare del bene con il mio corpo, che lo condiate con dei buoni condimenti, di mandorle, pepe e miele, affinché il mio nome sia ricordato nell'eternità. Padroni e cugini miei, che avete presenziato al mio testamento, vogliate apporre firma.....

sabato 5 settembre 2015

AVS - Avvocati Veramente Speciali

Ricordate Peekay, il bambino inglese che, crescendo in pieno apartheid e sperimentando personalmente la crudeltà dei boeri, decide di diventare, al tempo stesso, un pugile ed un avvocato?
Beh, come vi avevo anticipato tempo fa, il romanzo "The power of one" ( Bryce Courtenay) ha un seguito, “Tandia” (N.D.R. : è disponibile solo in lingua inglese, ma la lettura è coinvolgente, quindi coraggio!!!) , che alla fine sono riuscito a procurarmi e che sarà quindi l'oggetto del post odierno.
Ricapitolando, Peekay ha due sogni nel cassetto: diventare campione del mondo di pugilato e laurearsi in legge ad Oxford, per poi tornare in Sud Africa e difendere i diritti civili delle altre etnie. Ci riuscirà, mettendo su uno studio di "Avvocati Veramente Speciali" (praticamente lavoravano quasi gratis), insieme al suo inseparabile amico Hymie e a Tandia,una ragazza afro-indiana. A questo punto una parentesi ci vuole perché, un po' prima dell'arco temporale durante il quale si snodano le vicende dei protagonisti , un altro “Avvocato Veramente Speciale” si dedicò effettivamente alla difesa dei diritti civili degli immigrati indiani in Sud Africa... Esatto, proprio lui, Gandhi, a dimostrazione che anche un sogno, se diviene contagioso, si può realizzare, con buona pace degli azzeccagarbugli che preferiscono stare sempre dalla parte dei potenti ( e dei prepotenti). Già, questi avvocati sono veri e propri medici che curano la società dai malanni dell'ingiustizia e se un campione di boxe può mettere facilmente al tappeto i cattivi, un “AVS” può aiutare un popolo, i cui diritti vengono sistematicamente calpestati, a rialzarsi.
Ma torniamo al romanzo e alle riflessioni che ci suggerisce... Uno dei temi portanti è la descrizione, molto presente tra le pagine del libro, del sentimento di odio che l'oppressore nutre per le sue vittime.
E' un sentimento che lo fa sentire forte, praticamente onnipotente, ma è anche un sentimento egoista, che reclama per sé tutto lo spazio fino a diventare mania e a privarlo di qualsiasi gioia.
Mentre Peekay, Hymie e Tandia soffrono ma conoscono anche la felicità e la speranza, il cattivissimo Geldenhuis si tormenta tutto il tempo e le sue soddisfazioni sono ben misere: i riconoscimenti di carriera che ottiene ed il male che fa non riescono mai a soddisfarlo.
Naturalmente anche le sue vittime, soprattutto Tandia, lo odiano ma quest'odio non arriva mai ad un punto di non-ritorno. Giustamente, Courtenay scrive:

But he should have known, hate cannot live in a good man's hands for long, hate has to find the fingers it knows

Ma [Peekay] avrebbe dovuto saperlo, l'odio non può vivere a lungo nelle mani di un uomo buono, l'odio deve trovare delle dita che conosce bene.

Quale che sia l'evento catalizzatore che fa sì che alcuni divengano anfitrioni perfetti per questo sentimento, francamente, poco importa: una volta che ha messo radici, può rimanere latente, ma estirparlo è difficile.
Beh, la trama non ve la svelo più, leggetelo (prima leggete, però, “The Power of one”), ma il messaggio finale è questo: se non ci faremo corrompere, avremo comunque una vita bellissima.

P.S. : Visto che uno dei nostri ultimi filoni aperti è quello degli imperi che crollano, colgo l'occasione per riportare questo esempio  che Gandhi  utilizzava per sottolineare l'importanza della scelta dei mezzi anche quando si tratta di conquistare la propria libertà:

If I pay for your watch, it becomes my own property; If I fight for your watch, it becomes stolen property; If I plead for your watch, it becomes a donation.

Se pago per il tuo orologio, diviene di mia proprietà; se prendo con la forza il tuo orologio, diviene un bene rubato; se faccio richiesta per il tuo orologio, diviene una donazione.

Macchiavelli può andare in soffitta.