Qualche
giorno fa mi sono ricordato di un libro di leggende germaniche che
mia madre mi regalò quando avevo 8 o 9 anni.
Esatto,
stiamo per parlare della saga dei Nibelunghi, Der Ring des Nibelungen
("L'anello dei Nibelunghi").
E'
incredibile come alcune cose permangano indelebili nella nostra
mente! Ho letto il libro moltissimi anni fa eppure ricordo alla
lettera varie frasi dell'opera e andando a rileggere ora il testo di
Wagner ho potuto verificarne l'esatta corrispondenza.
Certo,
l'ho riletto con altri occhi e vediamo quindi di parlarne un po',
come al solito....
Scritto
tra il 1848 e il 1874, in un periodo di grande fermento, il dramma
risente fortemente dell'influenza della filosofia marxista (ma non
solo): i forti cambiamenti sociali prodotti dalla Rivoluzione
Industriale e dall'avvento del capitalismo, l'emergere della
borghesia come nuova classe dominante sono facilmente leggibili tra
le righe tuttavia, come vedremo, il cambiamento epocale è dietro
l'angolo e c'è, quindi, una sorta di “ottimismo cosmico”.
Ma
andiamo con ordine...
Tutto
ha inizio quando Alberico ruba l'oro alle figlie del Reno e
maledicendo l'amore riesce ad innescare l'incantesimo che gli
consente di forgiare un anello magico che lo rende potentissimo.
WOGLINDE
Nur wer der Minne
Macht versagt,
nur wer der Liebe
Lust verjagt,
nur der erzielt sich den Zauber,
zum Reif zu zwingen das Gold.
Nur wer der Minne
Macht versagt,
nur wer der Liebe
Lust verjagt,
nur der erzielt sich den Zauber,
zum Reif zu zwingen das Gold.
Solo chi dell'amore
la potenza rinnega,
solo chi dell'amore
le gioia respinge,
solo costui può fare l'incantesimo
di racchiudere l'Oro in anello
la potenza rinnega,
solo chi dell'amore
le gioia respinge,
solo costui può fare l'incantesimo
di racchiudere l'Oro in anello
ALBERICH
Das Licht lösch' ich euch
aus,
entreisse dem Riff das Gold,
schmiede den rächende Ring;
denn hör' es die Flut:
so verfluch' ich die Liebe!
entreisse dem Riff das Gold,
schmiede den rächende Ring;
denn hör' es die Flut:
so verfluch' ich die Liebe!
La Luce io vi
estinguo,
agli scogli l'Oro strappo,
l'anello della vendetta io forgio;
affinchè i flutti lo odano:
io maledico l'amore!
agli scogli l'Oro strappo,
l'anello della vendetta io forgio;
affinchè i flutti lo odano:
io maledico l'amore!
Ma se Alberico e la sua
avidità sono l'origine di ogni male, altrettante responsabilità ha
Wotan, il padre degli dei, dei che, a dire la verità, hanno molto in
comune con quelli dell'antica Grecia, ossia sono anch'essi preda di
passioni come gli umani e fanno e disfanno a loro piacimento il
destino dei mortali.
Wotan è preoccupato che
qualcuno possa essere più potente di lui e se da un lato “noblesse
oblige” e quindi è costretto a rispettare il patto con i Giganti e
ad obbedire alla sua consorte quando gli chiede la testa di Sigmund,
dall'altro mente, tradisce, ruba e, per usare un'espressione ormai
famosa, “scende in campo” per conseguire i suoi scopi. Peccato
che gli vada tutto storto e finisca soltanto per accelerare la sua
rovina e quella di tutti gli dei...Giunge persino a toccare l'abisso
quando cerca di fermare Sigfrido che vuole risvegliare Brunnhilde e
questi gli spezza la lancia con la sua spada. Ma vediamo ora questo
eroe che, sebbene ad alcuni potrebbe ricordare Achille (è quasi
invulnerabile), a mio avviso non è così complesso come il Pelide,
semmai ricorda più Lancillotto.
Sigfrido non ha paura di
nulla e ha un cuore puro: uccide il drago ma se ne infischia del
tesoro dei Nibelunghi, dell'elmo magico e dell'anello che lo
renderebbe padrone del mondo.
Anzi, c'è qualcosa di
cui effettivamente ha paura, ma non sono le fiamme che circondano la
dormiente Brunnhilde..
Brennender Zauber
zückt mir ins Herz;
feurige Angst
fasst meine Augen:
mir schwankt und schwindelt der Sinn!
zückt mir ins Herz;
feurige Angst
fasst meine Augen:
mir schwankt und schwindelt der Sinn!
Ardente incanto
mi entra nel cuore;
fiammeggiante timore
prende i miei occhi:
mi vacilla e mi si affievolisce la mente!
mi entra nel cuore;
fiammeggiante timore
prende i miei occhi:
mi vacilla e mi si affievolisce la mente!
