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domenica 23 giugno 2013

Il tesoro

A proposito del post precedente, mi è tornata in mente la scena in cui il protagonista, Giacinto, non trovando più il pacchetto contenente il milione di lire, accusa i suoi parenti di averglielo rubato (in realtà è lui che non ricorda dove l'ha nascosto) e essendo appunto uomo di poche parole, passa subito ai fatti, dando sfogo alla sua ira...beh, mi è venuto quasi automaticamente in mente il monologo di Arpagone, il personaggio creato dal genio di Molière (L'avaro, 1668), in una situazione pressochè analoga (anche se in questo caso il furto è avvenuto veramente). Arpagone, al contrario di Giacinto, è un fiume di parole e sono "parole di vero amore":
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Rends-moi mon argent, coquin... (Il se prend lui-même le bras.) Ah, c'est moi. Mon esprit est troublé, et j'ignore où je suis, qui je suis, et ce que je fais. Hélas, mon pauvre argent, mon pauvre argent, mon cher ami, on m'a privé de toi; et puisque tu m'es enlevé, j'ai perdu mon support, ma consolation, ma joie, tout est fini pour moi, et je n'ai plus que faire au monde. Sans toi, il m'est impossible de vivre. C'en est fait, je n'en puis plus, je me meurs, je suis mort, je suis enterré. N'y a-t-il personne qui veuille me ressusciter, en me rendant mon cher argent, ou en m'apprenant qui l'a pris?
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Rendimi il mio denaro, furfante... (si afferra il suo braccio) Ah, sono io. Il mio spirito è turbato, e ignoro dove sono, chi sono e quello che faccio.Ahimé, il mio povero denaro, il mio povero denaro, il mio caro amico, mi hanno privato di te; e poichè tu mi sei stato sottratto, io ho perduto il mio sostegno, la mia consolazione, la mia gioia, tutto è finito per me e io non ho più scopo al mondo. Senza di te, mi è impossibile vivere. E' finita, non ne posso più, io muoio, io sono morto, io sono sotterrato. Non c'è nessuno che voglia resuscitarmi, rendendomi il mio caro denaro o dicendomi chi l'ha preso?

Che dire? Una dichiarazione d'amore del genere precede di secoli quelle di zio Paperone, anche se il celebre papero della famiglia Disney fu ispirato, letteratura alla mano, dal personaggio Ebenezer Scrooge di Dickens (Canto di Natale, 1843). E se l'inaccessibile deposito riusciva a far dormire sonni tranquilli allo zione, ognuno ha bisogno di sapere che il proprio "tesoro" è al sicuro (anche Giacinto!!!) e quindi chi non ha molti mezzi oppure non può rivolgersi alle banche lo nasconde, proprio come i Pirati...E visto che siamo in vena di citazioni, chi non ha letto "L'isola del tesoro" di Robert Louis Stevenson? Beh, per quelli della mia età questa lettura era quasi una legge della fisica, oggi non lo so; sicuramente di questi tempi, se si parla di tesoro, è più probabile che venga fatta l'associazione immediata con il tormentone di Smeagle ("Il mio tessoro..."), la maliziosa creatura  della trilogia cinematografica de "Il Signore degli Anelli", ispirata dal romanzo di Tolkien.
Sembrerebbe quindi che il nostro rapporto con il denaro (e con i tesori di ogni tipo) sia sempre stato alquanto complicato e un po' irrazionale, ma forse, in fin dei conti, va bene così: tutti abbiamo bisogno di qualche ossessione e di quel pizzico di follia che ci rendono umani.
Alla prossima.

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