Facciamo un giro, adesso, in mezzo a
coloro che di parole non ne conoscono molte e facciamolo, come al
solito, attraverso la forza delle immagini cinematografiche.
Il film scelto per l'occasione è
“Brutti, sporchi e cattivi”(1976) , del maestro Ettore Scola.
In una baraccopoli della periferia
romana si assiste , giorno dopo giorno, al degrado morale e materiale
degli abitanti, indaffarati a tirare avanti in attesa di una tragedia
che prima o poi arriverà.
Giacinto, il protagonista (interpretato
da un grande Nino Manfredi), è un immigrato pugliese, con una fedina
penale lunga un chilometro, che vive nella sua casetta con una
famiglia di dimensioni bibliche. La sua unica preoccupazione
quotidiana è che gli rubino il suo tesoro, il milione di lire che ha
avuto dall'assicurazione come indennizzo per la perdita di un occhio,
almeno fino a quando conosce Iside, una prostituta della quale si
invaghisce e per la quale comincerà ad allentare i cordoni della
borsa. Giacinto porta Iside a casa, ma moglie e figli, timorosi che
sperperi tutti i suoi averi, congiurano per toglierlo di mezzo.
Cercano così di avvelenarlo, ma Giacinto si salva e per vendetta
vende la sua baracca ad un'altra famiglia alquanto numerosa. Alla
fine finiranno tutti sotto lo stesso tetto, ed il giorno dopo si
ricomincia con gli stessi riti di sempre, come in “Aspettando
Godot”.
E volando da Roma a Milano, mi è
tornata in mente la canzone di Roberto Vecchioni Signor Giudice (Un signore così così) , sempre dedicata a tutti
quelli che fanno più fatica nel mestiere di vivere e che, appunto,
sono destinati a campare “così così”, sempre ai margini della
legalità.
La periferia romana non è sicuramente
la stessa di 40 anni fa: molte cose sono cambiate e nemmeno i
“Brutti, sporchi e cattivi”, almeno nel senso letterale del
termine, sono più gli stessi.
Un po' per la rivoluzione tecnologica
che obbliga tutti ad avere telefonino, computer, ecc., un po' perché
siamo diventati un paese di immigrazione, fatto sta che oggi è
difficile ritrovare nella nostra realtà i personaggi di Scola (per
quanto nel film c'era la nonna, la madre di Giacinto, sempre
dedita a seguire un corso di inglese in TV); regaliamo allora, per
essere, come sempre, “politically correct”, le ultime righe del
post odierno ad altri brutti, sporchi e cattivi che, anche se vanno
dall'estetista e vestono griffato, sono probabilmente peggiori di
quelli del film (che almeno avevano, nel degrado materiale in cui
vivevano, un alibi).
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