Beh, non me ne voglia il
mio gatto ma mi sembra giusto dedicare un po' di spazio anche
all'altro compagno, amico e coinquilino dell'uomo.
E, da un punto di vista
letterario, pensando all'amicizia tra un uomo ed un cane,
probabilmente vi verranno subito in mente i romanzi di Jack
London...Indovinato?
Senza nulla togliere alla
forza narrativa di London, che tra l'altro è uno degli scrittori
americani più tradotti di tutti i tempi, parleremo invece di
un'altra storia di amicizia tra cane e uomo, una storia molto più
antica e che sicuramente tutti conosciamo, per averla, in una forma o
nell'altra, letta o, semplicemente, perché ce l'hanno raccontata a
mo' di fiaba.
In verità dovrei usare
la S maiuscola, perché stiamo parlando dell'Odissea, ossia la
“Storia delle Storie”, e, nel caso specifico, del libro XVII.
Esatto, si tratta proprio
dei versi nei quali Argo, il cane di Ulisse, ormai vecchissimo e
morente, riesce tuttavia a riconoscere il suo padrone dopo vent'anni
(e nonostante si celi sotto mentite spoglie).
Odisseo e Argo |
Lì giaceva il cane Argo,
pieno di zecche.
Immediatamente, come si
rese conto che Odisseo era prossimo,
prese a scodinzolare e
lasciò cadere entrambe le orecchie [che prima aveva drizzato]
ma non ebbe la forza di
avvicinarsi ulteriormente al suo padrone;
Allora, egli [Odisseo],
guardandolo, si asciugò una lacrima in disparte,
celando facilmente [il
pianto] ad Eumeo, al quale chiese senza tanti preamboli:
…..
Questa è la sola lacrima
che Ulisse versa dal suo ritorno ad Itaca...Omero voleva celebrare,
con poche strofe, qualcosa di unico.
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