Parliamo oggi di un'altra delle grandi tragedie della seconda guerra mondiale e dell'incubo della guerra atomica attraverso le immagini e le parole del cinema, come talvolta facciamo.
Il film da cui prende il titolo il post odierno è del 1959 ed è basato su un soggetto di Marguerite Duras. E' una delle prime opere della Nouvelle Vague e attraverso un ampio utilizzo dei flashback fa emergere le ferite, mai guarite, della guerra. Un architetto giapponese ed un'attrice francese vivono una notte di passione, ed in questo incontro si mescolano il dolore di un popolo vinto (ed in che modo) ed il dolore individuale: l'attrice, in gioventù, ha amato un soldato tedesco che poi è stato ucciso dalla sua gente. Dirà la protagonista:
L'amour y est impardonnable. La faute, à Nevers, est d'amour. Le crime, à Nevers, est le bonheur. L'ennui y est une vertu tolérée.
L'amore, lì, è imperdonabile. La colpa, a Nevers, è quella dell'amore. Il crimine, a Nevers, è la felicità. La noia, lì, è una virtù tollerata.
Ella spera di riuscire ad alleviare, lì ad Hiroshima, dove si trova per girare un film, il proprio dolore, unendolo al dolore collettivo della città ma il suo tentativo è destinato a fallire.
Il messaggio che si riesce a cogliere è che alla fine, volenti o nolenti, dobbiamo affrontare da soli il nostro dolore e che al di là della retorica, il dolore che si prova per aver perso una guerra e per la morte di decine di migliaia di persone non è grande quanto quello di perdere la persona amata.
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