Editore di Directory Italia - http://directory-italia.blogspot.com/

giovedì 30 gennaio 2014

Qualcosa cambierà

Qualche giorno fa mi sono ricordato di un libro di leggende germaniche che mia madre mi regalò quando avevo 8 o 9 anni.
Esatto, stiamo per parlare della saga dei Nibelunghi, Der Ring des Nibelungen ("L'anello dei Nibelunghi").
E' incredibile come alcune cose permangano indelebili nella nostra mente! Ho letto il libro moltissimi anni fa eppure ricordo alla lettera varie frasi dell'opera e andando a rileggere ora il testo di Wagner ho potuto verificarne l'esatta corrispondenza.
Certo, l'ho riletto con altri occhi e vediamo quindi di parlarne un po', come al solito....
Scritto tra il 1848 e il 1874, in un periodo di grande fermento, il dramma risente fortemente dell'influenza della filosofia marxista (ma non solo): i forti cambiamenti sociali prodotti dalla Rivoluzione Industriale e dall'avvento del capitalismo, l'emergere della borghesia come nuova classe dominante sono facilmente leggibili tra le righe tuttavia, come vedremo, il cambiamento epocale è dietro l'angolo e c'è, quindi, una sorta di “ottimismo cosmico”.
Ma andiamo con ordine...
Tutto ha inizio quando Alberico ruba l'oro alle figlie del Reno e maledicendo l'amore riesce ad innescare l'incantesimo che gli consente di forgiare un anello magico che lo rende potentissimo.


WOGLINDE
Nur wer der Minne
Macht versagt,
nur wer der Liebe
Lust verjagt,
nur der erzielt sich den Zauber,
zum Reif zu zwingen das Gold.


Solo chi dell'amore
la potenza rinnega,
solo chi dell'amore
le gioia respinge,
solo costui può fare l'incantesimo
di racchiudere l'Oro in anello

ALBERICH
Das Licht lösch' ich euch aus,
entreisse dem Riff das Gold,
schmiede den rächende Ring;
denn hör' es die Flut:
so verfluch' ich die Liebe!

La Luce io vi estinguo,
agli scogli l'Oro strappo,
l'anello della vendetta io forgio;
affinchè i flutti lo odano:
io maledico l'amore!

Ma se Alberico e la sua avidità sono l'origine di ogni male, altrettante responsabilità ha Wotan, il padre degli dei, dei che, a dire la verità, hanno molto in comune con quelli dell'antica Grecia, ossia sono anch'essi preda di passioni come gli umani e fanno e disfanno a loro piacimento il destino dei mortali.
Wotan è preoccupato che qualcuno possa essere più potente di lui e se da un lato “noblesse oblige” e quindi è costretto a rispettare il patto con i Giganti e ad obbedire alla sua consorte quando gli chiede la testa di Sigmund, dall'altro mente, tradisce, ruba e, per usare un'espressione ormai famosa, “scende in campo” per conseguire i suoi scopi. Peccato che gli vada tutto storto e finisca soltanto per accelerare la sua rovina e quella di tutti gli dei...Giunge persino a toccare l'abisso quando cerca di fermare Sigfrido che vuole risvegliare Brunnhilde e questi gli spezza la lancia con la sua spada. Ma vediamo ora questo eroe che, sebbene ad alcuni potrebbe ricordare Achille (è quasi invulnerabile), a mio avviso non è così complesso come il Pelide, semmai ricorda più Lancillotto.
Sigfrido non ha paura di nulla e ha un cuore puro: uccide il drago ma se ne infischia del tesoro dei Nibelunghi, dell'elmo magico e dell'anello che lo renderebbe padrone del mondo.
Anzi, c'è qualcosa di cui effettivamente ha paura, ma non sono le fiamme che circondano la dormiente Brunnhilde..

Brennender Zauber
zückt mir ins Herz;
feurige Angst
fasst meine Augen:
mir schwankt und schwindelt der Sinn!

