Parliamo oggi di un altro grande russo, Sergej Esenin.
Il poeta-contadino, così era stato definito, aderì con entusiasmo alla rivoluzione del '17, convinto che finalmente i contadini sarebbero stati liberi dalla miseria e dalla servitù. Ben presto si rese conto, però, che l'industrializzazione a tappe forzate voluta dal governo bolscevico avrebbe messo fine proprio a quel mondo contadino che amava e per il quale sperava una rinascita. Morì suicida e, sebbene fosse uno dei poeti più popolari, i suoi scritti furono messi all'indice da Stalin.
Tra le sue opere principali, oltre a Pugacev, una rievocazione delle rivolte contadine del XVII secolo, Mosca delle bettole e Confessioni di un teppista (quasi autobiografica), tradotta e messa in musica da Angelo Branduardi (Confessioni di un malandrino).
Nessun commento:
Posta un commento