E' ora di riprendere il
nostro viaggio storico-filosofico su quelli che dovrebbero essere i
rapporti tra Stato e cittadino e, come avevo promesso nel post su
Sant'Agostino, parleremo oggi di un grande filosofo tunisino, Ibn
Khaldun (di solito, non rientra nei programmi scolastici ma, se non
avete già letto qualcosa di lui, potrete constatare la sua
sorprendente modernità).
Khaldun (XIV secolo d.C.)
fu uno studioso assai versatile e il suo lavoro abbraccia, oltre
alla storia e alla filosofia, anche la sociologia e l'economia.
Proviamo a riassumere il
suo pensiero.
Egli sostiene che gli
uomini sono spinti a unirsi in una società dall' “asabiyyah”
(spirito di comunità), al fine di difendersi dalle ingiustizie e
dagli attacchi.
All'inizio questo spirito
è molto forte e la società è coesa ma, man mano che lo Stato si
rafforza, il governo si distrae dal proposito iniziale di pensare al
benessere dei cittadini e si preoccupa di accrescere il proprio
potere e la propria ricchezza.
Il governo, che era nato
per difendere i cittadini dall'ingiustizia, commette ingiustizia a
sua volta.
E così l'asabiyyah
inizia ad affievolirsi creando le condizioni affinché un nuovo
governo possa prendere il posto di quello precedente.
Ma Khaldun, rispetto ad
altri grandi pensatori del tempo, ha anche il merito di individuare
le conseguenze economiche di un'elite che ha accresciuto troppo il
proprio potere.
Rispetto alla fase
iniziale, nella quale le tasse servivano solo a soddisfare le
necessità della comunità, una volta che il governo (o il sovrano,
che a quei tempi era la stessa cosa) ha consolidato il proprio
potere, si cominciano ad esigere sempre più imposte per vivere nel
lusso e nel privilegio (pensate a re, zar, ecc. e alle loro
dispendiose corti succedutesi nei secoli).
Ciò, secondo Khaldun, è
controproducente e porterà, nel lungo periodo, non a maggiori ma a
minori entrate perché disincentiverà la produzione.
Chi ha sostenuto l'esame
di “Politica Economica” a questo punto avrà avuto un
sussulto...Ebbene sì, i principi di base della “curva di Laffer”,
che ebbe una grande popolarità negli anni '80, erano già presenti
negli scritti di Khaldun.
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