Errato! Questa volta non parleremo di Dante ma di José Echegaray, anche se il suo "El gran galeoto" prende appunto il titolo dal canto di Paolo e Francesca (come tutti sapete, Galeotto [Galehaut] era il mezzano negli amori tra sir Lancillotto e la regina Ginevra).
"El gran Galeoto" è un interessante studio delle possibilità di fare "teatro dentro al teatro" e sicuramente una buona fonte per conoscere le idee di Echegaray sul genere teatrale.
Echegaray fu il primo spagnolo ad essere insignito del premio Nobel per la letteratura (1904, 2 anni dopo toccherà al nostro Giosuè Carducci); matematico, politico (liberale convinto) e drammaturgo, fu senz'altro un uomo fuori dal comune, anche se Miguel de Unamuno e Rubén Darío non condivisero l'assegnazione del premio Nobel. La sua produzione letteraria comprende circa 60 drammi, e se nelle prime opere si nota una certa vena romantica, in quelle successive si percepisce l'influenza di Ibsen.
Ma passiamo al "Gran Galeotto", ossia come i pettegolezzi diventano verità.
Si sparge la voce che la commedia di un giovane scrittore, Ernesto, descriva la sua relazione con la giovane moglie di Don Julián, Teodora.
Uno dei personaggi dice:
Non è giusto che la gente pensi al peggio perchè ti vedono passeggiare con lui e vedono lui spesso al teatro con te. Ma, Teodora, in assoluta coscienza, io penso che se il mondo si abbassò a vedere il male, tu gliene fornisti l'occasione. Permettimi di precisarti che la colpa che la società più ferocemente chiacchiera, perseguita più crudelmente ed implacabilmente ed in ogni modo più variegato ed inimmaginabile, sia negli uomini che nelle donne, è .....la temerarietà.
Don Julián difende l'onore di sua moglie in un duello con un visconte e muore credendo che il pettegolezzo fosse vero. Ernesto uccide poi il visconte e parte con Teodora, perchè questo è quello che vuole la gente.
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