Torniamo a parlare, come promesso, del golpe del 1973 in Cile e facciamolo, innanzitutto, attraverso il romanzo "La casa degli spiriti" di Isabel Allende.
Isabel Allende era imparentata con Salvador Allende, il presidente cileno morto durante il colpo di stato (secondo una versione, morì con il fucile in mano, mentre cercava di difendere il palazzo presidenziale) ed è la scrittrice latinoamericana più letta nel mondo.
"La casa degli spiriti" è un romanzo complesso che racconta, attraverso la saga di una famiglia, sia il conflitto tra machismo e femminismo (che cominciava a prendere piede anche nei paesi latinoamericani), che la lotta di classe. Parte della critica ha parlato di "opera femminista", ma non mi sento di condividere in pieno il giudizio: la lotta di classe tra chi vuole mantenere i propri privilegi ed il popolo che, trascinato dalle nuove idee socialiste, cerca di accedere al potere, è presente in ogni momento.
Oltre alla "Casa degli spiriti", mi sento di consigliare, tra gli altri romanzi della Allende, "Inés dell'anima mia".
Voglio raccontare, inoltre, un altro piccolo ma significativo episodio avvenuto durante i tristi anni della dittatura di Pinochet.
Come gli appassionati di tennis sicuramente sapranno, l'Italia vinse la Coppa Davis nel 1976 proprio in Cile. Dopo un lungo tira e molla se rinunciare o meno alla finale che sarebbe stata giocata in un paese in cui la violazione dei più elementari diritti umani era il pane quotidiano (il Cile era arrivato in finale anche perchè l'URSS si rifiutò di giocare), alla fine si decise di andare a Santiago.
Ebbene, nella partita di doppio che valeva il punto decisivo, Panatta e Bertolucci indossarono una maglietta rossa come segno di protesta nei confronti della dittatura (il regista Calopresti ha realizzato un documentario in proposito). Fu giusto, non ci si può sempre nascondere dietro frasi fatte come "lo sport non deve essere mischiato con la politica", ecc. ecc. perchè sono delle grandi (e interessate) cavolate: se una cosa non è giusta, chi ha del coraggio lo dice su qualunque palcoscenico.
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