Ardente incanto
mi entra nel cuore;
fiammeggiante timore
prende i miei occhi:
mi vacilla e mi si affievolisce la mente!

Wie weck' ich die Maid,
dass sie ihr Auge mir öffne? -
Das Auge mir öffne?
Blende mich auch noch der Blick?
Wagt' es mein Trotz?
Ertrüg' ich das Licht? -

Come sveglio la fanciulla,
così che mi apra i suoi occhi? -
Mi apra i suoi occhi?
Lo sguardo suo mi abbaglierebbe ancora?
La mia caparbietà l'oserebbe?
Ne sopporterei la luce? -



Mir schwebt und schwankt
und schwirrt es umher!
Sehrendes Sehnen
zehrt meine Sinne;
am zagenden Herzen
zittert die Hand! -
Wie ist mir Feigem? -
Ist dies das Fürchten? -

Mi paralizza e mi fa vacillare,
e non so decidermi!
Infinito desiderio
consuma i miei sensi;
sul cuor timido
trema la mano! -
Com'è che son vile? -
È questa la paura?

Già, poiché fino a poco prima aveva conosciuto esclusivamente la solitudine, quando intravede la possibilità di avere una compagna trema...
E che a Sigfrido interessino le gioie dell'amore e non la ricchezza ed il potere lo vediamo anche in questa occasione, quando mettendosi a giocare con le figlie del Reno queste lo implorano di restituir loro l'anello avvertendolo che in caso contrario sarà la sua rovina...

Der Welt Erbe
gewänne mir ein Ring: -
für der Minne Gunst
miss' ich ihn gern; -
ich geb' ihn euch, gönnt ihr mir Lust.
Doch bedroht ihr mir Leben und Leib:
fasste er nicht
eines Fingers Wert, -
den Reif entringt ihr mir nicht!
Denn Leben und Leib,
seht: - so -
werf' ich sie weit von mir!



Anche se il dominio del mondo
potesse un anello regalarmi, -
per amorosa benevolenza
me ne priverò volentieri; -
ve lo darò, se mi darete gioia.
Ma se mi minacciate e vita e corpo;
in sé racchiudesse l'anello
neppure il valore di un dito,
voi non me lo strapperete!
Poiché e vita e corpo
vedete: - così -
io li getto via lontano da me!

E veniamo infine al mio personaggio preferito, Brunnhilde, prima Valchiria e poi donna mortale perchè ha osato disobbedire a Wotan cercando di proteggere Sigmund (e poi Siglinde, ossia il padre e la madre di Sigfrido) nel duello invece di perderlo come le era stato comandato.
Brunnhilde, che era nata per stare tra gli dei, ingannata e umiliata, restituisce l'anello al Reno e si immola nel rogo.

Mein Erbe nun
nehm' ich zu eigen. -
Verfluchter Reif!
Furchtbarer Ring!
Dein Gold fass' ich
und geb' es nun fort.

Della mia eredità
prendo io possesso. -
Maledetto cerchio!
Anello spaventoso!
Il tuo oro io prendo,
ora, e via lo do.

Con la morte di Brunnhilde giunge anche il crepuscolo degli dei e una nuova era inizierà.

sabato 11 gennaio 2014

El Greco

Visto che  il calendario che mi hanno regalato  mi ricorda quotidianamente che quest'anno si celebra il quattrocentenerio della morte di Δομήνικος Θεοτοκόπουλος, in arte "El Greco", rendiamo omaggio anche noi a questo originalissimo artista, nato a Creta ma vissuto in Italia ed in Spagna.
Quello che immediatamente colpisce delle opere di "El Greco" è il distacco dai principi classici delle proporzioni nella rappresentazione del corpo umano: le figure di "El Greco" sono molto slanciate, anzi "allungate"...

