Restiamo tra i grandi maestri russi e parliamo di un altro grande capolavoro, "Le anime morte" di Gogol.
Quest'opera fa parte di un progetto, rimasto incompiuto, di descrivere un viaggio, secondo il modello dantesco, attraverso la Russia del tempo, sprofondata in un vuoto morale, per arrivare via via fino alla Redenzione.
Fu redatta invece solo la prima parte, ossia l'affresco di una Russia ormai nel baratro e priva di ogni qualsivoglia valore, guidata soltanto dal miraggio del denaro secondo il modello occidentale e affossata nel suo sistema semifeudale.
Pavel Ivanovič Čičikov ha inventato un abile stratagemma per arricchirsi: egli compra per una manciata di rubli "le anime morte". Le "anime morte" sono i servi della gleba deceduti per i quali i proprietari continuano a pagare la tassa governativa finchè il loro decesso non verrà registrato nel prossimo censimento. Egli vuole crearsi un numero elevatissimo di servitori "fantasma" in modo che, ipotecandoli, possa ottenere un grande capitale. L'imbroglio alla fine verrà scoperto, in quanto Korobočka, dopo avergli venduto le sue anime morte, per timore di averci rimesso, va in città a chiedere la "quotazione" delle anime morte ed al nostro "eroe" non rimane altra possibilità che la fuga.
La satira grottesca dell'autore sulla società del suo tempo (in sostanza, i servi della gleba non erano padroni nemmeno della loro anima) è nondimeno profetica: la Russia non poteva continuare su questa strada. Lascia perplessi come nonostante questa lampante denuncia sociale, tutto il sistema abbia continuato a chiudere perennemente gli occhi fino a quando la Rivoluzione d'Ottobre non lo spazzerà via.
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