Riprendiamo il nostro
viaggio intorno all'uomo e ripartiamo da uno dei personaggi mito
della cultura occidentale, il “dottor Faust”.
Questa volta, però, non
tratteremo dell'opera di Goethe, oggetto già di un post precedente,
ma di quella di Marlowe (1604).
Naturalmente oggi non ci
soffermeremo su concetti già trattati, quali la sete di conoscenza,
il voler oltrepassare i limiti umani e la conseguente perdizione,
ecc. ecc., ma proveremo ad individuare alcuni elementi che forse ci
consentiranno di vedere Faust sotto una luce diversa.
A parer mio, nessuno
meglio di Shakespeare e dei drammaturghi inglesi ha saputo scavare
nell'animo umano e con la sua miscela di comico e grottesco il
dramma di Marlowe propone degli interessanti spunti di riflessione.
E iniziamo proprio da
Robin, il clown, che ha in mano un libro di incantesimi e …
DICK: 'Snayles, what
hast thou got there, a book? Why thou canst not tell ne're a word
on't.
ROBIN: That thou shalt
see presently: keep out of the circle, I say, least I send you into
the Ostry with a vengeance
DICK: That's like,
'faith: you had best leave your foolery, for an my Maister come,
he'le conjure you 'faith.
ROBIN: My Maister
conjure me? I'le tell thee what, an my Maister come here, I'le clap
as faire a paire of hornes on's head as e're thou sawest in thy life.
DICK: Thou needst not
do that, for my Mistresse hath done it.
DICK:
Santi numi, cosa tieni lì, un libro? A che pro, se non sai leggere
nemmeno una parola?
ROBIN: Lo
vedrai subito: tieniti lontano dal cerchio, ti dico, altrimenti ti
spedisco alla locanda con un castigo.
DICK: Ma
davvero...!!! Faresti meglio a lasciar perdere la tua follia, perché
se arriva il mio padrone, ti strega per davvero.
ROBIN: Il
padrone strega me? Ti dirò che, se il mio padrone viene qui, gli
sbatterò un paio di corna sulla sua testa come non ne hai viste in
vita tua.
DICK: Non
hai bisogno di farlo, l'ha già fatto la mia padrona.
Eh già, per certi
“prodigi” non c'è bisogno dell'aiuto del diavolo..Ma se Robin è
un buffone, Faust non è poi molto diverso da lui, in quanto usa il
potere di Mefistofele per farsi beffe degli altri e per compiacere i
potenti. Al di là della sua grande erudizione, infatti, Faust è di
umili origini, non essendo nato re né imperatore: mentre i sovrani
sanno di essere soli e sono stati educati a tale condizione, Faust ha
bisogno di sentirsi apprezzato e lodato da coloro la cui autorità
riconosce.
Vediamolo di fronte
all'imperatore Carlo...
EMPEROUR: Wonder of
men, renown'd Magitian,
Thrice learned
Faustus, welcome to our Court.
This deed of thine, in
setting Bruno free
From his and our
professed enemy,
Shall adde more
excellence unto thine Art,
Then if by powerfull
Necromantick spels
Thou could'st command
the world's obedience ;
For ever be belov'd of
Carolus.
And if this Bruno thou
hast late redeem'd,
In peace possesse the
triple Diadem,
And sit in Peters
Chaire, despite of chance;
Thou shalt be famous
through all Italy,
And honour'd of the
Germane Emperour.
FAUST: These gracious
words, most royal Carolus,
Shall make poore
Faustus, to his utmost power,
Both love and serve
the German Emperour,
And lay his life at
holy Bruno's feet :
For proofe whereof, if
so your Grace be pleas'd,
The Doctor stands
prepar'd, by power of Art,
To cast his Magicke
charmes, that shall pierce through
The Ebon gates of
ever-burning hell,
And hale the stubborne
Furies from their caves,
To compasse whatsoere
your Grace commands.
IMPERATORE:
Meraviglia del mondo, mago rinomato,
sapientissimo
Faust, benvenuto alla nostra corte.
La tua
impresa di liberare Bruno
dal suo e
dal nostro nemico dichiarato
aggiunge
maggiore eccellenza alla tua arte,
di quella
che se avessi potuto
attraverso
potenti incantesimi
comandare
l'obbedienza del mondo intero.
Sii per
sempre amico di Carlo.
E se
questo Bruno che hai riscattato
avrà in
pace il triplice diadema [la tiara]
e siederà
sulla sedia di Pietro, a dispetto della sorte,
sarai
famoso per tutta l'Italia
e
ricoperto di onori dall'imperatore.
FAUST:
Queste graziose parole, regale Carlo,
faranno
si che il povero Faust, con tutta la sua forza.
Ami e
serva l'imperatore di Germania,
e prostri
la sua vita ai piedi del santo Bruno;
E a prova
di ciò, se Vostra Grazia se ne compiace,
il
Dottore è pronto , con il potere della sua arte,
a creare
incantesimi, che oltrepasseranno le porte
d'avorio
dell'inferno sempre ardente,
e
strapperanno le Furie implacabili dalle loro cave,
per fare
qualsiasi cosa Vostra Grazia comandi.
E anche in seguito, di
fronte al Duca e alla
Duchessa di Vanholt, Faust si preoccupa di compiacere i loro
desideri.
E alla fine, quando sta
per giungere l'ora di pagare il suo debito con il diavolo, chiede
come ultimo desiderio di avere la bella Elena..
FAUST: Was this the
face that Launcht a thousand ships
And burnt the toplesse
Towers of Ilium?
Sweet Hellen, make me
immortall with a kisse.
Her lips sucke forth
my soule; see where it flies.
Come, Hellen, come,
give me my soule againe.
Here will I dwell, for
heaven is in these lippes,
And all is drosse that
is not Helena.
FAUST:
Era questo il viso che fece partire mille navi
e bruciò
le altissime torri di Ilio?
Dolce
Elena, rendimi immortale con un bacio.
Le sue
labbra succhiano la mia anima; guarda dove vola.
Vieni,
Elena, vieni, dammi la mia anima di nuovo,
qui io
rimarrò, perché il cielo è in queste labbra,
e tutto è
fango quello che non è Elena.
Già,
l'irresistibile Elena...Ma il prezzo da pagare è veramente troppo
alto, essendo sfumata anche l'ultima possibilità di salvarsi.
Vediamo, quindi, tutto il
dramma di Faust: sapiente ma provvisto di una sapienza vuota, fine a
sé stessa, che non appaga la sua anima inquieta; atterrito
dall'inferno ma incapace di redimersi; ha la magia a sua disposizione
e la usa per burle ed imprese di poco conto; potrebbe avere un regno
e ambisce invece ad essere apprezzato da nobili e sovrani.
Un uomo senza particolari
qualità, vanitoso, che ha iniziato una partita che non può vincere
ma non riesce ad abbandonare, un po' perché ha paura del suo
interlocutore e un po' perché non vuol perdere i privilegi (che poi
sono, per lo più, inganni) frutto del suo patto scellerato.
Il più grande tormento
dell'uomo, come vedremo nei prossimi post, è forse
l'incontentabilità.