Wie weck' ich die Maid,
dass sie ihr Auge mir öffne? -
Das Auge mir öffne?
Blende mich auch noch der Blick?
Wagt' es mein Trotz?
Ertrüg' ich das Licht? -
dass sie ihr Auge mir öffne? -
Das Auge mir öffne?
Blende mich auch noch der Blick?
Wagt' es mein Trotz?
Ertrüg' ich das Licht? -
Come sveglio la
fanciulla,
così che mi apra i suoi occhi? -
Mi apra i suoi occhi?
Lo sguardo suo mi abbaglierebbe ancora?
La mia caparbietà l'oserebbe?
Ne sopporterei la luce? -
così che mi apra i suoi occhi? -
Mi apra i suoi occhi?
Lo sguardo suo mi abbaglierebbe ancora?
La mia caparbietà l'oserebbe?
Ne sopporterei la luce? -
Mir schwebt und schwankt
und schwirrt es umher!
Sehrendes Sehnen
zehrt meine Sinne;
am zagenden Herzen
zittert die Hand! -
Wie ist mir Feigem? -
Ist dies das Fürchten? -
und schwirrt es umher!
Sehrendes Sehnen
zehrt meine Sinne;
am zagenden Herzen
zittert die Hand! -
Wie ist mir Feigem? -
Ist dies das Fürchten? -
Mi paralizza e
mi fa vacillare,
e non so decidermi!
Infinito desiderio
consuma i miei sensi;
sul cuor timido
trema la mano! -
Com'è che son vile? -
È questa la paura?
e non so decidermi!
Infinito desiderio
consuma i miei sensi;
sul cuor timido
trema la mano! -
Com'è che son vile? -
È questa la paura?
Già, poiché fino a
poco prima aveva conosciuto esclusivamente la solitudine, quando
intravede la possibilità di avere una compagna trema...
E che a Sigfrido
interessino le gioie dell'amore e non la ricchezza ed il potere lo
vediamo anche in questa occasione, quando mettendosi a giocare con le
figlie del Reno queste lo implorano di restituir loro l'anello
avvertendolo che in caso contrario sarà la sua rovina...
Der Welt Erbe
gewänne mir ein Ring: -
für der Minne Gunst
miss' ich ihn gern; -
ich geb' ihn euch, gönnt ihr mir Lust.
Doch bedroht ihr mir Leben und Leib:
fasste er nicht
eines Fingers Wert, -
den Reif entringt ihr mir nicht!
Denn Leben und Leib,
seht: - so -
werf' ich sie weit von mir!
gewänne mir ein Ring: -
für der Minne Gunst
miss' ich ihn gern; -
ich geb' ihn euch, gönnt ihr mir Lust.
Doch bedroht ihr mir Leben und Leib:
fasste er nicht
eines Fingers Wert, -
den Reif entringt ihr mir nicht!
Denn Leben und Leib,
seht: - so -
werf' ich sie weit von mir!
Anche se il dominio del
mondo
potesse un anello regalarmi, -
per amorosa benevolenza
me ne priverò volentieri; -
ve lo darò, se mi darete gioia.
Ma se mi minacciate e vita e corpo;
in sé racchiudesse l'anello
neppure il valore di un dito,
voi non me lo strapperete!
Poiché e vita e corpo
vedete: - così -
io li getto via lontano da me!
potesse un anello regalarmi, -
per amorosa benevolenza
me ne priverò volentieri; -
ve lo darò, se mi darete gioia.
Ma se mi minacciate e vita e corpo;
in sé racchiudesse l'anello
neppure il valore di un dito,
voi non me lo strapperete!
Poiché e vita e corpo
vedete: - così -
io li getto via lontano da me!
E veniamo infine al mio
personaggio preferito, Brunnhilde, prima Valchiria e poi donna
mortale perchè ha osato disobbedire a Wotan cercando di proteggere
Sigmund (e poi Siglinde, ossia il padre e la madre di Sigfrido) nel
duello invece di perderlo come le era stato comandato.
Brunnhilde, che era nata
per stare tra gli dei, ingannata e umiliata, restituisce l'anello al
Reno e si immola nel rogo.
Mein Erbe nun
nehm' ich zu eigen. -
Verfluchter Reif!
Furchtbarer Ring!
Dein Gold fass' ich
und geb' es nun fort.
nehm' ich zu eigen. -
Verfluchter Reif!
Furchtbarer Ring!
Dein Gold fass' ich
und geb' es nun fort.
Della mia
eredità
prendo io possesso. -
Maledetto cerchio!
Anello spaventoso!
Il tuo oro io prendo,
ora, e via lo do.
prendo io possesso. -
Maledetto cerchio!
Anello spaventoso!
Il tuo oro io prendo,
ora, e via lo do.
Con la morte di
Brunnhilde giunge anche il crepuscolo degli dei e una nuova era inizierà.
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