Oggi parleremo di
“parole”, perché, prima o poi, ognuno di noi deve fare una scelta
di fondo.
Prenderò spunto da “The
History Boys”, una commedia di Alan Bennett divenuta poi
film nel 2006 (regia di Nicholas
Hytner).
In
un liceo inglese, otto studenti hanno avuto degli ottimi voti e
sperano di poter accedere alla prestigiosa Facoltà di Storia delle
Università di Oxford e di Cambridge, così tornano a scuola per
prepararsi al severo esame di ammissione.
Il
preside, che ha così l'occasione di aumentare la fama della sua
scuola, assume, per potenziare il corpo insegnante che ha portato i
ragazzi fino alla soglia dei loro sogni, Irwin, un giovane ed
ambizioso professore, con un compito ben preciso: curare l'immagine
dei ragazzi, in modo da far sì che la loro prova di ammissione
risulti brillante.
A
quanto pare, l'importante è dimostrare di avere delle idee
originali, a dispetto della verità, sostenere delle tesi
provocatorie, anche se non si condividono, perché la verità è
banale, la verità è noiosa.
Dall'altra
parte della barricata c'è Hector, un anziano professore, il cui
approccio didattico è opposto a quello di Irwin. Hector, infatti,
non ti prepara all'esame, ma cerca di formarti come persona.
“Scegli
qualche verso di una poesia o la strofa di una canzone, qualche frase
di un libro o qualche battuta di un film e portali sempre con te:
prima o poi ti saranno utili”.
E
così, Hector e Irwin si contendono gli studenti, l'uno con la
dolcezza della poesia e l'altro con il richiamo di una vita sotto i
riflettori, l'essere contro l'apparire.
Come
andrà a finire? Andranno tutti a Oxford e a Cambridge? Non ve lo
dico, perché al di là del finale del film, la partita individuale è
tutta da giocare. Ognuno deve fare la sua scelta e poiché la coperta
è corta, qualunque scelta si faccia sarà impossibile non provare
poi un po' di rimorso.
Che
ne pensate?
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