Bautismo de Cristo- El Greco


Beh, è una bella rivincita per tutti quelli che venivano rimproverati dall'insegnante di educazione artistica perchè il loro "chef-d'œuvre", frutto di ore di fatica e, a volte, di qualche frustrazione, non era ben proporzionato....
Alla prossima.

venerdì 10 gennaio 2014

Qua la zampa

Beh, non me ne voglia il mio gatto ma mi sembra giusto dedicare un po' di spazio anche all'altro compagno, amico e coinquilino dell'uomo.
E, da un punto di vista letterario, pensando all'amicizia tra un uomo ed un cane, probabilmente vi verranno subito in mente i romanzi di Jack London...Indovinato?
Senza nulla togliere alla forza narrativa di London, che tra l'altro è uno degli scrittori americani più tradotti di tutti i tempi, parleremo invece di un'altra storia di amicizia tra cane e uomo, una storia molto più antica e che sicuramente tutti conosciamo, per averla, in una forma o nell'altra, letta o, semplicemente, perché ce l'hanno raccontata a mo' di fiaba.
In verità dovrei usare la S maiuscola, perché stiamo parlando dell'Odissea, ossia la “Storia delle Storie”, e, nel caso specifico, del libro XVII.
Esatto, si tratta proprio dei versi nei quali Argo, il cane di Ulisse, ormai vecchissimo e morente, riesce tuttavia a riconoscere il suo padrone dopo vent'anni (e nonostante si celi sotto mentite spoglie).

Odisseo e Argo


Lì giaceva il cane Argo, pieno di zecche.

Immediatamente, come si rese conto che Odisseo era prossimo,

prese a scodinzolare e lasciò cadere entrambe le orecchie [che prima aveva drizzato]

ma non ebbe la forza di avvicinarsi ulteriormente al suo padrone;

Allora, egli [Odisseo], guardandolo, si asciugò una lacrima in disparte,

celando facilmente [il pianto] ad Eumeo, al quale chiese senza tanti preamboli:

…..

Questa è la sola lacrima che Ulisse versa dal suo ritorno ad Itaca...Omero voleva celebrare, con poche strofe, qualcosa di unico.

Post collegati : Gatti Lezioni di volo

martedì 7 gennaio 2014

Metti che un giorno...

Iniziamo la settimana parlando di “Monsieurs les enfants”, di Daniel Pennac, che ci offre più di uno spunto di riflessione.
Tre allievi, un po' vivaci, devono fare un tema come punizione per la loro marachella.
Devo dire, però, che stavolta il professor Crastaing, incubo degli alunni e spauracchio dei loro genitori, l'ha azzeccata davvero poiché il soggetto è veramente intrigante: 

“Vi risvegliate un mattino e constatate che vi siete trasformati in adulti. Completamente frastornati, vi precipitate nella stanza dei vostri genitori. Loro, si sono trasformati in bambini. Raccontate il seguito”.

Si, in effetti è un bel lavoro d'immaginazione trasformare i nostri genitori in dei bambini, dover rispondere ai loro perché, osservare il fiorire dei loro primi amori e delle loro prime amicizie, gestire le loro bizze e, soprattutto, prendersi cura di loro.
Perché, come dice Crastaing, "L'imagination ce n'est pas le mensonge" , ossia “L'immaginazione non ha nulla a che vedere con la menzogna” e su questo non c'è ombra di dubbio che il prof abbia ragione: chi immagina non mente e chi mente non può nascondersi dietro l'immaginazione ( talvolta ci si può nascondere dietro la pietà, mai dietro la necessità).
Così, mentre Crastaing cerca di impartire lezioni di vero e di insegnare la Metafisica a degli alunni che non ne vogliono sapere, ecco verificarsi un disastro dopo l'altro.
Non voglio rovinarvi la lettura, perciò non vi svelerò ulteriormente la trama.
Il racconto, comunque, oltre ad invitarci a ripensare le nostre convinzioni su temi “evergreen” come l'educazione e l'infanzia, la famiglia e la solitudine, è molto divertente.
Non ve lo perdete.