Beh, per questa volta
Odisseo dal multiforme ingegno non c'entra nulla: il “Nessuno” di
oggi è Charles Pooter, un impiegato di una company della “City”.
Stiamo per parlare,
infatti, di “Diary of a Nobody”, un divertentissimo libro dei fratelli Grossmith
(1892) , che ci racconta sogni e frustrazioni, gioie e umiliazioni
nella vita di sempre del più classico rappresentante della
piccola-media borghesia durante l'epoca vittoriana.
A parte l'ilarità che
straripa dalle sue pagine, il “Diario” è un interessante
racconto su come eravamo perché, anche se il “British humour”
non ci appartiene, alla fine tutti i piccoli-medi borghesi sono
“fratelli”.
E chi non ricorda le
discussioni con i commercianti quando ritenevamo, a torto o a
ragione, di esser stati imbrogliati? Già, poi non ci si rivolgeva
più la parola per un pezzo e si andava a fare compere dalla
“concorrenza” almeno fino a quando non veniva firmata la pace
(N.D.R. : la grande distribuzione ci ha privato del piacere di
litigare e riappacificarci con il nostro negoziante di fiducia!). E
chi non ha atteso con trepidazione qualche party dove era necessario
far “bella figura”, preparando tutto con cura, salvo poi aver
voglia di sprofondare sotto terra se ti si macchiava il vestito o ti
si scuciva qualche capo d'abbigliamento poco prima dell'evento e
bisognava ricorrere ad improbabili rimedi, come il talco, un rammendo
o addirittura chiedere in prestito un abito “di rimpiazzo” ad un
amico o ad un parente?
Per non parlare, poi, di
quando qualcuno ci prometteva i biglietti per una partita di calcio
importante o per uno storico concerto rock: dicevamo a tutti, per
farci invidiare, che ci saremmo andati e alla fine restavamo,
invece, a mani vuote.
E se tentavamo di fare
noi, per risparmiare, qualche lavoro di casa come ritinteggiare le
pareti? Il disastro era assicurato e la spesa raddoppiata!
Amarcord a parte, voglio
proporvi un estratto del libro perché mi sembra particolarmente
degno di riflessione. Durante una cena, Mr.Huttle, un affascinate
parolaio (in verità, a me questa gente infonde solo noia), di quelli
che giocano sempre a stupire per attirare su di sé l'attenzione,
dice quanto segue:
Happy medium, indeed.
Do you know "happy medium" are two words which mean
"miserable mediocrity"? I say, go first class or third;
marry a duchess or her kitchen-maid. The happy medium means
respectability, and respectability means insipidness. Does it not, Mr
Pooter?'
Un felice
compromesso, davvero. Lo sapete che “felice compromesso” sono due
parole che significano “miserabile mediocrità”? Io dico, viaggia
in prima classe o in terza; sposa una duchessa o la sua aiutante di
cucina. Il felice compromesso significa rispettabilità e la
rispettabilità significa scialberia. Non è così, Mr.Pooter?
Già, una visione della
società spaccata in due: da una parte quelli di successo, vincenti e
spregiudicati, al di sopra delle regole e della morale e dall'altra
il “proletariato” (o un “sottoproletariato”) abbrutito, senza
una classe “media” a colmare il vuoto tra le altre due.
Eppure è proprio quella
piccola-media borghesia perbene a creare il benessere generale
di un paese e a salvarne, spesso, la dignità, quindi onore a Mr.
Pooter, alla sua onestà e al suo senso della decenza. E onore quindi
anche al suo “Diario” perché, come lui stesso dice, “it's the
diary which makes the man” (é il diario che fa l'uomo).
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