Spostiamoci negli States, dove la seconda metà del XX secolo è alquanto movimentata. Oltre agli anni della guerra del Vietnam, che si concluderà con la sconfitta degli Americani che saranno costretti al ritiro, e del movimento di protesta studentesco, questi sono gli anni delle grandi battaglie per i diritti civili.
Le tensioni che ne scaturirono produrranno degli omicidi illustri; nel 1963 viene ucciso John Kennedy, nel 1965 Malcom X, nel 1968 Robert Kennedy e Martin Luther King.
Ma non mancarono altri gesti clamorosi; Cassius Clay (poi, convertitosi alla fede musulmana, cambierà il nome in Muhammad Alì), già medaglia d'oro alle Olimpiadi di Roma del 1960, divenuto campione del mondo si vide ritirare la licenza in quanto rifiutò di combattere in Vietnam:
Non ho niente contro i Vietcong, loro non mi hanno mai chiamato "negro"
E se da un lato la guerra del Vietnam sarà di ispirazione per cineasti (su tutti, a mio avviso, "Il cacciatore" di Michael Cimino e "Platoon" di Oliver Stone, ma ce ne sono molti), cantanti (come si può prescindere da "Blowin' in the Wind", di Bob Dylan?) e opere teatrali (ricordo un "Miss Saigon" visto a Londra molti anni fa, un musical che ebbe un enorme successo), spenderei ancora qualche parola sul tema della discriminazione razziale.
Nel 1966 veniva accusato ingiustamente di omicidio e condannato all'ergastolo il pugile Rubin Carter, noto al mondo con il soprannome di "Hurricane" ("Uragano", e da quel poco che ho visto attraverso vecchi filmati, effettivamente il soprannome era meritato: i suoi avversari li tempestava di colpi; sì, avrebbe potuto essere "il campione del mondo").
Sarà riabilitato e scarcerato solo nel 1985; Bob Dylan, che forse meglio di ogni altro ha cantato tutti i mali di questo nostro mondo, dedicò una canzone alla sua vicenda.
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