Facciamo ancora un bel
salto indietro e andiamo addirittura nel VI secolo a.C., un secolo
davvero importante perché se in Occidente Solone regala ad Atene una
“Costituzione” democratica (594 a.C.), consentendo la
partecipazione alla vita politica della città anche agli
appartenenti ai ceti meno abbienti, e viene fondata la Repubblica
Romana (510 a.C.), in Cina, dove già nell' VIII secolo, con
l'inizio del “periodo delle primavere e degli autunni”,
erano emerse le “100 Scuole di Pensiero”, risplende la
filosofia morale e politica di Confucio.
Ed il pensiero di
Confucio, che l'Occidente conoscerà solo a partire dal XVII secolo
d.C. grazie alla traduzione, da parte dei missionari Gesuiti, dei
suoi testi in latino, sebbene non privo di elementi di
conservatorismo, era estremamente innovativo per l'epoca ed eserciterà una grandissima influenza anche in Giappone, Corea e Vietnam.
A dire il vero, già
prima, con le “100 Scuole di Pensiero”, il principio del Governo
per “mandato del Cielo” si era un po' incrinato, ma gli
insegnamenti di Confucio aggiungono una dolcezza nuova nella visione
di quelli che dovrebbero essere i rapporti tra individuo e società.
Cominciamo dal principio
cardine del Confucianesimo, ossia : “Se si desidera il bene
delle persone, le persone saranno buone”. Il sovrano deve essere, per Confucio, un esempio di
sincera bontà; una visione, quindi, lontana mille miglia da quella del “Principe” di
Machiavelli , così come l'uomo, per Confucio, è per natura buono (o
almeno può esserlo!) mentre quello di Machiavelli tende
inevitabilmente al male.
Nella filosofia politica
di Confucio, l'esempio è fondamentale, così come lo è la
meritocrazia: nella gerarchia sociale, i ministri ed i funzionari
devono diffondere le idee del sovrano affinché la gente ne possa
imitare la virtù e devono quindi essere gli uomini migliori a
ricoprire queste cariche, quindi Confucio teorizza una nuova classe
di amministratori selezionata secondo criteri meritocratici piuttosto
che sull'appartenenza a famiglie illustri.
Naturalmente Confucio
deve mitigare un po' questo suo pensiero con la tradizione del
principio di ereditarietà, ma ciò non ne intacca l'essenza:
superiore e subalterno hanno doveri reciproci ed è proprio su questa reciprocità che si basano la coesione
sociale e l'armonia.
Ed il comportarsi con
virtù, per Confucio, è anche il miglior deterrente per prevenire i
crimini: piuttosto che adottare un sistema di “punizioni
esemplari”, la cui inutilità ai più illuminati era nota già 2500
anni fa, secondo il Confucianesimo è meglio infondere al reo un
senso di vergogna per il cattivo comportamento e infatti, tutt'oggi,
nelle culture orientali il senso di vergogna per aver deluso le
aspettative del gruppo è molto più forte che in Occidente.
Interessante, vero? Lo
so, la società immaginata dal “Confucianesimo” è considerata
una delle tante “Utopie” precedenti la nascita del pensiero
politico moderno, secondo il quale lo Stato ha i suoi fondamenti nel
pragmatismo e nella forza, nel “Contratto” e la conseguente
“legalità”. Tuttavia, gli insegnamenti di Confucio hanno
resistito perfino al regime comunista....
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