Sicuramente ciascuno di noi avrà in
mente come dovrebbe essere il suo giorno perfetto. Tendiamo spesso,
poi, ad associarlo ad un evento, come il compimento del 18°
compleanno, la festa di laurea o il matrimonio, ma comunque nel corso
del tempo la nostra idea di "giorno perfetto" si modifica e a volte
l'idea stessa di perfezione decade per fare spazio a ben magre
consolazioni (o, meglio, “cold comfort” [l'inglese, in questo
caso, rende bene l'idea]).
Vediamo allora com'è “Un giorno
perfetto”, libro di vacanze già volate via, raccontato da M.G.
Mazzucco.
In una Roma bella e un po' stanca, si
snodano in 24 lunghissime ore le storie di una piccola galleria di
personaggi, alcuni dei quali stanno preparando il loro giorno
perfetto.
C'è Camilla, la figlia di un
importante uomo politico di destra, che celebra il suo compleanno e
allora la sua mamma si adopera affinchè tutto sia perfetto; c'è
Aris, fratellastro di Camilla, che invece detesta suo padre e tutto
ciò che rappresenta, perciò è divenuto un contestatore ed il suo
giorno perfetto coincide con l'abbattimento dei simboli del potere
economico; c'è Antonio, uomo di scorta del padre di Camilla e, al tempo
stesso, marito violento e possessivo che non si rassegna alla
separazione, per il quale il giorno perfetto è il ricongiungimento
con la sua ex compagna; c'è il professore di lingue di Valentina, la
figlia di Antonio, per il quale il giorno perfetto è l'imminente
fine settimana romantico con il suo partner ; c'è il piccolo Kevin,
l'altro figlio di Antonio, che si innamora di Camilla ed, infine, c'è
Emma, l'ex moglie di Antonio, che è l'unica a non avere un giorno
perfetto proprio dietro l'angolo ma deve barcamenarsi tra mille
problemi e difficoltà.
Davvero, quasi tutti i personaggi
sentono come imminente la realizzazione di quello che hanno a lungo
sognato ma...No, non ve lo racconto, nel caso qualcuno voglia
leggerlo. Il romanzo, comunque, ci ricorda come le nostre vite siano
in qualche modo collegate le une alle altre e, soprattutto, contiene
uno spaccato di quelli che sono i problemi dei nostri giorni:
il bullismo tra giovanissimi, che
ancora non è finito nel dimenticatoio e anzi, se prima era
prerogativa dei maschietti, adesso è divenuto frequente anche tra le
femminucce: bisognerebbe cominciare a parlarne molto seriamente, con
buona pace di quegli imbecilli che considerano queste cose una sorta
di rito di iniziazione;
la precarietà, che costringe una donna a
nascondere il fatto di essere sposata e di avere dei figli e che
comunque il passare degli anni condannerà a perdere il lavoro,
perché bisogna far posto a gente più giovane, con meno pretese
economiche, magari studenti che considerano determinati lavori una
sistemazione transitoria..-Eh, ma queste sono le regole del mercato
del lavoro!- [N.D.R. : Non è mica detto che queste regole vadano
bene!!!];
la violenza all'interno di una
relazione di coppia e/o successiva alla separazione, per passare
poi ai cosidetti “femminicidi” (parola orribile!!!) , che ormai
hanno raggiunto il livello di allarme sociale: gelosia e possesso non
hanno niente a che fare con l'amore, quindi non ci sono alibi.. ;
lo
svuotarsi della passione politica, con l'impegno personale finalizzato solo
a salire sulla scala sociale e allora tutte le
parole sono buone e, soprattutto, costano poco.
Ma infine, com'è questo "giorno
perfetto"? Chi li ha vissuti, probabilmente indicherà i giorni del
“Festival di Woodstock” come quelli che più si sono avvicinati
alla perfezione e, sotto un certo punto di vista, posso concordare:
il giorno perfetto è quello in cui tutti sono contenti, quello in
cui ciascuno ha la serenità di cui ha bisogno. Perché tutte le
“guerre” sono stupide.
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