Dopo questo break dedicato al Grande Cinema, torniamo in Italia per parlare di Elsa Morante, perchè nel 1974 esce il suo romanzo più famoso, "La storia".
La "storia" raccontata dalla Morante è una forza incontrollabile che travolge le vite dei protagonisti e li conduce alla rovina, un destino ineluttabile contro il quale non c'è salvezza. Ambientata a Roma, durante la seconda guerra mondiale, è la storia degli eterni "vinti", quelli che sono destinati comunque alla tragedia personale qualunque sia l'esito finale del conflitto: la maestrina Ida, violentata da un soldato tedesco, suo figlio Nino, prima "camicia nera" e poi partigiano comunista, l'altro suo figlio Giuseppe, nato dallo stupro, Davide, anche lui partigiano e poi divenuto schiavo della droga, e tutte le altre persone che si trovano nel cammino della "storia" non hanno possibilità di scampo, come di fatto non ne ebbero milioni di persone che si trovarono a dover vivere durante gli eventi tragici della seconda guerra mondiale.
Un messaggio diverso e più ottimistico ci viene invece da un altro dei suoi romanzi, "L'isola di Arturo", che racconta l'evoluzione psicologica, tipica della fase adolescenziale, di un ragazzo procidano, dall'innocenza all'inizializzazione alla vita e alla coscienza: il mondo può essere salvato dagli adolescenti, perchè posseggono la gioia e l'innocenza necessarie per creare spazi di libertà e di serenità.
Effettivamente, molto spesso vengono trascurati (se non presi in giro) dalla società mentre invece dovremmo dedicar loro più attenzione.
Nessun commento:
Posta un commento