Ci sono strade che tutti
dobbiamo, prima o poi, percorrere.
Già, accenneremo quindi
a quelle malattie implacabili, sempre in agguato, che preferiamo
ignorare perché ci sembra impossibile che possano un giorno bussare
alla nostra porta.
Ed il giorno in cui ciò
avviene, inizia il nostro viaggio, anzi il nostro pellegrinaggio, in
quei luoghi di dolore e speranza che sono gli ospedali.
Ed è un cammino che si
fa tutti insieme: malato, amici e parenti, medici.
La prima cosa da fare è
informarsi, studiare: conoscere quello che si sta affrontando è
essenziale per potersi preparare al meglio, perché la prova è
durissima.
Poi, bisogna trovare le
forze e lottare.
Purtroppo in una buona
parte dei casi la scienza non è sufficiente e allora non servono a
molto né il coraggio del malato né l'abnegazione dei familiari;
qualche volta, invece , si riesce ad ottenere, un altro “round”
(o meglio, ancora un po' di quella felicità e divertimento che vengono
riscoperti e che diventano preziosi quando ci si rende conto che il
gioco sta per finire, per rifarmi al titolo di una delle mie ultime
letture [Tiziano Terzani, Un altro giro di giostra]),
ed è quello che vorremmo , in questi casi, che venisse sempre
regalato ai nostri cari, per stare ancora un po' insieme, per fare
quello che si è ogni volta rimandato nell'illusione di avere sempre
tempo.
Ma prima di ottenere il
responso finale, tutti noi che siamo in cammino, sfogliamo nel nostro
intimo il libro dei ricordi e rivediamo scorrere le immagini di una
vita, perché abbiamo giocato, studiato, lavorato, sperato, amato,
sbagliato, litigato, perdonato, affrontato i nostri guai, avuto i
nostri piccoli successi e la nostra parte di delusioni.
Quello che è stato (o
quello che abbiamo percepito ) e una quotidianità fatta di
miglioramenti e peggioramenti, colloqui con i medici, referti di
analisi e sale di attesa, ci passano davanti agli occhi quasi
contemporaneamente.
E sono molti e complessi
gli interrogativi che sia il malato che quelli che gli stanno vicino
si pongono durante e dopo questi giorni.
Ho introdotto, prima, il libro di Terzani, perché questo scrittore ci racconta magistralmente
la sua esperienza personale, le sue riflessioni ed il suo viaggio
dall'avamposto della scienza medica occidentale, gli Stati Uniti,
all'Oriente e alla medicina alternativa.
Parlare con la gente,
prendere coscienza che ci sono approcci filosofici diversi dal nostro
di fronte alla malattia e alla sofferenza certamente ci arricchisce e
forse può aiutarci a trovare le risposte alle nostre domande. La
serenità, però, è una conquista interiore che richiede un lungo
cammino: nessuno, per quanto faccia del suo meglio, ce la può dare.
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