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domenica 22 luglio 2012

Una canzone per un Vice Comandante

Concludiamo il nostro cammino negli anni '90 facendo il consueto riassunto degli avvenimenti principali che li hanno caratterizzati.
Abbiamo già detto di Nelson Mandela, che diviene il primo presidente nero del Sudafrica; Aznar subentra a Felipe Gonzalez  ed il Partito Popolare passa alla guida del governo della Spagna dopo un lungo periodo di guida socialista mentre in Venezuela,  Hugo Chavez diviene presidente.
Ma forse, dopo l'elezione di Mandela, l'evento che ha maggior impatto sull'opinione pubblica internazionale (o almeno su una certa parte di essa) è la crescente notorietà del Movimento Zapatista , iniziata con l'insurrezione del 1994.
Attivo in Chiapas,  uno degli Stati meridionali  del Messico, il Movimento è divenuto presto il simbolo della lotta dei popoli indigeni contro lo sfruttamento dei "nuovi colonizzatori" ed il suo capo carismatico è il Subcomandante Marcos ( "Subcomandate" perchè il  "Lider Maximo" è il popolo).
Al contrario di quello che è avvenuto con Che Guevara, la cui faccia è divenuta un simbolo in tutto il mondo, il volto di  Marcos non si conosce. Si conoscono, però, le sue grandi capacità di comunicatore, alle quali si deve il fatto che le vicende del Chiapas ricevano l'attenzione della stampa internazionale.
Non tutti sanno, forse, che il Subcomandante scrisse una volta una lettera a Joaquin Sabina, famoso cantante spagnolo. Mi piace riportare qui alcuni versi della risposta (e della canzone) di Sabina, perchè mi sono sembrati molto onesti in un mondo dove spesso si è incendiari o pompieri a seconda della convenienza.

.......

Pero, elige con cuidado 
a quién diriges tus cartas, 
porque hay leyendas que infartan 
al ánimo más templado.

¿Cómo puede merecer corresponsal tan bragado 
quien desde el mejor hotel de Cancún o de Sevilla
 oye hablar de la guerrilla 
como quien oye llover?
 Y, sin embargo excluido de partidos y banderas, 
me conmueve tu manera 
de no darte por vencido, 
de disputarle al olvido 
la hoguera del porvenir, 
de desempolvar la crin 
del caballo de Zapata, 
de matar a los que matan, 
de enseñarnos a vivir".
.......
Però scegli con attenzione
a chi spedisci le tue lettere
perchè ci sono leggende  che spaventano
l'animo più temprato.

Come può meritare un corrispondente così fiero
chi dal miglior Hotel di Cancún o di Siviglia
sente parlare della guerriglia
come chi sente piovere?
E, senza dubbio, fuori da partiti e da bandiere
mi commuove la tua maniera
di non darti per vinto
di disputare all'oblio
le fiamme dell'avvenire
di spolverare la criniera 
del cavallo di Zapata
di uccidere quelli che uccidono
di insegnarci a vivere


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